15
Jordan aprì la porta del suo appartamento, mezzo addormentato e sbalordito. Erano le quattro e trenta del mattino. Leisha Camden era lì con tre silenziose guardie del corpo.
— Leisha! Che…
— Vieni con me. Svelto. Ormai sono certa che Hawke sa che mi trovo qui. Non avevo modo di dirti che stavo arrivando senza che lui intercettasse il messaggio. Vestiti, Jordan. Andiamo allo stabilimento Noi-Dormiamo.
— Io…
— Subito! Sbrigati!
Jordan pensò di dirle che lui non sarebbe tornato all’impianto… né allora né mai. Una seconda occhiata, tuttavia, lo convinse che Leisha vi si sarebbe recata da sola, e questo lui non lo voleva, Leisha indossava un lungo giaccone blu sopra una tuta elasticizzata nera. Ombre azzurrognole le si addensavano nell’incavo che aveva sotto gli occhi. Si sporse leggermente in avanti, rimanendo sui talloni, come se si stesse chinando dentro di lui, e improvvisamente Jordan comprese che aveva bisogno che lui l’accompagnasse. Non per proteggerla fisicamente, le tre guardie del corpo assommavano nel complesso quasi trecento chili, per non parlare delle armi, ma per qualche altro incalzante motivo che Jordan non riuscì a identificare. — Fammi vestire — disse.
Nel corridoio buio, Joey sollevò la testa dalla brandina di dimensioni eccezionali. — Torna dentro — disse Jordan. — È tutto a posto. — Leisha aveva bisogno di lui.
C’era un aereo, apparentemente ripiegato su se stesso, ultramoderno, che gli permetteva di atterrare verticalmente nel parcheggio del condominio. Non si trattava però di un’aeromobile. Era decisamente un aereo. Il pannello di controllo non portava segni di identificazione. Una volta nell’aria, si dispiegò e sfrecciò sopra la città addormentata in direzione del fiume.
— D’accordo, Leisha. Dimmi di che si tratta.
— Hawke ha ucciso Timothy Herlinger.
Qualcosa si mosse all’interno di Jordan. Sapeva che cos’era: la verità. Piccola, mortale, come una di quelle perle di veleno che si dissolvono nei cuori dei suicidi. Tutto ciò che occorreva fare era ingoiarla, e la parte più difficile era superata, il resto era inevitabile e inarrestabile. Jordan la sentì muoversi, e seppe che era già stata lì prima che Leisha parlasse. Era stata lì alla fiera, nell’ambigua ammirazione di Jordan per Hawke, nella discussione riguardante Joey, perfino nel nuovo gabinetto di Mayleen e nella sua tovaglia di pizzo. Era stata nello stesso movimento Noi-Dormiamo.
Guardò Leisha. Lei sembrava irradiare luce, una luce dura e vivida come quella dei campi a energia-Y progettati per allertare le persone contro macchinari pericolosi. Lei disse nuovamente: — Hawke ha ucciso il dottor Herlinger. Ha inscenato tutto.
Jordan sentì se stesso dire: — E tu sei felice.
Lei gli rivolse un volto sconcertato. Si fissarono a vicenda nella piccola cabina di pilotaggio dell’aereo, le tre guardie del corpo erano un’immagine immobile confusa alle loro spalle. Jordan non aveva avuto intenzione di dirlo, ma quando le parole gli furono uscite dalla bocca seppe che anche loro erano vere. Lei era felice. Che fosse stato Hawke e non un Insonne. Felicità. Ecco la fonte della luce sfavillante e il motivo per cui aveva bisogno della sua presenza lì.
— Testimone per l’accusa — disse lui con una voce tanto dissimile dalla solita che Leisha disse: — Come?
— Non importa. Dimmi tutto.
Lei non esitò un istante. — L’impronta della retina sullo scanner corrisponderà a quella di Stella Bevington, Hawke deve averla presa durante la festa organizzata da tua madre per Beck, nella casa nuova, quando tutti stavano bevendo e avevano abbassato la guardia. La festa a cui ti ha costretto a invitarlo. Ed è stato lì che ha preso anche il pendente di Stella. Jennifer gliene aveva inviato uno: voleva assolutamente Stella all’interno del Rifugio, e stava cercando di costringerla a una scelta. Stella indossava il pendente, ma lo tolse alla festa perché aveva avuto ancora una dimostrazione della gentilezza, della tolleranza di Dormienti come tua madre. — "…Oh, Papà come è speciale Alice!…" — Hawke le ha sottratto il pendente dalla borsetta. Lei ne ha denunciato la scomparsa a Jennifer ma senza dare ulteriori dettagli: è stato per me…
Leisha voltò la testa. Jordan non si concesse di provare né simpatia né compassione. Leisha, pensò, non stava perdendo nulla. L’assassino era un Dormiente.
— Jennifer sapeva che nessuno sarebbe stato in grado di scoprire accidentalmente l’utilizzo del pendente, inoltre esso si sarebbe autodistrutto se avessero provato a usarlo, e quindi non si preoccupò eccessivamente del fatto che Stella l’avesse perduto. Jennifer aveva già abboccato all’esca di Hawke sui brevetti. Jordan, non è mai esistito un procedimento per trasformare i Dormienti in Insonni. Hawke ha assoldato Walcott ed Herlinger per fingere che ci fosse, per creare una falsa pista che apparisse scientificamente possibile. Dio, ha architettato tutta questa storia in dettaglio. Il Rifugio si sarebbe intromesso nelle reti governative falsificando dei dati. A quel punto, lui avrebbe potuto usare Walcott per denunciare il furto, mettere in moto la stampa e, anche senza un processo, il Rifugio avrebbe subito un tracollo. L’affiliazione al movimento Noi-Dormiamo sarebbe salita alle stelle.
Il che era esattamente ciò che era avvenuto, pensò Jordan. Hawke era sempre un ottimo programmatore. Il piccolo aereo iniziò la propria discesa sopra lo stabilimento.
— Ma poi Herlinger ha cambiato idea. Ha avuto un rimorso di coscienza e stava per denunciare Walcott e Hawke. Così Hawke ha deciso di farlo uccidere.
Anche questo era tipico di Leisha, rifletté Jordan. Lei non aveva pensato: "Herlinger stava cercando di ricattare i suoi soci e così loro lo hanno fatto uccidere. Oppure: Herlinger è entrato in conflitto di potere con Hawke, e Hawke lo ha fatto uccidere". No, lei immaginava un rimorso di coscienza, perfino in una situazione simile. Immaginava la causa più decorosa e dal risvolto sociale. "Una sensibilità da Diciottesimo secolo" aveva detto Hawke. Con disprezzo.
Jordan disse: — Non sai per certo di avere ragione. E se quello che dici è vero e Hawke mi ha messo sotto una tale sorveglianza da sapere già che stiamo arrivando, non sarà rimasta alcuna prova quando arriveremo lì.
Leisha gli lanciò uno sguardo brillante. — Non ce ne sarebbero state comunque. Non prove reperibili.
— Allora perché ci stiamo andando?
Lei non rispose.
Il cancello della fabbrica aveva gli scudi abbassati. La guardia, non Mayleen, fece loro segno di passare.
Hawke li stava aspettando nel suo ufficio, appoggiato in modo disinvolto contro la parte anteriore della scrivania, con i palmi delle mani appoggiati sulla superficie in legno alle sue spalle. La scrivania mostrava l’intero campionario da operetta: le bamboline Cherokee, il boccale da caffè di Harvard, il modellino di uno scooter Noi-Dormiamo, la pila di lettere sgrammaticate di lavoratori grati per il primo lavoro ottenuto da anni, le piastrine, le penne e le statuine dorate delle imprese Noi-Dormiamo. Jordan non aveva mai visto alcune di esse: Hawke doveva averle tirate fuori, pezzo per pezzo, sistemandole accuratamente sulla scrivania in modo tale che il suo grosso corpo non ne impedisse la vista dalla porta. Tutte le lodi dozzinali di imprese in difficoltà economica, tutti i totem di contraddittori successi. Guardandoli, Jordan sentì una gran freddezza scivolargli sopra. Era tutto reale, allora. Non soltanto vero, ma reale. Hawke aveva ucciso.
— Signorina Camden — salutò Hawke.
Leisha non sprecò parole. Aveva una voce controllata, ma la luce sfavillante era ancora su di lei. — Lei ha ucciso Timothy Herlinger.
Hawke sorrise. — No. Non l’ho fatto.
— Sì, invece — ribatté Leisha, ma a Jordan non diede l’impressione che stesse discutendo o che stesse cercando di costringerlo a un’ammissione. — Lei ha architettato la ricerca fasulla di Walcott per fomentare l’odio contro gli Insonni, e quando ha visto la possibilità di accusare un’Insonne di omicidio, ha fatto anche quello.