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— Non intenzionalmente — disse lo studioso — ma in effetti voi l'avete fatto… e per gli stessi motivi che, come voi sottintendete, dovrebbero essere i miei. Se voi tentate di salvare la saggezza fino a che il mondo diventerà saggio, Padre, il mondo non l'avrà mai.

— Vedo che l'incomprensione è radicale! — disse burberamente l'abate. — Servire prima Dio o servire prima Hannegan… questa scelta spetta a voi.

— Ho poca scelta, allora — rispose il Thon. — Vorreste forse che lavorassi per la Chiesa? — Il sarcasmo nella sua voce era inconfondibile.

22

Era il giovedì dell'Ottava di Ognissanti.

In preparazione per la partenza, il thon e il suo seguito dividevano gli appunti e i documenti nel sotterraneo. Lo studioso aveva attirato un piccolo pubblico di monaci, e prevaleva uno spirito di amicizia, ora che il momento di andarsene si avvicinava.

In alto, la lampada ad arco continuava a scintillare abbagliante, riempiendo l'antica biblioteca di una dura luce biancazzurra, mentre la squadra di novizi azionava fiaccamente la dinamo a mano. L'inesperienza del novizio che sedeva in cima alla scaletta per regolare costantemente la distanza tra i due carboni dell'arco provocava scintillii irregolari: quel novizio aveva sostituito il precedente e più abile operatore, che in quel momento era nell'infermeria, con compresse umide sugli occhi.

Il Thon Taddeo aveva risposto a domande sul suo lavoro con minor reticenza del solito, non più preoccupato, evidentemente, di argomenti controversi come le proprietà di rifrazione della luce o le ambizioni del Thon Esser Shon.

— Ora, a meno che questa ipotesi sia senza senso — stava dicendo — dovrebbe essere possibile confermarla in qualche modo mediante l'osservazione. Io ho prospettato l'ipotesi con l'aiuto di alcune nuove… o meglio, di alcune antichissime forme matematiche suggerite dal nostro studio dei vostri Memorabilia. L'ipotesi sembra offrire una spiegazione più semplice dei fenomeni ottici, ma francamente, non riuscivo a pensare ad alcun metodo per sperimentarla, dapprima. E allora il vostro fratello Kornhoer mi è stato di grande aiuto. — Fece un cenno con il capo in direzione dell'inventore, sorridendo, e spiegò uno schizzo del proposto apparecchio di prova.

— Che cos'è? — chiese qualcuno dopo un breve intervallo di sbalordimento.

— Ecco… è una pila di lastre di vetro. Un raggio solare che colpisce la pila con questo angolo sarebbe in parte riflesso in parte trasmesso. La parte riflessa sarà polarizzata. Ora, noi regoliamo la pila per riflettere il raggio attraverso questo oggetto, che è un'idea di frate Kornhoer, e facciamo cadere la luce su questa seconda pila di lastre di vetro. La seconda pila è disposta in modo di riflettere quasi tutto il raggio polarizzato, e per non trasmettere quasi nulla. Guardando attraverso il vetro, difficilmente vedremmo la luce. Tutto questo è stato sperimentato. Ma ora, se la mia ipotesi è corretta, chiudendo questo interruttore sulla bobina di campo di frate Kornhoer si dovrebbe provocare un improvviso ravvivamento della luce trasmessa. Se non sarà così… — scrollò le spalle — …allora scarteremo l'ipotesi.

— Dovreste scartare la bobina, invece — propose modestamente frate Kornhoer. — Non sono certo che produrrà un campo abbastanza forte.

— Io sì. Voi avete un istinto per queste cose. Io trovo molto più facile sviluppare una teoria astratta che realizzare un metodo pratico per provarla. Ma voi avete il dono straordinario di vedere tutto sotto forma di viti, fili e lenti, mentre io sto ancora pensando a simboli astratti.

— Ma, tanto per cominciare, a me le astrazioni non verrebbero neppure in mente, Thon Taddeo.

— Noi due faremmo un'ottima squadra di ricerca, fratello. Vorrei che voi accettaste di venire da noi al collegium, almeno per un certo tempo. Credete che il vostro abate vi permetterebbe di partire?

— Non ho la presunzione di indovinarlo — mormorò l'inventore, improvvisamente imbarazzato.

Il Thon Taddeo si rivolse agli altri. — Ho sentito parlare di "fratelli assenti". Non è forse vero che qualche membro della vostra comunità è impiegato altrove, temporaneamente?

— Qualcuno soltanto, Thon Taddeo — disse un giovane prete. — Un tempo, l'Ordine forniva impiegati, scrivani e segretari al clero secolare, e alle corti reali ed ecclesiastiche. Questo, tuttavia, fu durante i tempi delle maggiori ristrettezze, qui all'abbazia. I fratelli che lavoravano altrove qualche volta hanno salvato gli altri dalla morte per fame. Ma ora non è più necessario, e avviene di rado. Naturalmente, vi sono alcuni fratelli che studiano a Nuova Roma, adesso, ma…

— Ecco! — disse il thon con improvviso entusiasmo. — Vi offro di studiare al collegium, fratello. Stavo parlando al vostro abate, ma…

— Sì? — chiese il giovane prete.

— Ecco, mentre non siamo d'accordo su alcune cose, posso comprendere il suo punto di vista. Penso che uno scambio di studenti potrebbe migliorare i nostri rapporti. Naturalmente vi verrebbe assegnato uno stipendio, e io sono sicuro che il vostro abate ne farebbe l'uso migliore.

Frate Kornhoer chinò il capo ma non disse nulla.

— Suvvia! — rise lo studioso. — Non mi sembrate compiaciuto dell'invito, fratello!

— Ne sono lusingato, naturalmente. Ma non spetta a me decidere su queste cose.

— Certo, e io naturalmente lo comprendo. Ma non mi sognerei di chiederlo al vostro abate, se l'idea vi dispiace.

Frate Kornhoer esitò. — La mia vocazione è per la Religione — disse alla fine. — Cioè… per una vita di preghiera. Noi pensiamo che anche il nostro lavoro sia una specie di preghiera. Ma quella… — e indicò la sua dinamo — …mi sembra piuttosto un gioco. Tuttavia, se Don Paulo decidesse di mandarmi…

— Partireste con riluttanza — concluse indispettito lo studioso. — Sono sicuro che potrei indurre il collegium a mandare al vostro abate almeno cento hannegan d'oro ogni anno, mentre voi sarete presso di noi. Io… — Si interruppe, per guardare le espressioni dei religiosi. — Scusatemi, ho detto qualche cosa di sbagliato?

A metà della scala, l'abate si fermò per osservare il gruppo nel sotterraneo. Parecchi visi inespressivi erano rivolti verso di lui. Dopo pochi secondi il Thon Taddeo notò la presenza dell'abate e lo salutò con un cordiale cenno del capo.

— Stavamo parlando proprio di voi, Padre — disse. — Se avete ascoltato, forse dovrei spiegare…

Don Paulo scosse il capo. — Non è necessario.

— Ma mi piacerebbe discutere…

— Potete aspettare? In questo momento ho molta fretta.

— Certamente — disse lo studioso.

— Tornerò prestissimo. — Risalì le scale. Padre Gault lo stava aspettando nel cortile.

— Lo hanno già saputo, Domne? — chiese cupo il priore.

— Non l'ho chiesto, ma sono sicuro che non l'hanno saputo — rispose Don Paulo. — Stanno facendo sciocche conversazioni, laggiù. Stanno parlando di portare frate Kornhoer a Texarkana con loro.

— Allora non l'hanno saputo, questo è certo.

— Sì. E ora, dov'è?

— Nella foresteria, Domne. C'è il medico, con lui. È in delirio.

— Quanti fratelli sanno che è qui?

— Non più di quattro. Stavamo cantando Nona quando è arrivato alla porta.

— Dite a quei quattro di non parlarne con nessuno. Poi raggiungete i nostri ospiti nel sotterraneo. Siate molto cortese, e non fateglielo sapere.

— Ma dovrebbero esserne informati prima che partano.

— Naturalmente. Ma lasciate che si preparino, prima. Sapete che questo non impedirà loro di partire. Quindi, per ridurre al minimo l'imbarazzo, aspettiamo l'ultimo minuto per dirglielo. Ora, l'avete con voi?

— No, l'ho lasciato con i suoi documenti nella foresteria.

— Andrò a vederlo. E adesso avvertite i fratelli, e raggiungete i nostri ospiti.

— Sì, Domne.

L'abate si avviò verso la foresteria. Quando entrò, il Frate Farmacista stava uscendo dalla stanza del fuggitivo.

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