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Il martedì successivo all’apertura del campo giochi era il giorno dell’Anniversario del Ricordo. Miri si vestì con cura indossando pantaloncini e una tunica neri. Riusciva ad avvertire la struttura grave delle sue stringhe che scivolavano insieme con i pensieri in ovali compatti e appiattiti, scuri come gli abiti di tutti. Le feste religiose nel Rifugio variavano da famiglia a famiglia: alcuni festeggiavano il Natale, il Ramadan, la Pasqua, Yom Kippur o Divali; molti non festeggiavano nulla. Le due ricorrenze che si celebravano in comune erano il Quattro Luglio e l’Anniversario del Ricordo, il 15 aprile.

La folla si ammassò nel pannello centrale. Il parco era stato esteso ricoprendo i campi circostanti, seminati a colture a superrendimento, con una temporanea struttura in plastica spray, abbastanza resistente da sopportare il peso di ogni persona del Rifugio, e abbastanza larga da poter accogliere tutti. I pochi che non avevano potuto lasciare il lavoro, o che erano momentaneamente indisposti, osservavano la cerimonia sull’olovideo. Una piattaforma posticcia per l’oratore incombeva sulla folla. Alto al di sopra della piattaforma, fluttuava il campo giochi deserto.

La maggior parte delle persone si trovava lì con i propri familiari. Miri e Tony, tuttavia, si erano stretti agli altri Super che avevano più di otto o nove anni, seminascosti all’ombra di una cupola per la produzione energetica. I Super si sentivano più contenti quando erano separati dalla folla di Normali, con i quali non potevano tenere il passo a livello fisico, e più felici quando si trovavano insieme. Miri non pensò nemmeno per un istante che sua madre avesse cercato lei, Tony o Ali. Hermione aveva un nuovo bambino a cui dedicarsi. Nessuno aveva spiegato a Miri perché costui, come la piccola Rebecca, fosse Normale. Miri non lo aveva chiesto.

Dov’era Joan? Miri si voltò a destra e a sinistra ma non riuscì a scorgere da nessuna parte la famiglia Lucas.

Jennifer Sharifi, indossando una abbaya nera, salì sulla piattaforma. Il cuore di Miri si gonfiò di orgoglio. La nonna era bellissima, perfino più bella della mamma o della zia Najla. Era bella come Joan. Sul volto della nonna, inoltre, si notava l’espressione seria e composta che evocava sempre in Miri stringhe e riferimenti incrociati di intelligenza e forza di volontà umana. Non esisteva nessuno come la nonna.

— Cittadini del Rifugio — cominciò Jennifer. La sua voce amplificata giungeva in ogni angolo della stazione orbitale senza che lei avesse bisogno di alzarla nemmeno una volta. — Vi chiamo in questo modo perché, anche se il governo degli Stati Uniti ci definisce cittadini di quel paese, noi sappiamo che non è così. Sappiamo che nessun governo fondato senza il consenso dei governati ha il diritto di rivendicarci. Sappiamo che nessun governo privo dell’abilità di riconoscere la realtà che gli uomini sono stati creati disuguali ha una visuale tale da poterci rivendicare a sé. Sappiamo che nessun governo che operi basandosi sul principio che i mendicanti possono reclamare un diritto sul lavoro altrui è dotato della moralità per rivendicarci.

"In questo Anniversario del Ricordo, il 15 aprile, noi riconosciamo al Rifugio il diritto a un proprio governo conclamato, alla propria realtà illuminata, ai frutti del proprio lavoro produttivo. Abbiamo diritto a ottenere queste cose, ma non le possediamo, in realtà. Non siamo liberi. Non ci è ancora concesso lo ’stato separato e uguale che le Leggi di Dio e della Natura ci garantiscono’. Possediamo il Rifugio grazie all’Insonne visione del nostro fondatore, Anthony Indivino, ma non abbiamo la libertà".

— P-p-per ora — sussurrò Tony a Miri con espressione truce. Lei gli strinse forte la mano e si sollevò sulla punta dei piedi per cercare nella folla tracce di Joan.

— E tuttavia abbiamo creato per noi stessi il massimo della libertà possibile — continuò Jennifer. — Sottoposti senza un nostro consenso alla giurisdizione legale dello stato di New York, non abbiamo mai, in trentadue anni, né promosso né subito un’azione giudiziaria. Piuttosto, abbiamo organizzato un nostro sistema giuridico, all’insaputa dei mendicanti, e lo abbiamo amministrato per nostro conto. Sottoposti senza il nostro consenso alle regolamentazioni per l’abilitazione dei nostri assicuratori, dei medici, degli avvocati, perfino degli insegnanti per i nostri bambini, ci siamo adeguati a tutte le regole. Lo abbiamo fatto anche se questo ha significato vivere per un certo periodo di tempo in mezzo ai mendicanti. Sottoposti a regolamentazioni statistiche prive di senso che ci considerano uguali ai mendicanti, ci siamo contati, comparati e testati come richiesto, e poi abbiamo buttato i risultati considerandoli l’irrilevante idiozia che in effetti sono.

Miri avvistò Joan. Si stava facendo strada a spintoni attraverso la folla, sgomitando con incuranza le persone, e Miri restò scioccata nel notare che Joan non aveva indossato i rituali abiti neri dell’Anniversario del Ricordo. Portava un reggiseno e dei pantaloncini verde bosco. Miri sollevò un braccio il più possibile al di sopra dell’ombra della cupola per la produzione energetica e agitò freneticamente una mano.

— Esiste tuttavia una richiesta dei mendicanti cui non possiamo sottrarci — continuò Jennifer. — I mendicanti non lavorano per mantenersi: per farlo dipendono, ringhiosi, dai migliori. Per mantenere i milioni di "Vivi" improduttivi degli Stati Uniti, il Rifugio, come entità e come individui, viene derubato a forza di un totale del 64,8 per cento dei suoi utili annuali attraverso il furto legalizzato rappresentato da tasse statali e federali. Non possiamo combattere contro questo, non senza mettere a rischio lo stesso Rifugio. Non possiamo opporre resistenza. Tutto quello che possiamo fare e ricordare cosa ciò significhi: moralmente, praticamente, politicamente e storicamente. E il 15 aprile di ogni anno, quando le nostre risorse ci vengono strappate senza che ci venga dato nulla in cambio, noi ricordiamo.

Il volto grazioso di Joan era gonfio e striato: aveva pianto. Miri cercò di rammentare l’ultima volta che aveva visto piangere qualcuno dell’età di Joan. I bambini piccoli piangevano quando cadevano, quando non riuscivano a risolvere un problema al terminale o litigavano l’uno con l’altro per i giocattoli. Ma Joan aveva tredici anni. Gli adulti, notando il volto di Joan mentre lei avanzava a gomitate fra la folla, cercarono gentilmente di interrogarla. Joan li ignorò, spingendosi verso Miri.

— Ricordiamo l’odio contro gli Insonni della Terra. Ricordiamo…

— Vieni con me — disse Joan a Miri con espressione feroce. Afferrò l’amica e la trascinò attorno alla cupola per la produzione energetica, finché la nera superficie curva non nascose completamente Jennifer alla vista. La voce di Jennifer, tuttavia, fluttuò verso di loro chiara come se la donna si trovasse di fianco al corpo tremante di Joan. Nella mente di Miri esplose una serie di stringhe. Non aveva mai visto tremare un Normale.

— Sai che cosa hanno fatto? Lo sai, Miri?

— C-c-chi? C-c-cosa?

— Hanno ucciso il bambino!

Miri si sentì pervadere dall’oscurità. Le cedettero le ginocchia e si accasciò a terra. — I m-m-mendicanti? C-c-come? — La madre di Joan era stata incinta di sole poche settimane e non aveva lasciato il Rifugio: significava, forse, che i mendicanti erano ?

— Non i mendicanti! Il Consiglio! Guidato dalla tua cara nonna!

Le stringhe si dipanarono e si strapparono. Miri ne afferrò saldamente i capi. Il suo sistema nervoso, sempre stimolato al limite dell’isteria biochimica, cominciò a scivolare oltre quel margine. Miri chiuse gli occhi e respirò profondamente finché non riprese il controllo di sé.

— C-c-che cosa è s-s-successo, J-joan?

La calma di Miri, per quanto fosse fragile, sembrò tranquillizzare anche Joan. La ragazzina scivolò sull’erba accanto a Miri e si strinse le ginocchia fra le braccia. Sul polpaccio sinistro aveva un taglio non ancora rigenerato.

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