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«Ma è chiaro che si trattava di una convinzione ingenua, sebbene fin dal principio qualcuno sostenesse che Rama era diretto con troppa precisione verso il Sole perché potesse trattarsi di un caso.

«Anche così si sarebbe potuto obiettare, come infatti è avvenuto, che si trattasse di un esperimento fallito. Rama aveva raggiunto il bersaglio prefisso, ma le intelligenze che lo controllavano erano morte. Ma anche questa ipotesi era un po' troppo semplicistica: non teneva in sufficiente considerazione gli esseri che avevano creato Rama.

«Noi commettemmo il grave errore di non pensare alla possibilità di una sopravvivenza non biologica. Se accettiamo la teoria molto plausibile del dottor Perera che sicuramente si adatta ai fatti, le creature che abbiamo osservato all'interno di Rama non esistevano fino a poco tempo fa. I loro schemi o archetipi erano immagazzinati in qualche centrale d'informazione, e quando è giunto il momento propizio sono stati costruiti con il materiale a disposizione, probabilmente il brodo organo-metallico del Mare Cilindrico. Un'impresa di questo genere è ancora al di sopra delle nostre possibilità, ma non presenta problemi teorici particolari. Sappiamo che i circuiti compatti, a differenza della materia vivente, possono immagazzinare informazioni per un periodo di tempo indefinito.

«Dunque, Rama è attualmente in piena attività, e persegue gli obiettivi dei suoi ignoti costruttori. Dal nostro punto di vista non importa se i ramani sono morti da milioni di anni o se verranno ricreati anche loro per andarsi a unire ai loro servitori. Con o senza di loro, la loro volontà sarà eseguita, ora e sempre.

«Rama ci ha dato prova recentemente che il suo sistema di propulsione continua a funzionare. Fra pochi giorni arriverà al perielio dov'è logico che faccia un notevole cambiamento di rotta. È quindi probabile che fra non molto avremo un nuovo pianeta nel sistema solare, sul quale avrà giurisdizione il mio pianeta. Ma potrebbe anche eseguire altri mutamenti di rotta e installarsi alla fine in un'orbita a qualunque altra distanza dal Sole. Non è poi da escludere che finisca col diventare il satellite di uno dei pianeti maggiori, come la Terra.

«Per tutto questo, colleghi delegati, ci troviamo di fronte a un'intera gamma di possibilità, alcune delle quali molto preoccupanti. È pazzesco presupporre che queste creature debbano avere intenti amichevoli e che non interferiranno in nessun modo con noi. Se sono venuti nel sistema solare, è perché vogliono qualcosa. E se anche si trattasse solo di nozioni scientifiche, pensate al modo in cui le potrebbero usare.

«Noi ci troviamo di fronte a una tecnica progredita di centinaia, forse migliaia d'anni rispetto alla nostra, e a una civiltà che non ha nessun punto di contatto con la nostra. Abbiamo studiato il comportamento di quei robot biologici, i cosiddetti biot, nei film trasmessici dal Comandante Norton, e siamo pervenuti a certe conclusioni che vorremmo ora esporvi.

«Su Mercurio purtroppo, ma forse non è una sfortuna, non esiste vita indigena. Ma abbiamo studiato la zoologia terrestre e vi abbiamo riscontrato sorprendenti paralleli con Rama.

«Questa è una colonia di termiti. Come Rama, è un mondo artificiale, con ambiente controllato. Come Rama, il suo funzionamento dipende da tutta una serie di macchine biologiche specializzate: operai, costruttori, agricoltori… guerrieri. E sebbene ignoriamo se Rama abbia una regina, a mio parere, quell'isola che hanno chiamato New York ha una funzione similare.

«Sarebbe assurdo voler portare troppo oltre il parellelo, che d'altra parte non corrisponde in molti punti. Ma vi chiedo di domandarvi: che grado di collaborazione o comprensione potrebbe mai esserci tra gli esseri umani e le termiti? Se non esistono conflitti d'interesse, ci tolleriamo a vicenda, ma se uno ha bisogno del territorio o delle risorse dell'altro, si verrà a un conflitto.

«Grazie alle risorse della nostra tecnica e della nostra intelligenza, noi siamo sempre in grado di vincere, se vogliamo. Ma talvolta non è facile, e c'è chi crede che la vittoria finale possa arridere alle termiti.

«Tenendo bene in mente questo, pensate quale terribile minaccia può (non ho detto deve) costituire Rama per la civiltà umana. Che misure abbiamo preso nel caso si verifichi l'eventualità peggiore? Nessuna. Ci siamo limitati a parlare, discutere e scrivere.

«Bene, colleghi delegati, Mercurio ha fatto qualcosa di più. Agendo in conformità agli articoli della Clausola trentaquattro del Trattato Spaziale del duemilacinquantasette, che ci accorda la facoltà di prendere le misure che riteniamo necessarie per proteggere l'integrità del nostro sistema solare, abbiamo inviato verso Rama un congegno nucleare ad alto potenziale. Saremo felici se non dovremo servircene mai. Però, almeno, non siamo più indifesi come prima.

«Potrete obiettare che abbiamo agito unilateralmente senza previa consultazione. Lo ammettiamo. Ma credete, con tutto il rispetto, signor presidente, che saremmo giunti a un accordo nel tempo limite che abbiamo a disposizione? Non ci siamo mossi solo per proteggere noi stessi, ma tutta l'umanità. E forse le generazioni future ci ringrazieranno per la nostra previdenza.

«Ammettiamo che sarebbe una tragedia, anche un delitto, distruggere un capolavoro come Rama. Se troveremo un motivo valido per farne a meno, senza rischio per l'umanità, saremo ben felici. Ma finora motivi validi non ne abbiamo trovati, e il tempo stringe.

«Bisognerà decidere prima che Rama raggiunga il perielio. Naturalmente avvertiremo in tempo la Endeavour, ma consiglieremmo il Comandante Norton di tenersi pronto a partire con un'ora di preavviso. Non è improbabile che Rama subisca una drammatica trasformazione da un momento all'altro.

«Questo è tutto, signor presidente, colleghi delegati. Vi ringrazio per l'attenzione, e spero nella vostra collaborazione.»

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— Boris, che posto occupano gli hermiani nella vostra teologia?

— Un posto di primo piano — rispose il tenente Rodrigo con un sorriso privo di allegria. — È l'eterno conflitto tra le forze del bene e quelle del male. E si verificano circostanze in cui gli uomini sono chiamati a partecipare a questo conflitto.

Sapevo che mi avrebbe risposto così, pensò Norton. Quanto era successo doveva aver profondamente colpito Boris, che però non si era rassegnato a un'accettazione passiva. I Cosmocristiani erano energici e sapevano il fatto loro. Anzi, sotto certi aspetti, avevano delle affinità con gli hermiani.

— Immagino che abbiate qualche progetto, Boris.

— Sì, ne ho uno, ed è semplicissimo. Non dobbiamo far altro che disinnescare la bomba.

— Ah… E come?

— Con un paio di pinze tagliafili.

Se fosse stato un altro a dirlo, Norton avrebbe pensato a uno scherzo. Ma Boris Rodrigo non era il tipo.

— Un momento. È piena di telecamere. Pensate che gli hermiani si limiterebbero a guardare?

— Sicuro! E che altro potrebbero fare? Quando il segnale li raggiungerà, sarà troppo tardi. È un lavoretto che si può sbrigare in dieci minuti.

— Capisco; Si morderanno le dita. Ma se sulla bomba ci fosse un congegno che la farebbe esplodere se si cercasse di manometterla?

— È molto imgrobabile. A che scopo l'avrebbero messo? La bomba è stata appositamente preparata per una missione spaziale, e deve essere dotata di tutti i congegni possibili e immaginabili atti ad evitare un'esplosione spontanea. Comunque, è un rischio che ho previsto e che sono disposto a correre… e potrò sbrigare tutto senza che la Endeavour corra pericolo. So già cosa devo fare.

— Lo immaginavo — rispose Norton. L'idea era affascinante, addirittura seducente. Gli piaceva soprattutto pensare agli hermiani rabbiosi per la loro impotenza, e avrebbe dato qualunque cosa per vedere le loro reazioni quando si sarebbero resi conto di quello che stava succedendo al loro mortale giocattolo.

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