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"Cosa strana, la nota più scoraggiante non viene da Guam ma dal Vaticano di Nuova Roma. Dopo la conclusione della Conferenza di Guam, si è risaputo che Papa Gregorio aveva smesso di pregare per la pace nel mondo. Due Messe speciali venivano cantate nella Basilica: la Exsurge quare obdormis, che è la messa contro gli infedeli, e la Reminiscere, la Messa in tempo di guerra. Successivamente, il rapporto afferma che sua Santità si è ritirato sulle montagne per meditare e per pregare per la giustizia.

"E ora una parola da…"

— Spegnete — ruggì Zerchi.

Il giovane prete che era con lui spense l'apparecchio e fissò l'abate ad occhi sbarrati. — Non ci credo!

— Che cosa? Ciò che hanno detto del papa? Non ci credo neppure io. Ma l'avevo già sentito, prima, e Nuova Roma aveva avuto il tempo di smentirlo. Ma non ha detto una parola.

— Che cosa significa?

— Non è ovvio? Il servizio diplomatico vaticano è al lavoro. È evidente che hanno inoltrato un rapporto sulla conferenza di Guam. Ed è evidente che quel rapporto ha inorridito il Santo Padre.

— Che ammonimento! Che gesto!

— È stato più di un gesto, Padre. Sua santità non dice Messe di Battaglia solo per amore di un effetto drammatico. Inoltre, molta gente penserà che lui intenda "contro gli infedeli" sull'altra riva dell'oceano, la "giustizia" della nostra parte. O, anche se la pensassero diversamente, continueranno a crederlo. — Si nascose la faccia fra le mani, se la massaggiò. — Dormire. Che cos'è dormire, Padre Lehy? Voi lo ricordate? Non ho visto un viso umano, in dieci giorni, che non avesse cerchi neri sotto gli occhi. Io sono riuscito a malapena a sonnecchiare, ieri notte, perché c'era qualcuno che gridava, nella foresteria.

— Lucifero non è l'uomo del sonno, lo sappiamo.

— Cosa state guardando, fuori dalla finestra? — chiese Zerchi con voce tagliente. — Ecco un'altra cosa. Tutti continuano a guardare il cielo, a guardare e a pensare. Se la bomba arriva, non avrete il tempo di vederla fino all'esplosione, e allora farete meglio a non guardare. Smettetela. È malsano.

Padre Lehy si allontanò dalla finestra. — Sì, reverendo Padre. Ma non stavo guardando per quello. Guardavo le poiane.

— Le poiane?

— Ce ne sono state moltissime, tutto il giorno. Dozzine di poiane… che volavano in cerchio.

— Dove?

— Sul campo della Stella Verde, sull'autostrada.

— Allora non è un segno di cattivo augurio. È soltanto sano appetito d'avvoltoio. Ah! Vado fuori a prendere un po' d'aria.

Nel cortile incontrò la signora Grales. Portava un cesto di pomodori, che posò in terra quando lo vide avvicinarsi. — Vi ho portato qualcosa, Padre Zerchi — gli disse. — Ho visto che avete tolto la scritta, e poi ho visto qualche povera ragazza dentro al portone, così ho pensato che non vi sarebbe spiaciuta una visita della vecchia donna dei pomodori. Ho portato un po' di pomodori vedete?

— Grazie, signora Grales. Abbiamo tolto la scritta per i profughi, ma non importa. Dovrete parlare con frate Elton, però per i pomodori. È lui che fa gli acquisti per la cucina.

— Oh, non li vendo, Padre. Eh-eh! Ve li ho portati gratis. Avete tanta gente da sfamare, tutti i poveracci che raccogliete qui. Così sono gratis. Dove devo metterli?

— La cucina d'emergenza è nel… ma no, lasciateli lì. Li farò portare alla forestiera.

— Li porto io, Padre. Li ho portati fin qui. — E riprese il canestro.

— Grazie, signora Grales. — E si volse per andarsene.

— Padre, aspettate — chiamò la donna. — Un minuto, vostro onore, soltanto un minuto…

L'abate represse un brontolio. — Mi dispiace, signora Grales ma è come vi ho detto… — Si interruppe, fissò il viso di Rachel. Per un momento, aveva immaginato… Aveva ragione frate Joshua? Ma no, sicuramente no. — È… una cosa che riguarda la vostra parrocchia e la diocesi, e non c'è nulla che io possa…

— Oh, no, Padre, non quello! — disse la donna. — Volevo chiedervi qualcosa d'altro. — (Ecco! Aveva sorriso! Ne era certo!) — Vorreste ascoltare la mia confessione, Padre? Vi chiedo perdono per il disturbo, ma io sono pentita dei miei peccati, e vorrei che foste voi ad assolvermi.

Zerchi esitò. — Perché non Padre Selo?

— Vi dirò la verità, vostro onore, è che quell'uomo è un'occasione di peccato per me. Vado da lui pensando tutto il bene possibile, ma basta che lo guardi in faccia una volta, e mi dimentico di me stessa. Dio lo ama, ma io non posso.

— Se lui vi ha offesa, dovete perdonarlo.

— Perdonare, è quello che faccio, è quello che faccio. Ma a buona distanza. È un'occasione di peccato per me, vi dico, perché io perdo la calma appena lo vedo.

Zerchi ridacchiò. — D'accordo, signora Grales. Ascolterò la vostra confessione, ma prima ho qualcosa da fare. Aspettatemi nella Cappella di Nostra Signora fra mezz'ora. Primo confessionale. Va bene?

— Sì, e siate benedetto, Padre! — La donna chinò più volte il capo. L'Abate Zerchi avrebbe giurato che anche la testa di Rachel ripeteva quei cenni, sia pure molto lievemente.

Scacciò quel pensiero e si diresse verso il garage. Un postulante gli portò fuori la macchina. Vi salì, regolò il quadrante per fissare la destinazione, e si abbandonò, stancamente, sui cuscini, mentre i controlli automatici mettevano in moto i meccanismi e spingevano la macchina verso il portone. Mentre varcava il portone, l'abate vide la ragazza ritta sul ciglio della strada. Aveva con sé la bambina. Zerchi premette il pulsante CANCELLATO. La macchina si fermò. — In attesa — disse il comando automatico.

La ragazza aveva un'ingessatura che la chiudeva dalla cintura al ginocchio sinistro. Si appoggiava a un paio di grucce e ansimava. In qualche modo era riuscita ad allontanarsi dalla foresteria e a varcare il portone, ma era evidentemente incapace di andare oltre. La bambina si aggrappava a una delle grucce e guardava il traffico sull'autostrada.

Zerchi aprì la porta della macchina e ne scese, lentamente. La ragazza lo guardò, poi distolse in fretta lo sguardo.

— Cosa state facendo fuori dal letto, figliola? — mormorò. — Non dovreste alzarvi, con quell'anca spezzata. Dove credevate di andare?

Lei spostò il proprio peso sull'altra gruccia, e il suo viso si torse per la sofferenza. — In città — disse. — Devo andare. È urgente.

— Non è così urgente che non possa andare qualcuno, al posto vostro. Manderò frate…

— No, Padre, no! Non può farlo nessuno, per me. Devo andare in città.

Mentiva. Zerchi era certo che mentiva. — Benissimo, allora — disse. — Vi porterò io in città. Ci stavo andando in ogni caso.

— No! Andrò a piedi! Io… — Fece un passo e boccheggiò. Zerchi la sorresse prima che cadesse a terra.

— Neppure se San Cristoforo vi tenesse le grucce, potreste arrivare fino in città, figliola. Venite, su, vi riconduco a letto.

— Devo andare in città, vi ho detto! — gridò lei, incollerita.

La bambina, spaventata dalla collera della madre, cominciò un pianto monotono. La ragazza cercò di calmarla, ma poi scattò.

— E sta bene, Padre. Mi portate in città?

— Non dovreste andarci.

— Ve l'ho detto, devo andare!

— Benissimo, allora. Lasciate che vi aiuti a salire… la piccolina… e adesso voi.

La bambina gridò istericamente quando il religioso la sollevò e la mise nella macchina, accanto alla madre; le si aggrappò e ricominciò il suo monotono singhiozzare. A causa dei vestiti sciolti e umidi e dei capelli bruciati, era difficile stabilire il sesso della creaturina, ma l'Abate Zerchi sapeva che era una bimba.

Formulò di nuovo la destinazione. La macchina aspettò una pausa nel traffico, poi svoltò nell'autostrada, nella corsia della media velocità. Due minuti dopo, quando si avvicinarono all'accampamento della Stella Verde, la fece dirigere verso la corsia più lenta.

Cinque monaci stavano davanti all'accampamento, come un solenne picchetto incappucciato. Camminavano avanti e indietro, in processione, sotto all'insegna del Campo di Misericordia, ma badavano a stare nella zona aperta al pubblico. I loro cartelli, dipinti a fresco, dicevano:

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