«Quanti uomini ci potresti dare per scortarci a Cardegoss, zio, ed entro quanto tempo?» domandò Iselle. «Deve trattarsi di cavalieri. La fanteria dovrebbe seguirci alla massima velocità possibile.»
«Potrei radunare cinquecento cavalieri per domani notte, e mille fanti entro il giorno successivo», rispose dy Baocia, sia pure con una certa riluttanza. «I miei due buoni vicini ne potrebbero inviare altrettanti, ma non così presto.»
Cazaril pensò che, in realtà, dy Baocia avrebbe potuto fornire un numero di uomini doppio di quello proposto, se non fosse stato tanto riluttante ad agire. In un momento come quello, in cui bisognava rischiare il tutto per tutto, una cautela eccessiva poteva essere fatale quanto la troppa imprudenza.
«Allora falli preparare», ordinò Iselle, incrociando le mani in grembo. «Presenzieremo alla veglia di preghiera dell’alba per il Giorno della Figlia e alla processione che seguirà, proprio come avevamo stabilito. Zio, Lord dy Palliar, vi prego d’inviare tutti gli uomini possibili in ogni direzione per raccogliere informazioni sui movimenti di dy Jironal. Domani sera, una volta vagliate le notizie raccolte, prenderemo una decisione definitiva.»
Inchinandosi, i due uomini si affrettarono a lasciare la stanza, ma Iselle chiese a Cazaril di fermarsi ancora per un momento. «Non volevo discutere con mio zio, però credo che la minaccia a Valenda sia soltanto una manovra diversiva», affermò, in tono peraltro un po’ dubbioso. «Voi che ne pensate?»
«Dal punto di vista del Roya e della Royina di Chalion-Ibra… quella città non ha una posizione geografica importante, chiunque ne sia in possesso.»
«Allora lasciamo che si riveli una perdita di tempo per gli uomini di dy Jironal e non per i nostri, anche se temo che mio zio possa sollevare qualche difficoltà al riguardo.»
«La strada per Valenda e quella per Cardegoss hanno il primo tratto in comune», disse Bergon, schiarendosi la gola. «Potremmo fingere di puntare su Valenda e prendere invece la deviazione per Cardegoss.»
«Fingere con chi?»
«Con tutti o quasi. In tal modo, le spie che dy Jironal ha sicuramente anche qui, tra noi, lo manderanno nella direzione sbagliata.»
Sì, Bergon è davvero il figlio della Volpe di Ibra, pensò Cazaril.
Iselle rifletté un momento, poi assunse un’espressione accigliata. «Funzionerà solo se gli uomini di mio zio ci seguiranno», obiettò.
«Se saranno ai nostri ordini, non avranno altra alternativa che obbedirci.»
«Spero di evitare una guerra, non di scatenarne una», gli ricordò Iselle.
«In tal caso, non marciare verso una città affollata di uomini del Cancelliere è la cosa più sensata, non credi?» replicò Bergon.
Con un sorriso un po’ triste, Iselle si protese a baciarlo su una guancia, e lui sollevò una mano a sfiorarsi il punto in cui si erano posate le sue labbra, con un gesto quasi meravigliato. «Ci concederemo entrambi una pausa di riflessione fino a domani», annunciò infine lei. «Cazaril, provvedete lo stesso a far partire la lettera per mio fratello Orico, come se avessimo intenzione di rimanere qui a Taryoon, anche se è possibile che noi si raggiunga il corriere lungo la strada e si provveda a consegnarla di persona.»
Con l’assistenza di dy Baocia e dell’Arcidivino, Cazaril non faticò a trovare in città e al Tempio i volontari disposti ad andare a Cardegoss per consegnare la lettera della Royesse. Il sostegno di cui godeva la coppia reale stava infatti aumentando di giorno in giorno e probabilmente sarebbe aumentato l’indomani, con l’arrivo in città di tutti coloro che avrebbero partecipato alla celebrazione del Giorno della Figlia. La giovinezza e la bellezza dei due sposi agiva come un potente talismano sul cuore degli uomini. Dopotutto, la stagione della Signora della Primavera era un periodo di rinnovamento, e veniva identificata con l’imminente ascesa al trono di Iselle. Il problema era portare un certo equilibrio nel governo di Chalion finché permaneva quell’atteggiamento benevolente, in modo che il sostegno popolare continuasse anche in momenti meno felici. In ogni caso, quel periodo di speranza sarebbe rimasto nella memoria e negli occhi di molti anche quando Iselle e Bergon fossero stati più maturi.
Fu così che quella stessa notte, all’ora in cui la maggior parte della gente stava ormai andando a letto, Cazaril sovrintese alla partenza di una dozzina di uomini, accompagnati dal March dy Sould, in qualità di testimone e di portavoce di Bergon, e consegnò i documenti ufficiali a un Divino anziano, un nobile che aveva raggiunto un rango elevato in seno all’Ordine del Padre. Dopo che gli ambasciatori ebbero lasciato la Piazza del Tempio, Palli riaccompagnò Cazaril al Palazzo dy Baocia e gli augurò la buonanotte.
Non più impegnato a organizzare la delegazione, Cazaril, salendo i gradini verso la galleria, sentì il proprio passo farsi pesante. La sua maledizione era un fardello segreto che faceva affondare anche le speranze più luminose. Senza dubbio, una dozzina di anni prima, Orico aveva dato inizio al proprio regno con lo stesso entusiasmo e lo stesso impegno di Iselle, convinto che, con la dedizione e la buona volontà, avrebbe sopraffatto il nero miasma della maledizione. Però tutto era andato per il verso sbagliato…
Cazaril rifletté che poteva succedergli di peggio che diventare «il dy Lutez di Iselle»; poteva diventare «il suo dy Jironal». Prima d’impazzire, quanto avvilimento e quanta corruzione poteva tollerare l’animo di un uomo fedele, contemplando il lento dissolversi della speranza e della giovinezza che cedevano il posto alla vecchiaia e alla disperazione? Eppure,
quali che fossero stati i suoi cedimenti e i suoi vizi, Orico aveva resistito abbastanza a lungo da dare una possibilità alla generazione successiva. Aveva puntellato una diga di sventura, annegando allorché essa era crollata, ma dando agli altri il tempo di salvarsi dall’onda di piena.
Rientrato nella sua camera, Cazaril si preparò per andare a letto e si dispose a far fronte al consueto attacco notturno. Quella sera, però, Dondo sembrava stranamente passivo. Era forse esausto? O stava raccogliendo le forze, in attesa di chissà cosa? Nonostante quella presenza malevola e le nefaste promesse che racchiudeva, Cazaril non tardò ad addormentarsi.
Un servitore venne a svegliarlo un’ora prima dell’alba e, a lume di candela, lo precedette nel cortile, dove il seguito personale della coppia reale avrebbe tenuto la sua santa veglia. L’aria era gelida e nebbiosa, ma alcune stelle che brillavano debolmente nel cielo promettevano un’alba serena. Alcune stuoie di preghiera in stile ibrano erano state disposte intorno alla fontana centrale, e ciascuno dei presenti si sistemò su una di esse, in ginocchio o prono, a seconda del suo stato d’animo. Iselle e Bergon presero posto l’una accanto all’altro e Lady Betriz si sistemò tra la Royesse e Cazaril. Dy Tagille e dy Cembuer sopraggiunsero sbadigliando e si sistemarono nella cerchia esterna di stuoie, insieme con una mezza dozzina di persone di rango inferiore. Quando furono tutti presenti, un Divino del Tempio li guidò in una breve preghiera comune, poi li invitò a meditare sulle benedizioni racchiuse in quel cambio di stagione, mentre in tutta Taryoon si provvedeva a estinguere i fuochi invernali. A quel punto, vennero spente le candele e sul gruppo scesero il silenzio e una profonda oscurità.
Prostratosi sulla sua stuoia, con le braccia davanti a sé, Cazaril recitò mentalmente le due preghiere primaverili che conosceva, ripetendole tre volte ciascuna, poi lasciò i propri pensieri liberi di fluire, pensando che così, nella sua mente, sarebbe sceso il silenzio e allora forse avrebbe potuto sentire… che cosa?
Betriz lo aveva accusato di cambiare argomento quando gli risultava troppo difficile dare una risposta, e quella era una cosa che aveva cercato di fare anche con gli Dei. Ma non li aveva ingannati, proprio come non era riuscito a ingannare Betriz. A Ista era stata data la possibilità di annullare la maledizione, però aveva fallito, e sembrava che quel fallimento si fosse esteso a tutta la sua generazione. Ciò significava che se lui avesse fallito, non gli sarebbe stata data la possibilità di fare un secondo tentativo, che Iselle o Bergon, o forse entrambi, sarebbero diventati il nuovo Orico e avrebbero dovuto tenere a bada la marea sino ad affondare, creando in tal modo un’opportunità per la generazione seguente?