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— Sì? — I suoi occhi notarono il binocolo e riesaminarono il volto di Zerchi. — Oh — brontolò. — Bene, io non ho niente a che fare con quella roba, assolutamente niente.

L'abate lo fissò per qualche secondo poi si voltò e se ne andò. Si recò nel suo ufficio e disse a frate Pat di chiamare il più alto funzionario della Stella Verde.

— Voglio che venga allontanato dalla nostra zona.

— Temo che la risposta sarà assolutamente no…

— Frate Pat, chiamate l'officina e fate salire subito frate Lufter.

— Non c'è, Domne.

— E allora mi mandino un carpentiere e un pittore. Chiunque andrà benissimo.

Qualche minuto dopo, arrivarono due monaci.

— Voglio che facciate immediatamente cinque leggeri cartelli — disse loro l'abate. — E voglio che abbiano aste lunghe e solide. Devono essere abbastanza grandi perché sia possibile leggerli a un isolato di distanza, ma abbastanza leggeri perché un uomo li possa reggere per molte ore senza stancarsi. Siete in grado di farli?

— Certo Monsignore. E cosa devono dire?

L'abate Zerchi lo scrisse. — Deve essere grande e chiaro — disse. — Fate che salti all'occhio. È tutto.

Quando se ne furono andati, richiamò frate Pat. — Frate Pat trovatemi cinque bravi novizi, giovani e sani, preferibilmente con il complesso del martire. Dite loro che potrebbero fare la fine di Santo Stefano.

E io posso fare una fine anche peggiore, pensò, quando lo saprà Nuova Roma.

28

Era stata cantata Compieta, ma l'abate rimase in chiesa, inginocchiato, da solo, nella penombra della sera.

Dominem mundorum omnium Factor, parsurus esto imprimis eis filiis aviantibus ad sideria coeli quorum victus difficilior… Pregò per il gruppo di frate Joshua… per gli uomini che erano partiti per salire su un'astronave e per scalare i cieli, in una incertezza più grande di qualsiasi altra mai affrontata dall'Uomo sulla Terra. Avevano grande bisogno che si pregasse per loro, nessuno era più suscettibile del viaggiatore ai mali che affliggono lo spirito per torturare la fede e per fare vacillare un credo inondando la mente di dubbi. In patria, sulla Terra, la coscienza ha i suoi supervisori e i suoi maestri esterni, ma nello spazio la coscienza era sola, divisa fra il Signore e l'Avversario. Rendili incorruttibili, pregò, fai che si attengano sinceramente alla via dell'Ordine.

Il dottor Cors lo trovò in chiesa, a mezzanotte, e gli fece cenno di uscire. Il medico sembrava imbarazzato, fuori di sé.

— Ho appena infranto la mia promessa! — dichiarò, in tono di sfida.

L'abate tacque. — E ne siete orgoglioso? — chiese, alla fine.

— Non particolarmente.

Si avviarono verso l'unità mobile e si fermarono nell'onda di luce azzurrina che filtrava dall'ingresso. Il medico aveva il camice zuppo di sudore; si asciugò la fronte con la manica. Zerchi lo osservò con la pietà che si prova per i perduti.

— Ce ne andremo subito, naturalmente — disse Cors. — Ho pensato che dovevo dirvelo. — E si girò per entrare nell'unità mobile.

— Aspettate un momento — disse il sacerdote. — Dovete dirmi il resto.

— Davvero? — Di nuovo quel tono di sfida. — Perché? Perché possiate minacciare il fuoco dell'inferno? È già abbastanza sofferente, quella ragazza, e anche la sua bambina. Non vi dirò niente.

— Me l'avete già detto. So a chi alludete. Anche la bambina, immagino.

Cors esitò. — Malattia da radiazione. Ustioni di vampa. La donna ha un'anca spezzata. Il padre è morto. Le otturazioni dei denti della donna sono radioattive. La bambina, quasi splende, nel buio. Il vomito è cominciato subito dopo l'esplosione. Nausea, anemia, follicoli putrefatti. Cieca di un occhio. La bambina piange continuamente per le ustioni. Come siano riuscite a sopravvivere è difficile da capire. Non posso far nulla per loro, se non mandarle alla squadra Eucrem.

— Le ho viste.

— E allora sapete perché ho infranto la mia promessa. Dovrò vivere dopo! E non voglio vivere come il torturatore di quella donna e di quella bambina!

— È più piacevole vivere come il loro assassino, invece?

— Con voi non si può fare una discussione ragionevole.

— Che cosa avete detto a quella ragazza?

— «Se volete bene alla vostra bambina, risparmiatele questa sofferenza. Andate a dormire, misericordiosamente, più presto che potete.» Ecco tutto. Ce ne andremo immediatamente. Abbiano finito con i casi di radiazione e con gli altri casi più gravi. Agli altri non farà male camminare per qualche chilometro. Non vi sono più casi di dose-critica.

Zerchi si allontanò, poi si fermò e si voltò. — Finite quel che dovete fare — gracchiò. — Finite e poi andatevene Se vi rivedrò ancora… ho paura di quello che potrei fare.

Cors sputò. — Non mi piace stare qui più di quanto a voi piaccia tenermi. Ce ne andremo subito, grazie.

Trovò la donna distesa su una branda, insieme alla bambina, nel corridoio della foresteria sovraffollata. Erano ammucchiate insieme sotto una coperta, e piangevano. L'edificio odorava di morte e di antisettico. La ragazza alzò lo sguardo verso la vaga figura che si profilava contro la luce.

— Padre? — La sua voce era spaventata.

— Sì.

— Siamo spacciate. Vedete? Vedete cosa mi hanno dato?

Non riuscì a vedere nulla, ma udì le dita di lei che facevano scattare l'orlo del cartoncino. Il biglietto rosso. Non riuscì a trovare voce per parlare. Si avvicinò alla branda. Si frugò nelle tasche e ne tolse un rosario. Lei udì il tintinnio dei grani e tese la mano per afferrarlo.

— Sapete che cos'è?

— Certamente, Padre.

— E allora tenetelo e usatelo.

— Grazie.

— Portatelo e pregate.

— So quello che devo fare.

— Non rendetevi complice. Per l'amor di Dio, figliola, non…

— Il dottore ha detto…

Si interruppe. Zerchi aspettò che finisse; ma lei continuò a tacere.

— Non rendetevi complice.

Lei tacque ancora. Zerchi le benedisse, più in fretta che poté. La donna aveva toccato i grani del rosario con dita che li conoscevano; non poteva dirle nulla che lei non sapesse già.

— La conferenza dei ministri degli Esteri, a Guam, si è appena conclusa. Non è stato ancora emesso alcun comunicato politico congiunto. I ministri stanno ritornando alle rispettive capitali. L'importanza di questa conferenza e l'ansia con cui il mondo attende i risultati, inducono questo commentatore a credere che la conferenza non sia ancora terminata, ma soltanto sospesa perché i ministri degli Esteri possano conferire per qualche giorno con i rispettivi governi. Un precedente rapporto secondo il quale la conferenza sarebbe stata interrotta in mezzo a feroci invettive è stato smentito dai ministri. Il primo ministro Rekol ha rilasciato una sola dichiarazione alla stampa: «Torno in patria per discutere con il Consiglio di Reggenza. Ma il tempo è stato bello, qui; può darsi che ci torni più tardi, a pescare.»

"Il periodo di tregua di dieci giorni scade oggi, ma si ritiene generalmente che il cessate il fuoco continuerà ad essere osservato. L'unica alternativa sarebbe l'annientamento reciproco. Due città sono state distrutte, ma bisogna ricordare che nessuna delle due parti ha risposto con un attacco in massa. I governanti asiatici affermano che si è applicato il principio 'dell'occhio per occhio'. Il nostro governo insiste che l'esplosione di Itu Wan non è stata causata da un missile atlantico. Ma, per lo più, entrambe le capitali mantengono uno strano silenzio riflessivo. Rare le voci che chiedono una vendetta totale. Una specie di stolto furore, perché la pazzia regna e prevale, ma nessuna delle due parti vuole la guerra totale. La difesa rimane all'erta. Lo Stato Maggiore ha emanato un annuncio, quasi un appello, che dichiara che noi non ci spingeremo fino in fondo se l'Asia farà lo stesso. Ma l'annuncio dice, più avanti: «Se useranno il fallout sporco, risponderemo nello stesso modo, e con tale potenza che nessuna creatura potrà vivere in Asia per mille anni!»

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