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— Ecco! Ci siamo! E durante il tempo degli antipapi, quanti Ordini scismatici fabbricarono versioni proprie degli eventi, e gabellarono quelle versioni come opera di autori precedenti? Non potete sapere, non potete sapere veramente. Non si può negare che su questo continente vi sia stata una civiltà molto più progredita della nostra attuale. Basta guardare alle macerie, ai metalli arrugginiti, per saperlo. Basta scavare sotto una striscia di sabbia e si trovano le loro strade dissestate. Ma dov'è la prova dell'esistenza delle macchine che secondo i vostri storici possedevano gli antichi? Dove sono i resti dei carri che si muovevano da soli, delle macchine volanti?

— Ora sono fusi nei vomeri e nelle zappe.

— Se sono esistiti.

— Se ne dubitate, perché disturbarvi a studiare i documenti leibowitziani?

— Perché un dubbio non è una negazione. Il dubbio è uno strumento potente, e dovrebbe essere applicato alla storia.

Il Nunzio sorrise, a labbra strette. — E cosa volete che faccia a questo proposito, dotto Thon?

Lo studioso si tese in avanti, impaziente. — Scrivete all'abate di quel luogo. Assicuratelo che i documenti saranno trattati con estrema cura, e gli saranno resi non appena li avremo completamente esaminati per accertarne l'autenticità e ne avremo studiato il contenuto.

— E in nome di chi dovrò fornirgli questa assicurazione… vostro o mio?

— In nome di Hannegan, in nome vostro e in nome mio.

— Potrò dargli solo la vostra parola e quella di Hannegan. Io non ho truppe al mio comando.

Lo studioso arrossì.

— Ditemi — aggiunse in fretta il Nunzio — perché, a parte la minaccia dei banditi, insistete per esaminarli qui, invece di recarvi nell'abbazia?

— La migliore ragione che potrete dare all'abate è che se dobbiamo esaminare e provare l'autenticità dei documenti all'abbazia, una conferma non significherebbe molto per gli altri studiosi secolari.

— Volete dire che i vostri colleghi potrebbero pensare che i monaci vi abbiano raggirato?

— Uhm… è possibile. Ma è importante anche questo: se i documenti verranno portati qui, potranno essere esaminati da chiunque, nel collegio. E ogni thon che venisse qui in visita potrebbe osservarli. Ma non possiamo trasferire l'intero collegio nel deserto di sud-ovest per sei mesi.

— Capisco.

— Manderete la richiesta all'abbazia?

— Sì.

Il Thon Taddeo si mostrò sorpreso.

— Ma sarà la vostra richiesta, non la mia. Ed è giusto che vi dica che non credo che Don Paulo, l'abate, accetterà.

Il Tohn, tuttavia, sembrò soddisfatto. Quando se ne fu andato, il Nunzio chiamò il suo assistente. — Partirete per Nuova Roma domani — gli disse.

— Passando dall'Abbazia di Leibowitz?

— No, passate dall'abbazia al ritorno. Il rapporto per Nuova Roma è urgente.

— Sì, Monsignore.

— All'abbazia, dite a Don Paulo che la regina di Saba aspetta che Salomone venga a lei. Portando doni. Poi farete bene a coprirvi le orecchie. E quando Don Paulo avrà finito di esplodere, affrettatevi a ritornare, in modo che possa dire di no al Thon Taddeo.

13

Il tempo scorre lentamente sul deserto, e vi sono ben pochi cambiamenti che segnino il suo passaggio.

Erano trascorse due stagioni da quando Don Paulo aveva respinto la richiesta venutagli da oltre le Pianure, ma la questione era stata regolata soltanto poche settimane prima. Ma era stata veramente regolata? Texarkana era evidentemente scontenta del risultato.

L'abate camminava lungo le mura dell'abbazia, al tramonto, con la mascella spinta in avanti, come un vecchio scoglio baffuto contro i possibili frangenti usciti dal mare degli eventi. I capelli ormai radi svolazzavano come gagliardetti bianchi nel vento del deserto, che avvolgeva strettamente l'abito attorno al corpo e lo rendeva simile a un Ezechiele emaciato con una pancia stranamente arrotondata.

Infilò le mani nodose nelle maniche e guardò, accigliato, oltre il deserto, verso il villaggio di Sanly Bowitts che appariva in lontananza. La rossa luce del sole lanciava la sua ombra in movimento attraverso il cortile, e i monaci che la incontravano, attraversando quello spiazzo, alzavano lo sguardo, stupiti, verso il vecchio. In quegli ultimi tempi il loro superiore era sembrato di cattivo umore, dedito a bizzarri presentimenti. Si sussurrava che presto sarebbe venuto il momento in cui un altro abate sarebbe stato nominato superiore dei fratelli di San Leibowitz. Si sussurrava che il vecchio non stesse tanto bene, anzi che non stesse bene affatto. Si sussurrava che, se l'abate avesse udito tutti quei mormorii, i mormoratori avrebbero dovuto scavalcare il muro in gran fretta.

L'abate aveva udito quei mormorii, in realtà, ma per una volta tanto preferiva non badarvi affatto. Sapeva bene che quelle voci erano vere.

— Rileggetemelo ancora — disse bruscamente al monaco che gli stava immobile al fianco.

Il cappuccio del monaco sussultò lievemente in direzione dell'abate. — Quale, Domne? — chiese.

— Sapete benissimo quale.

— Sì, Monsignore. — Il monaco si frugò in una manica, appesantita da un mezzo staio di documenti e di corrispondenza: ma dopo un attimo trovò il documento che cercava. Affissa al rotolo c'era l'etichetta:

SUB IMMUNITATE APOSTOLICA HOC SUPPOSITUM EST

QUISQUIS NUNTIUM MOLESTARE AUDEAT

IPSO FACTO EXCOMMUNICETUR.

R'dissimo Domno Paulo de Pecos, 43, Abbati

(Monastero dei frati Leibowitziani,

nei dintorni del villaggio di Sanly Bowitts

Deserto di Sudovest, impero di Denver)

CUI SALUTEM DICIT Marcus Apollo

Papatiae Apocrisarius Texarkanae

— Benissimo, è quello. Leggetelo, dunque — disse impaziente l'abate.

— Accedite ad eum… - Il monaco si fece il segno della Croce e mormorò la tradizionale Benedizione dei Testi, che veniva recitata prima di mettersi a leggere e a scrivere con la stessa puntigliosità con cui veniva recitata la benedizione prima dei pasti. Perché la conservazione del sapere durante il millennio d'oscurantismo era stata la missione dei Frati di Leibowitz, e tutti quei piccoli riti servivano a tenere vivo lo spirito di quella missione.

Finita la benedizione, il monaco levò il rotolo contro il tramonto fino a che divenne trasparente. — Iterum oportet apponere tibi crucem ferendam, amice…

La sua voce era una debole cantilena, mentre il suo sguardo sceglieva le parole in mezzo a una foresta di svolazzi superflui. L'abate si appoggiò al parapetto, in ascolto, mentre osservava le poiane che volavano in cerchio sulla mesa dell'Ultima Speranza.

— Di nuovo è necessario importi una croce da portare, mio vecchio amico e pastore di miopi topi di biblioteca — cantilenò la voce del lettore — ma forse portare questa croce sarà un trionfo. Sembra che la regina di Saba venga a Salomone, dopotutto, anche se probabilmente viene per denunciarlo come ciarlatano.

"La presente è per notificarti che il Thon Taddeo Pfardentrott, Saggio dei Saggi, Studioso degli Studiosi, Biondo Figlio Illegittimo di un certo Principe, e Dono di Dio a una 'Generazione che si ridesta' si è finalmente deciso a farti visita, dopo aver rinunciato alla speranza di trasportare i vostri Memorabilia in questo felice reame. Arriverà verso la Festa dell'Assunzione, se riuscirà a sfuggire ai banditi lungo la strada. Porterà la sua sfiducia e una piccola scorta di cavalieri armati, cortesia personale di Hannegan II, la cui corpulenta persona incombe su di me mentre scrivo, e grugnisce e fa smorfie davanti a queste righe, che Sua Supremazia mi ha ordinato di scrivere, e nelle quali Sua Supremazia si aspetta che io acclami suo cugino il thon, nella speranza che tu lo onorerai convenientemente. Ma poiché il segretario di Sua Supremazia è a letto con la gotta, io sarò assolutamente franco:

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