— Ma che specie di…
— Lege!
Gault si trasse in disparte con gli appunti. Paulo si volse verso lo studioso e parlò con tono educato, informativo, enfatico: — A immagine di Dio Egli li creò: maschio e femmina Egli li creò.
— Le mie osservazioni erano pure congetture — disse il Thon Taddeo. — La libertà di speculare è necessaria…
— E il Signore Iddio prese l'uomo, e lo mise nel paradiso di delizie, perché lo curasse. E…
— …per il progresso della scienza. Se volete intralciarci la via con la cieca osservanza, con un dogma non ragionato, allora voi preferite…
— E Dio lo comandò, dicendo: Di ogni albero del paradiso tu potrai mangiare; ma non mangerai i frutti dell'albero della conoscenza del bene…
— …lasciare il mondo nella stessa ignoranza e superstizione contro cui affermate che il vostro Ordine…
— … e del male. Perché nel giorno in cui tu ne mangerai, tu morirai.
— …ha lottato. Non potremmo neppure combattere la carestia, le malattie, le malformazioni, o rendere il mondo un po' migliore di quanto è stato per…
— E il serpente disse alla donna: Dio sa che nel giorno in cui voi ne mangerete, i vostri occhi saranno aperti, e voi sarete come Dèi, e conoscerete il bene e il male.
— …dodici secoli, se ogni via di speculazione deve essere sbarrata e ogni pensiero nuovo denunciato…
— Non è mai stato migliore, e non sarà mai migliore. Sarà soltanto più ricco o più povero, più triste, ma non più saggio, fino all'ultimo giorno.
Lo studioso scrollò le spalle, in segno di impotenza. — Vedete? Sapevo che vi sareste offeso, ma mi avevate detto… Oh, a che serve? Voi avete la vostra versione!
— La "versione" che io stavo citando, Signor Filosofo, non era una versione del modo della creazione, ma una versione del modo in cui la tentazione portò alla Caduta. Questo vi è sfuggito? "E il serpente disse alla donna…".
— Sì, sì. Ma la libertà di speculare è essenziale…
— Nessuno ha tentato di privarvene. E nessuno si è offeso. Ma abusare dell'intelletto per ragioni dell'orgoglio e della vanità, o per sfuggire alla responsabilità, è il frutto dello stesso albero.
— Mettete in dubbio l'onorabilità dei miei motivi? — chiese il Thon oscurandosi.
— Qualche volta metto in dubbio i miei. Non vi accuso di nulla. Ma chiedete questo a voi stesso: perché vi prendete diletto di balzare a una simile bizzarra congettura da un trampolino così fragile? Perché volete screditare il passato, fino al punto di disumanizzare l'ultima civiltà? Perché non avete bisogno di imparare dagli errori degli antichi? O forse non sopportate di essere soltanto un "riscopritore" e dovete convincervi di essere anche voi un "creatore"?
Il thon sibilò un'imprecazione. — Questi documenti dovrebbero essere affidati nelle mani di persone competenti — disse, incollerito. — Che ironia è questa!
La luce vacillò e si spense. L'interruzione non era d'origine meccanica. I novizi che azionavano la dinamo avevano smesso di lavorare.
— Portate qualche candela — gridò l'abate.
Furono portate le candele.
— Scendete — disse Don Paulo al novizio che stava sulla scaletta. — E portate con voi quella cosa. Frate Kornhoer? Frate Korn…
— E andato in magazzino un momento fa, Domne.
— Bene, chiamatelo. — Don Paulo si volse di nuovo allo studioso, porgendogli il documento che era stato trovato fra gli effetti di frate Claret. — Leggetelo, se riuscite a decifrarlo alla luce delle candele, Signor Filosofo!
— Un editto del Podestà!
— Leggetelo, e rallegratevi della vostra diletta libertà.
Frate Kornhoer ritornò nella stanza. Reggeva il pesante crocifisso che era stato tolto dall'archivolto per fare posto alla nuova lampada. Porse la croce a Don Paulo.
— Come sapevate che volevo proprio questo?
— Ho deciso che era venuto il momento, Domne. — E scrollò le spalle.
Il vecchio salì sulla scaletta e riappese la croce al suo gancio di ferro. Il corpo scintillò aureo nella luce delle candele. L'abate si volse e gridò ai suoi monaci:
— Chi leggerà in questa alcova, d'ora innanzi, leggerà ad Lumina Christi!
Quando scese dalla scala, il Thon Taddeo stava già stipando gli ultimi documenti in una grande cassa, per dividerli più tardi. Guardò cautamente il prete, ma non disse nulla.
— Avete letto l'editto?
Lo studioso annuì.
— Se, per qualche improbabile eventualità, desideraste asilo politico qui…
Lo studioso scosse il capo.
— Allora posso chiedervi di chiarire la vostra osservazione a proposito dell'opportunità di porre i nostri documenti in mani competenti?
Il Thon Taddeo abbassò lo sguardo. — L'ho detto nel calore della discussione, Padre. Lo ritiro.
— Ma non avete smesso di pensarlo. L'avete sempre pensato.
Il thon non lo negò.
— E allora sarebbe inutile ripetervi la mia supplica perché intercediate in nostro favore… quando i vostri ufficiali diranno a vostro cugino che splendida guarnigione militare sarebbe questa abbazia. Ma per il suo stesso bene, ditegli che quando i nostri altari e i Memorabilia sono stati minacciati, i nostri predecessori non hanno esitato a resistere con le armi. — E fece una pausa. — Partirete oggi o domani?
— Credo che sarebbe meglio oggi — disse sottovoce il Thon Taddeo.
— Ordinerò di preparare le provviste. — L'abate si voltò per andarsene, ma si fermò per aggiungere, gentilmente: — Ma quando ritornerete, riferite un messaggio ai vostri colleghi.
— Naturalmente. Lo avete scritto
— No. Dite semplicemente che chiunque desideri studiare qui sarà il benvenuto, nonostante la scarsa illuminazione. Il Thon Maho, specialmente, o il Thon Esser Shon con i suoi sei ingredienti. Gli uomini devono dibattersi per qualche tempo nell'errore per separarlo dalla verità, io credo… purché non afferrino avidamente l'errore solo perché ha un sapore più gradevole. Dite loro anche, figlio mio, che quando verrà il tempo, come sicuramente verrà, in cui non soltanto i preti ma anche i filosofi avranno bisogno di un rifugio… dite loro che le nostre mura sono robuste.
Fece un cenno di congedo ai novizi, poi risalì le scale, per chiudersi da solo nel suo studio. Perché la Furia torceva di nuovo le sue viscere, e sapeva che si avvicinava la tortura.
Nunc dimittis servum tuum, Domine… Quia viderunt oculi mei salutare…
Forse questa volta si torcerà fino a staccarsi, pensò, quasi con speranza. Desiderava chiamare Padre Gault perché udisse la sua confessione, ma decise che sarebbe stato meglio aspettare che gli ospiti fossero partiti. Fissò di nuovo l'editto.
Un colpo alla porta interruppe la sua sofferenza.
— Non potete tornare più tardi?
— Temo che più tardi non sarò più qui — rispose una voce soffocata dal corridoio.
— Oh, Thon Taddeo… entrate, allora. — Don Paulo si raddrizzò; cercò di dominare la sofferenza, senza tentare di scacciarla, ma soltanto di controllarla, come avrebbe fatto con un servitore indisciplinato.
Lo studioso entrò e posò un fascio di carte sulla scrivania dell'abate. — Ho pensato che fosse giusto lasciarvi questi — disse.
— Che cosa sono?
— I disegni delle vostre fortificazioni. Quelli fatti dagli ufficiali. Vi suggerisco di bruciarli immediatamente.
— Perché avete fatto questo? — mormorò Don Paulo. — Dopo quello che ci siamo detti nel sotterraneo…
— Non fraintendetemi — interruppe il Thon Taddeo. — Li avrei restituiti in ogni caso… è una questione d'onore, non approfittare della vostra ospitalità per… ma non importa. Se avessi restituito prima i disegni, gli ufficiali avrebbero avuto il tempo e la possibilità di prepararne un'altra serie completa.
L'abate si alzò lentamente e tese la mano verso lo studioso.
Il Thon Taddeo esitò. — Non vi prometto alcun tentativo in vostro favore…
— Lo so.
— …perché sono convinto che ciò che avete qui dovrebbe essere aperto a tutto il mondo.