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Il tè era ottimo. Seduta accanto a Susan sul divano, Leisha domandò: — Ti sei tenuta aggiornata nel tuo campo, Susan? Per esempio con la ricerca sull’alterazione genetica pubblicata l’anno scorso da Gaspard-Thiereux?

— Sì — rispose Susan. Un luccichio di divertimento apparve e scomparve nei suoi occhi, ora un po’ incavati ma ancora brillanti. Aveva smesso di tingersi i capelli: le scendevano in ciocche bianche soltanto un po’ meno folte di quelle che Leisha ricordava dall’infanzia. La pelle di Susan, tuttavia, aveva la venata trasparenza del guscio d’uovo. — Non ho rinunciato al mondo come una specie di monaco flagellante, Leisha. Consulto le riviste regolarmente, anche se devo dire che è passato molto tempo da quando vi è comparso qualcosa che valesse realmente la pena studiare, se si eccettua il lavoro di Gaspard-Thiereux.

—  Adesso c’è. — Leisha le parlò di Walcott, della Samplice, della ricerca e del furto. Non menzionò Jennifer né il Rifugio. Susan sorseggiò il tè, ascoltando in silenzio. Quando Leisha ebbe terminato, Susan non disse nulla.

— Susan?

— Fammi vedere gli appunti della ricerca. — Appoggiò la tazza di tè, che sbatté duramente sul tavolinetto di vetro.

Susan esaminò a lungo le carte. Scomparve quindi nel suo studio per svolgere qualche equazione. — Usa solamente un computer isolato — la avvertì Leisha — e cancella tutto il programma, dopo. Completamente. — Un momento dopo, Susan annuì lentamente.

Leisha vagò per il salotto, fissando le pietre che mostravano fori crivellati da venti bizzarri, pietre tanto lisce da poter essere rimaste appoggiate sui fondali oceanici per un milione di anni, pietre caratterizzate da inaspettate protuberanze che assomigliavano a escrescenze maligne. Prese in mano il cranio di un animale e passò le dita sull’osso liscio.

Quando Susan tornò, era più calma, tutte le sue facoltà critiche a RAM completa. — Be’, sembra proprio una linea di ricerca autentica, fino al punto in cui arriva. È quello che volevi sapere, no?

— E arriva abbastanza avanti?

— Dipende da qual è il pezzo mancante. Quello che ha trovato è nuovo, ma nuovo più nel senso di non essere mai stato esplorato prima in quanto semibizzarra scorciatoia, piuttosto che nel senso di essere un’inevitabile ma complessa estensione di una conoscenza già esistente: comprendi la differenza?

— Capisco. Ma quello che c’è qui potrebbe essere il sostegno logico di un pezzo finale effettivamente in grado di trasformare i Dormienti in Insonni?

— È possibile — affermò Susan. — Ha effettuato qualche deviazione poco ortodossa dal lavoro di Gaspard-Thiereux, ma da ciò che posso affermare da quello che ho in mano… sì. Sì, è possibile.

Susan sprofondò sul divano e si coprì il volto con le mani.

Leisha chiese: — Quanti degli effetti collaterali potrebbero esserci… è possibile che…

— Mi stai chiedendo se i Dormienti che diventassero Insonni non in vitro potrebbero avere gli organi che non invecchiano come il resto di voi? Dio, non lo so. La biochimica al proposito è ancora molto nebulosa. — Susan abbassò le mani e sorrise, senza mostrare alcun divertimento. — Voi Insonni non ci fornite abbastanza esemplari su cui effettuare ricerche. Non morite abbastanza spesso.

— Mi dispiace — replicò seccamente Leisha. — Abbiamo le agende talmente piene.

— Leisha — fece Susan con voce leggermente incerta — che succederà adesso?

— Oltre alla lotta interna alla Samplice? Presenteremo richiesta di brevetto a nome di Walcott. A dire il vero, ho già iniziato la pratica, prima che possa farlo chiunque altro. Poi, dopo che Walcott ed Herlinger… e qui si presenta un altro problema.

— Quale altro problema?

— Walcott-e-Herlinger. Io sospetto che Herlinger abbia portato avanti la maggior parte del lavoro e che Walcott non abbia intenzione di condividere con lui il merito, se solo potrà evitare di farlo. Walcott è una specie di mansueto belligerante. Vaga con fare assente per il mondo, incurante di come funzioni realmente, finché qualcuno non gli pesta i piedi: a quel punto si mette a strillare e gli si avventa contro con le unghie e con i denti.

— Conosco il tipo — disse Susan. — Niente a che vedere con tuo padre.

Leisha la guardò: Susan parlava raramente di Roger Camden. La donna prese in mano lo stesso cranio di animale su cui Leisha aveva passato le dita. — Che cosa sai di Georgia O’Keeffe?

— Un’artista, vero? Diciannovesimo secolo?

— Ventesimo. Dipinse questi crani. E questo deserto. Molte volte. — Improvvisamente Susan lasciò caldere a terra il cranio: quello si frantumò sul pavimento di pietra. — Leisha, fai questo bambino di cui tu e Kevin parlate sempre. Non esistono garanzie che solo perché nessuna femmina Insonne è ancora entrata in menopausa non vi entrerai mai. Perfino le tube di Falloppio che in sé sembrano non invecchiare possono non produrre nuovi gameti. I tuoi ovuli hanno quarantatré anni.

Leisha le si avvicinò. — Susan, stai dicendo di rammaricarti… di desiderare…

— No, no — rispose Susan bruscamente. — Io ho avuto te e Alice e vi ho ancora. Due figlie biologiche per me non potrebbero essere più importanti di voi. Ma chi hai tu, Leisha? Kevin…

Leisha la interruppe velocemente: — Io e Kevin stiamo bene.

Susan la guardò con un’espressione tenera e scettica che fece ripetere a Leisha: — Stiamo bene, Susan. Lavoriamo proprio bene insieme. Dopo tutto, è ciò che importa realmente.

Susan però continuò a guardarla con lo stesso tenero dubbio, con le carte della ricerca di Walcott strette nelle mani artritiche.

"Simpson contro Offshore Fishing" era un caso complesso. Il cliente di Leisha, James Simpson, era un pescatore Insonne che denunciava le deliberate interruzioni degli schemi migratori dei pesci nel lago Michigan con l’uso illegale di retrovirus, in se stessi legali, effettuato da una ditta concorrente. Il concorrente, la Offshore Fishing Srl, era posseduta da Dormienti. Il caso sarebbe ruotato attorno all’interpretazione legale del decreto Canton-Fenwick, concernente l’utilizzo della biotecnologia nelle limitazioni alla concorrenza economica. Leisha doveva trovarsi in tribunale alle dieci del mattino, e così aveva chiesto un incontro alla Samplice per le sette.

— Be’, è probabile che non ci sia lì nessuno alle sette di mattino — aveva brontolato Walcott — me incluso. — Leisha aveva fissato duramente il volto inconsistente dell’uomo sul suo videotelefono, nuovamente sconcertata per la meschina ottusità della mente destinata a ridisegnare il mondo biologico e sociale. Newton era forse stato così? Einstein? Callingwood? A dire il vero, sì. Einstein non riusciva a ricordare le fermate del treno; Callingwood, il genio delle applicazioni dell’energia-Y, perdeva regolarmente le scarpe che aveva ai piedi e si rifiutava di permettere ad alcuno di cambiare le lenzuola al suo letto per mesi e mesi. Walcott non era unico, era un tipo, anche se non un tipo comune. A volte, a Leisha sembrava che il processo della maturità intellettuale fosse dato semplicemente dalla scoperta del fatto che gli esotici e gli unici erano solamente membri di gruppi più rari. Telefonò personalmente alla Samplice e insistette sull’incontro alle sette di mattina.

Il direttore Lawrence Lee, un bell’uomo abbronzato che indossava fascette per capelli di seta italiana un po’ troppo giovanili per lui, si dimostrò un tipo ostico proprio come aveva detto Walcott. — Noi possediamo questa ricerca, qualsiasi maledetta cosa sia, anche se si scoprirà che è preziosa e, mi creda, ho i miei dubbi. Questi due ricercatori lavorano per me, e vedete di non dimenticarlo voi avvocati di grido!

Leisha era l’unico avvocato di grido in vista. Il consulente legale della Samplice era Arnold Seeley, un uomo dallo sguardo impassibile con la testa rasata in modo aggressivo il quale, nonostante tutto, cincischiava sulle domande con le quali avrebbe dovuto invece incalzare Leisha in modo pressante. Lei si sporse in avanti sul tavolo. — Dimentico pochissime cose, signor Lee. Esistono precedenti legali riguardanti il lavoro scientifico, in particolar modo il lavoro scientifico che abbia applicazioni commerciali. Il dottor Walcott non si trova nella stessa categoria di lavoro di un falegname che le aggiusta il portone sulla veranda. Esistono, inoltre, ambiguità nel contratto che il dottor Walcott ha firmato con la Samplice al momento della sua assunzione. Presumo che lei ne abbia un copia con sé, signor Seeley.

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