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«Queste invece sono le foto scattate dal Comandante Norton e dal gruppo, dopo aver raggiunto la località. Se Parigi è una città, è davvero strana. Nessun edificio ha porte o finestre. Sono costruzioni rettangolari, lisce, tutte alte trentacinque metri. Non ci sono fessure né indizi di congiunzioni o saldature. Esaminate questa foto che ritrae la base di un muro: non c'è soluzione di continuità col terreno.

«Secondo me, questo luogo non è una zona residenziale, ma un magazzino o un deposito di materiali. Guardate queste linee: ricordano le rotaie dei tram in uso nel ventesimo secolo, e facevano evidentemente parte di qualche mezzo di trasporto.

«Ma noi non abbiamo mai reputato necessario disporre di trasporti pubblici che arrivassero direttamente in ogni casa. Sarebbe stato uno spreco assurdo. Chi deve servirsi di un mezzo pubblico sarà sempre in grado di arrivare a piedi fino alla fermata più vicina. Ma se invece questi edifici servivano come depositi o magazzini, allora è diverso.»

— Posso fare una domanda? — chiese l'ambasciatore della Terra.

— Naturalmente, Sir Robert.

— Il Comandante Norton è riuscito a entrare in uno di quegli edifici?

— No, quando ascolterete il suo rapporto, constaterete come sia rimasto deluso. In un primo momento ha pensato che si potesse accedere all'interno di quegli edifici solo attraverso il sottosuolo, poi, quando ha scoperto le rotaie, ha cambiato idea.

— Ma ha tentato?

— Avrebbe potuto riuscirci solo con l'uso di esplosivi o strumenti pesanti. E ha preferito rinunciare.

— Ho capito! — esclamò improvvisamente il dottor Solomons. — Imbozzolamento.

— Come?

— Si tratta di una tecnica in uso un paio di secoli fa — continuò lo storico della scienza. — Si può anche chiamare tecnica di preservazione. Volendo evitare che un oggetto si logori o venga deteriorato, lo si chiude in un involucro di plastica a tenuta d'aria, e poi vi si pompa dentro un gas inerte. Nacque in origine per proteggere l'equipaggiamento militare nei periodi tra una guerra e la successiva, e si ricorse a questo sistema anche per conservare intere navi. È ancora in uso nei musei che non dispongono di ampi magazzini. Nessuno sa cosa contengono alcuni bozzoli che giacciono da un secolo nelle cantine dell'Istituto Smithsoniano.

La pazienza non era una delle virtù di Perera, che non vedeva l'ora di dire la sua. — Vi prego, signor ambasciatore — esplose a questo punto. — Queste informazioni sono molto interessanti, ma la mia è molto più urgente.

— Se non c'è altro… Bene, a voi la parola, dottor Perera.

Per l'esobiologo, Rama non era stata una delusione come per Taylor. Anche se non sperava più di trovare organismi viventi, era certo che prima o poi sarebbero stati trovati i resti delle creature che avevano costruito quel fantastico mondo. L'esplorazione era appena agli inizi, anche se il tempo a disposizione era, ahimè, troppo breve… anzi, se i suoi calcoli erano esatti, la Endeavour avrebbe dovuto lasciare Rama ancora prima del previsto. Era stato infatti trascurato un particolare, talmente evidente che nessuno ci aveva badato.

— Secondo le nostre ultime informazioni — esordì Perera, — una squadra si trova attualmente in cammino verso il Mare Cilindrico, mentre il Comandante Norton sta installando insieme a un altro gruppo una base di rifornimento ai piedi della gradinata Alfa. Quando la base sarà ultimata ci saranno sempre due squadre di esploratori operanti contemporaneamente in luoghi diversi. Il Comandante spera in tal modo di ottenere maggiori risultati con le forze limitate di cui dispone.

«Il progetto è ottimo, ma può darsi che manchi il tempo per attuarlo. Anzi, io consiglierei di dare immediatamente l'allarme perché si preparino a lasciare tutti Rama nel giro di dodici ore. Lasciate che vi spieghi.

«È davvero strano come pochi abbiano notato un'anomalia alquanto evidente di Rama. In questo momento viaggia all'interno dell'orbita di Venere, eppure, dentro, è ancora gelato. E la temperatura di un oggetto che si trovi esposto in quel punto ai raggi diretti del Sole è di circa cinquecento gradi.

«Se così non è, è perché Rama non ha avuto il tempo di scaldarsi. Deve essersi raffreddato fin quasi allo zero assoluto nel corso del viaggio interstellare. Ora, avvicinandosi al Sole lo scafo esterno ha raggiunto una temperatura che si avvicina a quella del piombo fuso. Ma l'interno resterà freddo finché il calore non sarà riuscito ad attraversare il chilometro di spessore dello scafo.

«C'è un dolce, caldo di fuori e gelato dentro… non ricordo come si chiama…»

— Alaska al forno. Purtroppo lo servono sempre ai banchetti del P.U.

— Grazie, Sir Robert. Su Rama la situazione è identica, per ora, ma non durerà. Nel corso di queste ultime settimane, il calore del Sole è penetrato sempre più in profondità, e possiamo prevedere che fra poche ore la temperatura salirà rapidamente. Ma non è questo il problema, anche se al momento in cui la spedizione lo abbandonerà, avrà un livello superiore a quello dei tropici terrestri.

— E allora qual è l'inconveniente?

— Vi risponderò con una sola parola, signor ambasciatore: uragani.

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All'interno di Rama c'erano adesso venti persone tra uomini e donne, sei nella pianura, e gli altri addetti al trasporto del materiale e dei viveri attraverso il sistema dei compartimenti stagni e lungo la gradinata. A bordo dell'astronave era rimasto solo il personale strettamente indispensabile, e si diceva scherzando che erano gli scim a comandare la Endeavour, con a capo Goldie. Norton aveva stabilito alcune norme fondamentali valevoli per tutte le squadre, le più importanti risalivano ai primordi dell'esplorazione spaziale. In ogni squadra doveva esserci un membro che avesse già fatto parte di una esplorazione. Ma non più di uno. Così gli altri avrebbero avuto modo di imparare qualcosa nel minor tempo possibile.

La prima squadra diretta al Mare Cilindrico e guidata dal colonnello medico Laura Ernst aveva come esperto Boris Rodrigo, appena tornato da Parigi. Il terzo componente, il sergente Peter Rousseau, aveva fatto parte delle squadre di appoggio su al mozzo. Era esperto di strumenti per la ricognizione spaziale, ma in quella spedizione l'unico strumento di cui disponeva era un piccolo telescopio portatile.

Dai piedi della gradinata Alfa alla riva del mare correvano circa quindici chilometri, cioè l'equivalente di otto sulla Terra, considerando la forza di gravità inferiore di Rama. Laura Ernst guidava la sua squadra a passo vivace per dimostrare che, grazie alla sua ginnatica, era in ottima forma. A metà strada sostarono per mezz'ora, e coprirono felicemente l'intero percorso in tre ore.

Il tragitto si era rivelato alquanto noioso e monotono, ma al termine, proprio davanti a loro, ai margini del riflettore che illuminava la zona dall'alto, scoprirono qualcosa di nuovo. Su un mondo normale l'avrebbero scambiato per l'orizzonte, ma avvicinandosi, scoprirono che la pianura s'interrompeva bruscamente. Erano arrivati in riva al mare.

— Mancano cento metri — li avvertì il Controllo Mozzo. — Rallentate.

Il consiglio era inutile perché avevano già rallentato. Dal livello della pianura a quello del mare (se poi si trattava di un mare e non di un altro strato di quel materiale cristallino che copriva il fondo della Valle Dritta) c'era una brusca caduta di cinquanta metri. Sebbene Norton avesse insistito che evitassero di prendere tutto per scontato su Rama, era difficile pensare che il mare non fosse di ghiaccio vero. Ma per quale motivo la scarpata sulla riva meridionale era alta invece cinquecento metri?

Era come se si stessero avvicinando ai confini del mondo. L'ovale luminoso delle loro lampade, bruscamente interrotto davanti a loro, diventava sempre più piccolo. Ma in lontananza, sullo schermo ricurvo del mare erano apparse le loro ombre, mostruosamente accorciate, che ripetevano i loro gesti ingigantendoli. Sembravano creature del Mare Cilindrico pronte a difendere il loro regno.

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