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Si levarono proteste e il presidente alzò la mano per ristabilire l'ordine.

— Lasciate finire sua eccellenza — invitò, — anche se l'idea non vi piace, bisogna esaminarla seriamente.

— Con tutto il rispetto dovuto all'ambasciatore — disse il dottor Taylor in tono di sufficienza — penso che possiamo ritenere a dir poco ingenuo il timore di un'intenzione malevola nei nostri confronti da parte dei ramani. Creature così progredite non possono non avere principi morali altrettanto elevati. Altrimenti avrebbero finito per autodistruggersi come per poco non abbiamo fatto noi nel ventesimo secolo. Questa paura ha lo stesso valore delle idee dei pandoriani, e non è altro che xenofobia interstellare…

— Vi prego! — intervenne con fermezza il presidente. — Questi discorsi finirebbero col portarci troppo lontano. Signor ambasciatore, la parola è ancora a voi.

— Grazie — rispose l'ambasciatore di Mercurio. — Forse il pericolo è improbabile, ma non possiamo correre rischi quando è in gioco il futuro dell'umanità. E, se mi. è concesso dirlo, noi hermiani siamo i più diretti interessati. Taylor sbuffò, ma il presidente lo fulminò con un'occhiata.

— Perché proprio Mercurio più degli altri pianeti? — chiese poi.

— Esaminiamo la dinamica della situazione. Rama si trova già nell'interno della nostra orbita. È solo una nostra ipotesi il fatto che giri intorno al Sole per allontanarsi poi nello spazio. E se rallentasse una volta arrivato al perielio, cioè fra trenta giorni? I nostri scienziati dicono che se in quel punto la sua velocità dovesse cambiare, Rama verrebbe a trovarsi a percorrere un'orbita circolare a soli venticinque milioni di chilometri dal Sole. E, da quel punto, potrebbe dominare tutto il sistema solare.

Nessuno aprì bocca per parecchi minuti, nemmeno Taylor. I membri del comitato pensavano a quella gente difficile, gli hermiani, così abilmente rappresentati dal loro ambasciatore.

Per la maggior parte dell'umanità era l'anticamera dell'Inferno. Invece gli hermiani erano orgogliosi del loro bizzarro pianeta, coi suoi giorni più lunghi degli anni, con le sue duplici aurore e i suoi duplici tramonti e i suoi fiumi di metallo fuso. Al confronto, la colonizzazione della Luna e di Marte era stato un gioco da ragazzi. Finché l'uomo non fosse sbarcato su Venere (se mai ci fosse riuscito), non avrebbe incontrato un ambiente più ostile di quello di Mercurio.

Eppure, sotto molti aspetti, quel mondo si era rivelato la chiave del sistema solare. In retrospettiva adesso pareva ovvio, ma l'era spaziale era già cominciata da cento anni prima che gli uomini se ne rendessero conto. Ed adesso gli hermiani non permettevano che gli altri se ne dimenticassero.

Molto tempo prima che gli uomini ci arrivassero, l'anormale densità di Mercurio aveva rivelato che era ricco di elementi pesanti, ma le previsioni furono di gran lunga superate dalla realtà. Mercurio era una fonte inesauribile di ricchezza, e per almeno un migliaio d'anni l'umanità non doveva temere di vedersi esaurire le scorte dei metalli più necessari. Inoltre, quei tesori si trovavano nel posto migliore che si potesse desiderare, dove la potenza del Sole era dieci volte superiore che non sulla gelida Terra.

Una fonte illimitata di energia e di metalli, ecco cos'era Mercurio. I suoi potenti dispositivi magnetici di lancio erano in grado di catapultare manufatti in qualsiasi punto del sistema solare. Inoltre, Mercurio esportava energia sotto forma di isotopi sintetici transuranici o di radiazioni allo stato puro. Era stata ventilata la proposta che i laser hermiani potessero un giorno riuscire a fondere il gigantesco Giove, ma gli altri mondi avevano storto il naso. Una tecnologia capace di scaldare Giove, poteva essere troppo pericolosa perché racchiudeva in sé la possibilità di un ricatto interplanetario.

Bastava questo per capire quale fosse l'atteggiamento generale nei confronti degli hermiani. Erano rispettati per la loro inflessibilità e per la loro abilità professionale, ammirati per come erano riusciti a conquistare un mondo così spaventoso, ma non suscitavano simpatia, né tantomeno fiducia.

Però il loro punto di vista era comprensibile. Si soleva dire, scherzando, che a volte gli hermiani si comportavano come se il Sole fosse di loro proprietà personale. Erano legati a esso da un intimo rapporto di odio-amore, come un tempo i vichinghi erano legati al mare, i nepalesi all'Himalaya e gli esquimesi alla tundra. Se tra loro e la forza naturale che controllava e dominava le loro esistenze si fosse frapposto qualcosa, ne avrebbero sofferto molto.

Il presidente ruppe alla fine il silenzio prolungato. Ricordava il sole dell'India e rabbrividiva al pensiero del sole di Mercurio. Perciò prendeva molto sul serio gli hermiani, pur considerandoli tecnici rudi e barbari.

— Credo che ci sia qualcosa di vero in quello che avete detto, signor ambasciatore — disse lentamente. — Avete qualche proposta?

— Sì, ma prima di passare all'azione dobbiamo accertare i fatti. Conosciamo la geografia di Rama, se ci è lecito chiamarla così, ma non abbiamo idea delle sue capacità. Il nocciolo della questione è questo: Rama ha un sistema di propulsione? Può cambiare orbita? Mi interesserebbe molto l'opinione del dottor Perera.

— È un argomento sul quale ho meditato a lungo — rispose l'esobiologo. — È chiaro che Rama deve essere stato lanciato nello spazio da un apposito congegno. Ma può darsi benissimo che si sia trattato di un sistema di lancio esterno. Se dispone di mezzi di propulsione propri, finora non ne abbiamo trovati. Quel che è certo è che non vi sono ugelli o tubi di scarico di qualsiasi genere, almeno sullo scafo esterno.

— Potrebbero essere nascosti.

— È vero, ma è molto improbabile. E poi, dove sono le cisterne di carburante e le fonti di energia? Lo scafo interno è solido, com'è risultato dai rilevamenti sismici. E le cavità del Polo Nord sono occupate dai sistemi di compartimenti stagni. Rimane la parte meridionale di Rama, che il Comandante Norton non è stato in grado di raggiungere a causa della fascia di ghiaccio larga dieci chilometri. Al Polo Sud ci sono una gran quantità di strani meccanismi e misteriose strutture… avete visto le fotografie. Ma cosa siano, nessuno lo sa. Di una cosa ritengo di poter essere certo: se Rama ha un sistema di propulsione, si tratta di qualcosa che esula completamente dalle nostre attuali cognizioni. In realtà dovrebbe disporre della famosa spinta spaziale di cui si parla da duecento anni.

— E voi non lo ritenete probabile?

— No di certo. Se potessimo provare che Rama ha la spinta spaziale, anche se non ne riuscissimo a capire il funzionamento, sarebbe una scoperta importantissima. Sapremmo se non altro che è possibile.

— Ma insomma che cos'è questa spinta spaziale? — chiese in tono querulo l'ambasciatore terrestre.

— Un sistema di propulsione, Sir Robert, che non opera secondo il principio dei razzi. Se il termine è lecito, si potrebbe definire antigravità. Ma per il momento non sappiamo neanche dove esiste e se esiste. Molti scienziati ne dubitano.

— Non esiste — intervenne il professor Davidson. — L'ha dimostrato Newton una volta per tutte. Non esiste azione senza reazione. Le spinte spaziali sono una fandonia, credete a me.

— Può darsi che abbiate ragione — ribatté con insolita gentilezza Perera. — Ma se Rama non ha la spinta spaziale allora vuol dire che non ha nessun sistema di propulsione. Non c'è posto per un sistema di propulsione convenzionale, che richiederebbe enormi cisterne per il carburante.

— Non è facile immaginare un mondo che venga spinto facendolo rotolare — disse Solomons. — Cosa ne sarebbe degli oggetti che contiene? Continuerebbero a rovesciarsi. Troppo scomodo.

— Be', non proprio, se l'accelerazione fosse bassa. Ma il problema maggiore sarebbe quello dell'acqua nel Mare Cilindrico. Come si potrebbe impedire che…

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