Da quanto tempo la Kelvin-Castner rapiva, come cavie da esperimento, Vivi che non potevano protestare, o che non l’avrebbero fatto comunque?
Era stato Jackson a protestare. — Thurmond, voglio parlare con te! — Ma aveva ottenuto in risposta solo uno sciocco ologramma preregistrato. — Salve, Jack. Mi dispiace di non essere lì personalmente, ma sono nel bel mezzo di una riunione che non posso lasciare. Se vuoi qualcosa da mangiare o da bere, mentre vengono presi i campioni, devi solo chiedere al sistema della stanza. Ti chiamerò quando avrò qualcosa da riferirti. Saluti cari a tua sorella.
— Thurmond, maledizione… Attivare sistema della stanza!
— Sistema della stanza attivato — annunciò la stanza. Aghi così sottili da risultare a mala pena visibili scesero simultaneamente nei ventri nudi di Shockey, Lizzie e Dirk. Vicki, ancora vestita, giaceva in un angolo sul suo fluttuante, respirando dalla maschera.
— Aprire una comunicazione prioritaria con Thurmond Rogers!
— Mi dispiace. Questo sistema può fornire solamente registrazioni e vettovaglie.
— Questa è un’emergenza medica. Comunicazione per il sistema di emergenza.
— Mi dispiace… questo sistema…
— Disattivare sistema!
Avrebbe registrato un messaggio incandescente per Rogers. Avrebbe tolto il respiratore a Vicki e visto se lei era in grado di inserirsi nel sistema. Però era Lizzie il pirata informatico, non Vicki, e Lizzie al momento aveva una sonda flessibile infilata nella gola che prelevava campioni di cellule dai suoi bronchi. Quindi Jackson non fece nulla, oltre fumare e camminare per un’ora, rifiutando di sedersi sull’unica poltrona confortevole della stanza, per rabbia o per ridicola autoflagellazione.
Quando la Kelvin-Castner ebbe preso tutti i pezzi umani che desiderava, i robot della sicurezza portarono Shockey, Lizzie, Vicki e il piccolo al tetto, li caricarono con efficienza sull’aeromobile di Jackson, tolsero loro i respiratori e fluttuarono via. Un minuto dopo, liberati i polmoni, loro si svegliarono.
— Bene che cosa stiamo aspettando? — chiese Lizzie. — Non entriamo? — Dirk si era accucciato contro il collo di sua madre, piagnucolando impaurito perché il mondo era più grande di Lizzie.
Jackson tornò all’accampamento e i tre Vivi scomparvero all’interno. — Non sono affatto contenta, Jackson — disse Vicki. — Dovevi svegliarmi. Anch’io avevo delle domande da porre.
— Non avresti ottenuto alcuna risposta.
— Non fa niente. — La donna gli lanciò un’occhiataccia. — Promettimi che non tornerai alla Kelvin-Castner e non parlerai con Rogers senza che ci sia anch’io. Il sistema di Lizzie ci può mettere in collegamento multiplo.
— Non penso…
— Io sì. Promettimelo.
E Jackson, per stanchezza o rassegnazione o riguardo o qualcos’altro, aveva promesso.
Da allora non era più accaduto nulla. Erano passati quattro giorni e Thurmond Rogers non aveva contattato Jackson né aveva risposto alle sue chiamate. Theresa passava tutto il tempo nello studio al piano superiore, di cui Jackson non doveva sapere nulla, senza presentarsi nemmeno per i pasti. Lasciava periodicamente a Jackson dei messaggi dicendo che stava bene. Jackson camminò avanti e indietro, si gingillò e si dimenticò di mangiare finché il suo fisico si ribellò. Lui si addormentò nudo nella sala di alimentazione mentre il suo corpo assorbiva le sostanze nutrienti di cui aveva bisogno.
Il quarto giorno, di mattina presto, lo chiamò Cazie. Jackson non rispose. Si rotolò su un fianco, nella camera da letto oscurata, dando la schiena alla parete schermo e lasciando che il messaggio venisse registrato.
— Jackson, rispondi. So che sei lì.
Tutto a un tratto Jackson si sentì infastidito. Perché Cazie presumeva sempre di sapere tutto su di lui?
— Ascolta abbiamo bisogno di parlare — fece Cazie. — Ho appena ricevuto un messaggio privato da un mio vecchio amico, Alexander Castner della Kelvin-Castner Pharmaceuticals. Penso di avertelo presentato una volta a una festa. Ti ricordi di lui?
Lentamente Jackson si voltò sul letto per fissare lo schermo. Nell’angolo in basso, sotto il volto di Cazie, scintillava il segnale di chiamata criptata. Stava trasmettendo su una linea fortemente schermata.
— Alex sta contattando alcuni importanti investitori, in modo molto riservato. La Kelvin-Castner ha per le mani qualcosa di veramente grosso. Qualcosa che vogliono sviluppare molto in fretta. Alex pensa di portare un prodotto farmaceutico completamente nuovo allo stadio di brevetto prima di chiunque altro. Senti questa: "riesce a superare il Depuratore Cellulare producendo effetti farmacodinamici permanenti". Le applicazioni nel mercato delle sole droghe del piacere sono sbalorditive. Si potrebbero eliminare gli inalatori!
"Alex però non sa chi altri ci stia lavorando sopra o quanto sia vicino a presentare un brevetto, quindi si deve muovere il più in fretta possibile. Ha bisogno di afflussi ingenti di capitali, talenti e tempo informatico. Jack, la TenTech dovrebbe buttarsi nell’impresa, presto e in modo massiccio. È il genere di opportunità che ci farebbe arrivare negli International Fifty. Ho messo insieme qualche dato preliminare per te. E ovviamente anche per Theresa. Però abbiamo bisogno di impegnarci presto, oggi stesso se possibile. Maledizione, Jackson, rispondi alla chiamata!
Jackson scese lentamente dal letto. Al buio, infilò gli abiti del giorno prima.
— Benissimo, forse non sei lì — continuò Cazie. — Ma dove sei? Ho già chiamato quella ridicola donna al suo accampamento di Vivi preferito, Vicki Come-cavolo-si-chiama, e ha detto che non c’eri. Se passi la notte con qualcuno, quando chiamerai per avere i tuoi messaggi, ti prego di contattarmi su una linea protetta nel mio ufficio alla TenTech. Altrimenti…
— Mi correrai dietro in capo al mondo — Jackson terminò per lei la frase.
— …ti correrò dietro in capo al mondo comunque, tesoro. È un’occasione troppo ghiotta per lasciarsela scappare.
Jackson uscì dall’appartamento. A est, il sole cominciava appena a tingere di rosa il cielo. Il sole vero, reale: al momento la cupola di Manhattan Est era trasparente. Passò per il giardino sul tetto, con le sue belle di giorno e i suoi gigli che si stavano aprendo, dirigendosi verso la propria aeromobile. Non riusciva a ricordare di essere mai stato così infuriato in vita sua.
Vicki lo aspettava all’esterno dell’edificio della tribù, una figura solitaria nel perlaceo freddo di aprile.
— L’affascinante Cazie ha chiamato prima qui — disse mentre saliva sull’aeromobile. — Ho immaginato che stesse succedendo qualcosa e sapevo che ti saresti ricordato della promessa di portarmi con te alla Kelvin-Castner.
— Come facevi a saperlo? — chiese Jackson cupo.
— Perché sapevo che, fondamentalmente, eri capace di avere l’aspetto che hai in questo momento. Vuoi dirmi cosa sta succedendo?
— Quelli della Kelvin-Castner si stanno preparando a creare un sistema di trasmissione per farmaci brevettabile, sfruttando quello che hanno scoperto dalle analisi cerebrali e dai campioni di tessuto di Shockey e di Dirk. Non gli interessa un accidente di trovare un antidoto per l’inibizione da ansia, ma sono interessatissimi alle possibilità commerciali nel mercato delle droghe di piacere offerte da un mezzo che riesce a sfuggire al Depuratore Cellulare. Hanno chiesto alla TenTech investimenti massicci.
— Gesù Cristo — fece Vicki, quasi ammirata. — La tua ex moglie ha un fiuto favoloso, eh? Per caso ha del sangue di segugio nelle vene?
— Pensi che dovremmo portare con noi anche Lizzie? — chiese Jackson. — Se ci impediscono di entrare, io non posso intrufolarmi nei sistemi informatici, e nemmeno tu.
— Non ci riuscirebbe nemmeno Lizzie, nel mezzo secondo che avrebbe a disposizione prima di essere colpita da un robot della sicurezza. Sii realistico, Jackson. Non è una Super-Insonne.