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— Allora vai là e guarda nella buca.

— Perché?

— Così potrai dire a Padre Cheroki che c'è davvero.

Fingo si fermò, con una gamba già a cavalcioni del somaro. — Ah! — E ritirò la gamba. — Benissimo. E se non c'è, lo dirò a te!

Francis osservò per un momento, mentre Fingo si allontanava a grandi passi, scomparendo fra i monticelli; poi si voltò per percorrere, a passi strascicati, la lunga pista polverosa verso l'abbazia, mangiucchiando a intermittenza un po' di grano e bevendo qualche sorso dall'otre. Ogni tanto si voltava a guardare indietro. Fingo era scomparso da più di due minuti. Frate Francis aveva smesso di aspettarne la ricomparsa quando udì un grido lontano levarsi dalle rovine, dietro di lui. Si voltò. Riuscì a distinguere la figura dello scultore ritta su uno dei monticelli. Fingo agitava le braccia e annuiva vigorosamente con il capo in segno affermativo. Francis agitò le braccia a sua volta, poi proseguì fiaccamente il suo cammino.

Due settimane di inedia quasi totale avevano preteso il loro tributo. Dopo due o tre miglia cominciò a barcollare. Quando distava ancora un miglio dall'abbazia, svenne accanto alla strada. Era pomeriggio inoltrato quando Cheroki, di ritorno dalle sue visite, lo vide lì disteso, smontò in fretta e bagnò il viso del giovane fino a che lo fece gradualmente rinvenire. Cheroki aveva incontrato gli asinelli del rifornimento durante il cammino di ritorno, e si era fermato ad ascoltare il racconto di Fingo, che confermava la scoperta di frate Francis. Sebbene non fosse disposto a credere che Francis avesse scoperto qualcosa di veramente importante, il prete si pentì della sua impazienza di poco prima nei confronti del giovane. Quando ebbe notato la cassetta che giaceva, lì accanto, con il suo contenuto parzialmente sparso al suolo, e quando ebbe lanciato un breve sguardo al foglietto incollato al coperchio, mentre Francis sedeva, stordito e confuso, sul ciglio della pista, Cheroki cominciò a considerare i balbettamenti del ragazzo come il risultato di una immaginazione romantica piuttosto che del delirio o della pazzia. Non aveva visitato la cripta e non aveva esaminato attentamente il contenuto della cassetta, ma era evidente, per lo meno, che il ragazzo aveva interpretato erroneamente alcuni eventi reali, invece di confessare delle allucinazioni.

— Puoi finire la tua confessione non appena saremo arrivati — disse sottovoce al novizio, aiutandolo a salire dietro la sella della giumenta. — Credo di poterti assolvere se non insisti nell'affermare d'aver ricevuto messaggi personali dai santi. Eh?

Per il momento, frate Francis era troppo debole per insistere in qualsiasi cosa.

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— Avete fatto bene — brontolò alla fine l'abate. Aveva camminato lentamente avanti e indietro nel suo studio per circa cinque minuti; la sua larga faccia da contadino aveva un serrato cipiglio muscolare, mentre Padre Cheroki se ne stava seduto nervosamente sull'orlo della sedia. L'abate non aveva pronunciato parola da quando Cheroki era entrato nella stanza, in risposta al suo invito; Cheroki sussultò lievemente quando l'Abate Arkos brontolò finalmente quelle parole.

— Avete fatto bene — disse ancora l'abate, fermandosi in mezzo alla stanza e guardando a occhi socchiusi il priore, che finalmente cominciò a rilassarsi. Era quasi mezzanotte e Arkos era stato sul punto di ritirarsi per dormire un paio d'ore prima del Mattutino e delle Laudi. Ancora umido e spettinato dopo una recente immersione nel barile che costituiva la sua vasca da bagno, a Cheroki sembrava un orso mannaro solo parzialmente trasformato in uomo. Indossava una veste di pelli di coyote, e l'unico segno del suo ufficio era la croce pettorale che riposava sul suo petto tra il pelo nero e lampeggiava, alla luce delle candele, ogni volta che l'abate si voltava verso la scrivania. I capelli umidi gli spiovevano sulla fronte; con la corta barbetta appuntita e le pelli di coyote sembrava, in quel momento, non tanto un prete quanto un comandante militare, pieno di repressa furia di battaglia dopo un recente combattimento. Padre Cheroki, che veniva da una schiatta baronale di Denver, aveva la tendenza a reagire formalmente alle facoltà ufficiali dell'altro, a parlare con cortesia davanti al simbolo del potere, senza permettersi di vedere l'uomo che lo portava, seguendo in questo le usanze di Corte in auge in molte epoche. Così, Padre Cheroki aveva sempre mantenuto rapporti formalmente cordiali con l'anello e la croce pettorale, con l'ufficio del suo abate, ma si permetteva di vedere il meno possibile di Arkos in quanto uomo. Questo era piuttosto difficile nelle circostanze attuali, poiché il Reverendo Padre Abate era uscito di fresco dal bagno e zampettava nello studio a piedi nudi. A quanto pareva, si era appena tagliato un callo, e aveva inciso troppo profondamente: uno degli alluci sanguinava. Cheroki cercava di non notarlo, ma si sentiva molto imbarazzato.

— Sapete di che cosa sto parlando? — grugnì impaziente Arkos.

Cheroki esitò. — Vi dispiacerebbe, Padre Abate, essere più specifico… nel caso che sia connesso con qualcosa che io posso avere udito soltanto in confessione?

— Ah? Oh! Bene, sono veramente sconvolto! Voi avete udito la sua confessione, l'avevo dimenticato. Bene, inducetelo a raccontarvi tutto di nuovo, in modo che possiate parlare… sebbene, lo sa il Cielo, ormai la voce si sia sparsa in tutta l'abbazia. No, non andate subito da lui. Parlerò con voi, e voi non rispondete se tocco un argomento coperto dal segreto della confessione. Avete visto quella roba? — L'Abate Arkos fece un cenno in direzione della scrivania su cui il contenuto della cassetta di frate Francis era stato rovesciato per essere esaminato.

Cheroki annuì, lentamente. — L'aveva lasciata cadere vicino alla strada, quando è svenuto. Io l'ho aiutato a raccogliere tutto, ma non l'ho guardata con molta attenzione.

— Bene, sapete che cosa pretende che sia?

Padre Cheroki distolse lo sguardo e mostrò di non aver udito la domanda.

— Sta bene, sta bene — grugnì l'abate. — Non importa che cosa lui sostiene che sia. Andate a guardare voi stesso attentamente e decidete che cos'è, secondo voi.

Cheroki andò a curvarsi sulla scrivania ed esaminò con cura le carte, una alla volta, mentre l'abate camminava avanti e indietro e continuava a parlare, apparentemente al prete ma in realtà quasi a se stesso.

— È impossibile! Voi avete fatto bene a rimandarlo qui prima che scoprisse altra roba. Ma naturalmente questo non è il peggio. Il peggio è il vecchio di cui va blaterando. È grave. Non c'è niente che potrebbe danneggiare la causa più di un fiume di improbabili "miracoli". Qualche vera coincidenza, certamente! Si deve stabilire che l'intercessione del Beato ha prodotto fatti miracolosi… prima che sia possibile la canonizzazione. Ma questo può essere troppo! Pensate al Beato Chang, beatificato due secoli fa, e mai canonizzato… fino ad ora. E perché? Il suo Ordine divenne troppo impaziente, ecco perché. Ogni volta che qualcuno guariva da una tosse, era un intervento miracoloso del Beato. Visioni in cantina, evocazioni sul campanile: sembrava più una raccolta di storie di fantasmi che un elenco di casi miracolosi. Forse due o tre casi erano veramente validi, ma quando c'è troppa paglia… ebbene?

Padre Cheroki alzò la testa. Le nocche delle sue mani erano divenute bianche per la pressione esercitata sull'orlo della scrivania, e il suo viso sembrava teso. Pareva non avesse ascoltato. — Scusatemi, Padre Abate.

— Ebbene, la stessa cosa può capitare qui, ecco — disse l'abate, e ricominciò a camminare lentamente avanti e indietro. — L'anno scorso c'è stato frate Noyon e il suo miracoloso cappio del carnefice. Ah! E l'anno prima, frate Smirnov fu misteriosamente guarito della gotta… come? toccando una probabile reliquia del nostro Beato Leibowitz, dicevano quei giovani zotici. E adesso Francis incontra un pellegrino… che indossa che cosa?… indossa come gonnellino la stessa tela di sacco con cui incappucciarono il Beato Leibowitz prima di impiccarlo. E cosa ha per cintura? Una corda. Che corda? Ah, la stessa… — Si fermò, volgendosi a Cheroki. — Posso capire dalla vostra espressione sorpresa che questa non l'avevate ancora saputa. No? Benissimo, non potete dirlo. No, no, Francis non ha detto questo. Tutto quello che ha detto è… — L'Abate Arkos cercò di iniettare un lieve tono di falsetto nella sua voce normalmente burbera. — Tutto ciò che ha detto frate Francis è: «Ho incontrato un vecchietto, e ho pensato che fosse un pellegrino diretto all'abbazia perché andava da quella parte e portava un vecchio sacco stretto attorno ai fianchi da un pezzo di corda. Ha fatto un segno sulla pietra, e il segno era così».

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