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— Chi vi ha detto questo, Monsignore? Voglio dire… mi sono limitato a passare a guado…

— S-s-s-sì? Bene, lasciate perdere. Perché mi avete chiamato?

— Volevate che chiamassi Spokane.

— Oh, sì. L'avete fatto?

— Sì. — Il monaco si mordicchiò una pellicina secca agli angoli delle labbra screpolate dal vento e fece una pausa imbarazzata. — Ho parlato con Padre Leone. Anche loro l'hanno notato.

— L'aumento del tasso di radioattività?

— Non è tutto. — Esitò di nuovo. Non gli faceva piacere dirlo. Comunicare un fatto sembrava sempre attribuirgli un'esistenza più completa.

— Ebbene?

— È connesso al movimento sismico di qualche giorno fa. È portato in questa direzione dai venti d'alta quota. Tutto considerato, sembra come un fallout di una esplosione a bassa quota nell'ordine di megatoni.

— Ehau! — Zerchi sospirò e si coprì gli occhi con una mano. — Lucifer ruisse mihi dicis?

— Sì, Domne, temo che fosse una bomba.

— Non è possibile che sia stato un incidente industriale?

— No.

— Ma se vi fosse in corso una guerra, lo sapremmo. Un esperimento illecito? No, neppure questo. Se volessero provare una bomba, potrebbero sperimentarla sull'altra faccia della Luna o meglio ancora su Marte, per non farsi scoprire.

Joshua annuì.

— Quindi che cosa rimane? — continuò l'abate. — Una esibizione voluta? Una minaccia? Un avvertimento?

— È tutto quello a cui riesco a pensare.

— Così questo spiega l'allarme difensivo. Eppure, nelle notizie non c'è nulla: soltanto voci e rifiuti di rilasciare commenti. E un silenzio di morte da parte dell'Asia.

— Ma l'esplosione deve essere stata registrata da qualcuno dei satelliti-osservatorio. A meno che… non mi piace pensare a questo, ma… a meno che qualcuno non abbia scoperto il modo di lanciare un missile spazio-terra oltre i satelliti, senza che nessuno possa accorgersene fino a che non è sull'obiettivo.

— È possibile?

— Se ne è parlato, Padre Abate.

— Il governo lo sa. Il governo deve saperlo. Molti governi lo sanno. Eppure noi non sentiamo nulla. Ci proteggono dall'isterismo. Non dicono così? Maniaci! Il mondo è in uno stato abituale di crisi da cinquant'anni. Cinquanta? Che cosa dico? È in uno stato abituale di crisi fin dall'inizio… ma da mezzo secolo, la tensione è quasi insopportabile. E perché, per amor di Dio? Qual è l'elemento irritante fondamentale, l'essenza della tensione? Filosofie politiche? Economia? Pressione demografica? Differenza di civiltà e di credo? Lo chieda a una dozzina di esperti, otterrà una dozzina di risposte. E adesso di nuovo Lucifero. La nostra razza è congenitamente folle, fratello? Se siamo nati pazzi, dov'è la speranza del Paradiso? Solo attraverso la Fede? O non esiste affatto? Dio mi perdoni, non intendevo questo. Ascoltate, Joshua.

— Monsignore?

— Non appena avrete chiuso bottega, venite qui… Quel radiogramma… devo mandare frate Pat in città per farlo tradurre e inoltrare regolarmente. E voglio che siate qui quando arriverà la risposta. Sapete di che si tratta?

Frate Joshua scosse il capo.

— Quo peregrinatur grex.

Il monaco impallidì lentamente. — Deve entrare in fase esecutiva, Domne?

— Sto appunto cercando di scoprire a che punto è il piano. Non parlatene a nessuno. Naturalmente, riguarderà anche voi. Venite qui da me; non appena avete finito.

— Certamente.

— Chris-tecum.

— Cum spiri'tuo.

Lo schermo si spense. La stanza era calda, ma Joshua rabbrividiva. Guardò fuori dalla finestra, in un crepuscolo prematuro carico di polvere. Non riusciva a vedere altro che lo sbarramento protettivo vicino all'autostrada, dove una processione di fari di camion accendeva aloni mobili nella nube di polvere. Dopo un po', si accorse che qualcuno era fermo vicino al cancello, dove si apriva il viale d'accesso. La figura era a mala pena visibile, controluce, quando l'aurora boreale dei fari gli passava accanto, lampeggiando. Joshua rabbrividì ancora una volta.

La figura era, inconfondibilmente, quella della signora Grales. Nessun altro avrebbe potuto essere riconoscibile in quella visibilità così scarsa, ma la forma del fardello incappucciato sulla sua spalla sinistra, e il modo in cui teneva la testa inclinata verso destra, rendevano unico il profilo della Vecchia Madama Grales.

Il monaco tirò le tende e accese la luce. La deformità della donna non gli ripugnava; il mondo si era ormai abituato a simili deformazioni genetiche. Lui stesso aveva una piccola cicatrice sulla mano sinistra, dove un sesto dito era stato asportato, durante la sua infanzia. Ma l'eredità del Diluvium Ignis era qualcosa che preferiva dimenticare, per il momento, e la signora Grales ne era uno degli eredi più cospicui.

Toccò un mappamondo posato sulla scrivania. Lo fece girare, in modo che l'Oceano Pacifico e l'Asia Orientale passassero davanti a lui. Dove? Dove, precisamente? Fece roteare il globo più in fretta, colpendolo leggermente, ogni tanto, in modo che girasse come una trottola, più in fretta e più in fretta, fino a che i continenti e gli oceani si confusero. Fate le vostre scommesse, Signori e Signore. Dove? Frenò bruscamente il globo con il pollice. Banco: paga l'India. Prego, incassi, Signora.

Era assurdo tentare di indovinare. Fece girare ancora il globo, fino a che il sostegno assiale tintinnò; i "giorni" fuggivano come istanti brevissimi… In senso inverso, notò all'improvviso. Se Madre Gaia avesse ruotato in quel senso, il sole e il resto dello scenario girevole sarebbero sorti a ovest e sarebbero tramontati a est. Rovesciando il tempo, di conseguenza? Colui che portava il mio nome disse: Non muoverti, o Sole, verso Gabaon, né tu, o Luna, verso la valle… un bello scherzo, semplice, e utile anche in questi tempi. Risali, o Sole, e tu, Luna recedite in orbitas reversas…

Continuò a fare girare il globo a rovescio, come se sperasse che quel simulacro della Terra possedesse Chronos per il tempo necessario per ritornare a zero. Un terzo di milioni di giri potrebbero cancellare abbastanza giorni per riportarla al Diluvium Ignis. Meglio usare un motore e farla roteare fino all'inizio dell'Umanità. Fermò di nuovo il globo con il pollice. Ancora una volta la divinazione fu casuale.

Eppure si tratteneva in ufficio, e temeva di ritornare a "casa". "Casa" era subito oltre l'autostrada, nelle sale infestate di quegli edifici antichi, le cui mura contenevano ancora pietre che erano state il cemento, ridotto in macerie, di una civiltà morta diciotto secoli prima.

Attraversare l'autostrada per raggiungere la vecchia abbazia era come attraversare un eone. Qui, nei nuovi edifici di alluminio e di vetro, lui era un tecnico dietro un banco da lavoro, e gli eventi erano solamente fenomeni che dovevano essere osservati in rapporto al loro Come, senza porre in discussione il loro Perché. Da questa parte della strada, la caduta di Lucifero era soltanto un'inferenza derivata dalla fredda aritmetica del chiacchierio dei contatori di radioattività, dall'improvviso scatto di un ago di sismografo. Ma nella vecchia abbazia, lui smetteva di essere un tecnico: là era un monaco di Cristo, un contrabbandiere di Libri e un memorizzatore nella comunità di Leibowitz. Laggiù, la domanda sarebbe stata: "Perché, Signore, perché?". Ma la domanda era già stata formulata, e l'abate aveva detto "Venite da me".

Joshua prese la cartella e si avviò per obbedire alla chiamata del suo superiore. Per evitare di incontrare la signora Grales, si servì del sottopassaggio pedonale: non era il momento adatto per una educata conversazione con la vecchia bicefala venditrice di pomodori.

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