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Il rosso si guardò attorno e disse misteriosamente:

— Mi hanno mandato a invitarla in casa di qualcuno per questa sera.

— Cosa va farneticando, in casa di chi?

— Di un illustrissimo straniero, — disse significativamente il rosso, strizzando gli occhi.

Margherita andò su tutte le furie.

— È spuntata una nuova razza, quella del ruffiano di strada, — disse, alzandosi per andarsene.

— Ecco quel che si guadagna ad accettare certi incarichi! — esclamò il rosso, offeso, e brontolò dietro le spalle di Margherita che se ne andava: — Stupida!

— Mascalzone! — replicò lei, voltandosi, e subito dopo udí dietro di sé la voce del rosso:

— Le tenebre, venute dal Mediterraneo, coprirono la città odiata dal procuratore. Scomparvero i ponti sospesi che univano il tempio alla terribile torre Antonia… Sparí Jerushalajim, la grande città, come se non fosse mai esistita… Cosí sparisca lei, definitivamente col suo quaderno bruciacchiato e la sua rosa secca! Lei che sta qui seduta da sola sulla panchina e lo supplica di lasciarla in libertà, di lasciarle respirare l’aria, di uscirle dalla memoria!

Sbiancandosi in viso, Margherita tornò verso la panchina. Il rosso la guardava socchiudendo gli occhi.

— Non capisco nulla, — prese a dire sottovoce Margherita Nikolaevna. — Quanto ai foglietti, era ancora possibile riuscire a scoprire… insinuarsi, spiare… Nataša s’è lasciata corrompere, eh? Ma come ha fatto a conoscere i miei pensieri? — Essa contrasse il viso in una smorfia di dolore e soggiunse:

— Mi dica, chi è lei? Da che ufficio è stato mandato?

— Uffa, che noia… — borbottò il rosso e alzò la voce. — Scusi, le ho pur detto che non vengo da parte di nessun ufficio. Si sieda, per favore.

Margherita obbedí senza protestare, ma nondimeno, mentre si sedeva, domandò ancora una volta:

— Chi è lei?

— E va bene, mi chiamo Azazello, ma comunque questo non le dice proprio nulla.

— E non vuol dirmi com’è venuto a sapere dei foglietti e di quello che penso?

— No, non lo dico, — rispose asciutto Azazello.

— Lei, però, sa qualcosa di lui? — sussurrò Margherita con tono implorante.

— Be’, diciamo che so.

— La supplico, dica una cosa sola… è vivo?… Non mi tormenti!

— Be’, per vivo è vivo, — rispose a malincuore Azazello.

— Oh Dio!…

— Per favore, niente patemi e niente strilli, — disse Azazello, rannuvolandosi.

— Scusi, scusi, — mormorò Margherita, ormai soggiogata. — Io, naturalmente, ero arrabbiata con lei. Ma, ammetterà che quando s’invita per la strada una donna ad andare da qualcuno… non ho preconcetti, le assicuro, — Margherita sorrise mestamente, — ma non vedo mai stranieri, non ho nessuna voglia di frequentarli… inoltre, mio marito… il mio dramma sta in questo, che vivo con un uomo che non amo… ma ritengo che sarebbe indegno rovinare la sua vita… Io da lui non ho mai avuto altro che bene…

Azazello ascoltò con visibile noia questo discorso sconclusionato e disse severamente:

— La prego di star zitta un momentino.

Margherita tacque docilmente.

— La invito da uno straniero che non è affatto pericoloso. E nessuno al mondo saprà nulla di questa visita. Questo poi glielo garantisco.

— E perché avrebbe bisogno di me? — chiese Margherita con fare insinuante.

— Lo saprà in seguito.

— Capisco… devo darmi a lui, — disse pensierosa Margherita.

A questa frase Azazello grugní con espressione altera e rispose:

— Qualsiasi donna al mondo, glielo assicuro, sognerebbe di poterlo fare, — la faccia di Azazello si storse in un sogghigno, — ma la deluderò: questo non avverrà.

— Che cos’è questo straniero? — esclamò nel suo sgomento Margherita a voce cosí alta che coloro che passavano davanti alla panchina si voltarono verso di lei. — E quale interesse avrei ad andare da lui?

Azazello si chinò verso di lei e sussurrò molto significativamente:

— Be’, un interesse molto grande… lei approfitterebbe dell’occasione…

— Cosa? — esclamò Margherita, e sgranò gli occhi. — Se la capisco bene, lei insinua che là potrei sapere qualcosa di lui?

Azazello annuí col capo senza parlare.

— Andrò! — esclamò con forza Margherita e afferrò Azazello per il braccio. — Andrò dovunque!

Azazello, sbuffando dal sollievo, si lasciò andare sullo schienale della panchina, coprendo con la schiena la parola «Njura» che vi era incisa a grosse lettere e disse ironicamente:

— Che gente difficile, queste donne! — si ficcò le mani in tasca e allungò le gambe. — Perché, ad esempio, hanno mandato me per questa faccenda? Fosse venuto Behemoth, lui ha tanto fascino…

Margherita disse, con un sorriso forzato e amaro:

— La smetta di mistificarmi e di tormentarmi con i suoi enigmi. Io sono un’infelice e lei ne approfitta… Mi sto cacciando in uno strano pasticcio, ma, le giuro, soltanto perché mi ci ha tirato lei con quel che ha detto di lui! Mi fanno girar la testa, tutti quei misteri!

— Niente drammi, niente drammi, — rispose Azazello facendo le boccacce, — lei deve anche mettersi nei miei panni. Prendere a ceffoni un amministratore o sbatter fuori lo zio, o sparare a qualcuno o qualche altra bazzecola dello stesso genere rientra nella mia vera specialità. Ma discorrere con donne innamorate, questo poi no!… È già mezz’ora che cerco di persuaderla… Dunque, ci andrà?

— Sí, ci andrò, — rispose semplicemente Margherita Nikolaevna.

— E allora favorisca prender questo, — disse Azazello, e cavando di tasca una scatoletta d’oro rotonda, la porse a Margherita con queste parole: — La nasconda, però, se no

i passanti guarderanno. Le farà comodo, Margherita Nikolaevna, negli ultimi sei mesi lei è parecchio invecchiata dal dolore — . Margherita arrossí, ma non rispose, e Azazello continuò: — Questa sera, alle nove e mezzo in punto, si metta nuda e poi favorisca passarsi quest’unguento sul viso e su tutto il corpo. Dopo di che faccia quel che vuole, ma non si allontani dal telefono. Alle dieci la chiamerò e le dirò tutto quel che occorre. Non dovrà preoccuparsi di niente, la porteranno dov’è necessario e non le daranno il minimo disturbo. È chiaro?

Margherita tacque per un po’, poi rispose:

— Sí, è chiaro. Quest’oggetto è di oro vero, si vede dal peso. Be’, pazienza, capisco benissimo che mi stanno corrompendo e trascinando in una losca faccenda che dovrò pagar caro…

— Come sarebbe a dire? — s’infuriò quasi Azazello. Siamo da capo?

— No, aspetti!

— Mi dia indietro la crema!

Margherita strinse piú forte la scatoletta in mano e proseguí:

— No, aspetti… Io so a che cosa vado incontro, ma per lui sono pronta a tutto perché non c’è piú per me altra speranza al mondo. Ma una cosa le voglio dire: se lei mi rovina, dovrà vergognarsene! Sí, vergognarsene! Perché mi sarò rovinata per amore! — e, battendosi il petto, Margherita alzò gli occhi verso il sole.

— Me la ridia! — gridò Azazello, infuriato. — Me la ridia e vada tutto al diavolo. Mandino Behemoth!

— Oh no! — esclamò Margherita, facendo stupire i passanti. — Sono pronta a tutto, sono pronta a eseguire la commedia del massaggio con l’unguento, sono pronta ad andare a casa del diavolo! Non gliela ridò!

— Oibò! — urlò a un tratto Azazello e, sbarrando gli occhi, cominciò a indicare col dito la cancellata del giardino.

Margherita si volse dalla parte che Azazello indicava, ma non scoperse nulla di particolare. Allora si voltò verso Azazello per farsi spiegare quell’incongruo «Oibò!», ma non c’era nessuno per dare questa spiegazione: il misterioso interlocutore di Margherita Nikolaevna era scomparso.

Margherita ficcò la mano nella borsetta dove prima di quel grido aveva riposto la scatoletta, e si accertò che ci fosse ancora. Allora, senza piú pensare a nulla, scappò via di corsa dal giardino Aleksandrovskij.

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