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— D’accordo, d’accordo — concesse il dottor Aranow. — Fai un bel bagno. Però sbrigati.

— Lo farò — promise Lizzie. E lo avrebbe fatto. Era preoccupata per Annie e Billy. Si sarebbe lavata e avrebbe lavato Dirk più in fretta possibile.

E forse, intanto, si sarebbe inserita in tutte le parti del sistema a cui poteva accedere dal bagno.

Interludio

DATA TRASMISSIONE: 3 Aprile 2121

A: Base Selene, Luna

VIA: stazione Terrestre di Chicago N°2, Satellite CEO 342 (Old Charter) (USA)

TIPO MESSAGGIO: Non codificato

CLASSE MESSAGGIO: Classe D, Accesso Servizio Pubblico, in accordo con la Legge Congressuale 4892-18, Maggio 2118

GRUPPO DI ORIGINE: Associazione Medica Americana

MESSAGGIO:

Lettera aperta a Miranda Sharifi,

noi, medici dell’Associazione Medica Americana, vorremmo chiederle ancora una volta tutti insieme che, come atto umanitario, lei renda disponibile alle popolazioni del mondo la sostanza medica di sua proprietà, il Depuratore Cellulare™. In quanto medici, tutti noi assistiamo quotidianamente alla sofferenza personale e al disordine sociale creati dall’improvvisa mancanza di tale farmaco. Siamo ai limiti della tragedia. Le conseguenze a lungo termine per il nostro paese, che è anche il suo, sono le più gravi immaginabili.

La preghiamo di riconsiderare la sua decisione di non elargire i mezzi per alleviare cosi grandi sofferenze.

Margaret Ruth Streibel

Presidentessa AMA

Ryan Arthur Anderson

Vicepresidente AMA

Theodore George Milgate

Segretario AMA

e i 114.822 membri dell’Associazione Medica Americana.

CONFERMA RICEZIONE: Nessuna

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Il mezzo telecomandato si abbassò sopra gli alberi, non più veloce di un uccello e di massa non maggiore. La piccola videocamera mostrava l’enclave sottostante, sempre più grande. Jennifer Sharifi, nel suo studio al Rifugio, si sporse verso lo schermo.

Aveva reso opaca la parete dello studio che dava sullo spazio profondo. Per il momento, non voleva competizione con le stelle. Esattamente come non voleva compagnia, nemmeno di suo marito Will. Soprattutto non di Will. Il resto della squadra impegnato nel progetto osservava il test dai Laboratori Sharifi. A Jennifer sembrò di essersi meritata quella soddisfazione personale.

L’enclave di California si avvicinò sempre di più. Fino a quel momento si erano occupati di sedici accampamenti di Vivi, ma erano stati soltanto tentativi preliminari. Quella era la prima enclave di Muli che sarebbe stata penetrata dal virus di Strukov, e la prima su cui testare il veicolo telecomandato, il mezzo di diffusione, decisamente più sofisticato, creato dal fornitore peruviano di Jennifer. Per infettare i Vivi era stato necessario trafiggere solo una tenda di plastica. Le enclavi protette dagli scudi a energia-Y erano tutt’altra questione. L’enclave California era, fondamentalmente, un primo passo abbastanza facile.

— Cinquantotto minuti — annunciò una voce priva di inflessione da un differente terminale inserito in un angolo, dall’altra parte della stanza. Jennifer non si voltò.

L’enclave al nord della California era piccola, originariamente soltanto una colonia per le vacanze arroccata sulla costa del Pacifico. Quattrocentosettanta Muli vivevano sotto uno scudo a energia-Y che si estendeva per quattrocento metri al di sopra dell’oceano, fissandosi poi profondamente nel fondale. Sotto la cupola invisibile c’erano lussureggianti giardini modificati geneticamente, una spettacolare spiaggia artificiale, case nanocostruite di fantastiche dimensioni e lusso e soltanto armamenti di secondaria importanza. Durante le Guerre del Cambiamento, la sicurezza era stata potenziata, ma la difesa no. Perché mai doveva verificarsi un attacco in forza contro una piccola enclave di vacanza formata per la maggior parte da anziani in pensione? I ladri non erano in grado di penetrare oltre uno scudo a energia-Y. Non era necessario altro.

Alle enclavi, tuttavia, piacevano gli uccellini. Gabbiani, condor, picchi, passerotti e altri uccelli marini esotici modificati. Non c’era alcun motivo per temere gli uccelli. I Vivi non possedevano la tecnologia necessaria per una guerra batteriologica, non erano in grado di rubarla e, semmai ci fossero riusciti, nemmeno di comprenderla. Tutti lo sapevano. A diciassette metri dal suolo, lo scudo permetteva l’ingresso agli uccelli.

Il mezzo telecomandato attraversò lo scudo, lento quanto un uccello. Nessuno lo notò. Lentamente, il veicolo scese, mentre il suo zoom mostrava un numero crescente di dettagli. L’ultima immagine venne trasmessa da dodici metri sopra un giardino elegante, color porpora: piscina dall’acqua violetta, cespugli di fiori viola, di cui perfino gli steli riprendevano sfumature lavanda, malva, lilla, orchidea o eliotropo. Un coniglio color prugna, modificato geneticamente, sollevò gli occhi violetti verso il cielo. Le lenti mostrarono le pupille scure e dolci degli occhi, inchiostro su seta dipinta.

Il mezzo telecomandato esplose senza rumore. Una sottile nebbiolina ricoprì un’area molto più vasta di quanto si sarebbe immaginato. Nello stesso istante, tutti i resti della sonda si dissolsero negli atomi che li componevano. Le brezze artificiali dell’enclave, unite a quelle naturali provenienti dall’oceano, diffusero ulteriormente la nebbiolina. Nell’enclave c’erano costantemente ventotto gradi: le finestre delle ville lussuose erano aperte per consentire all’aria profumata di fiori di entrare. Su uno schermo alla destra di Jennifer, suonò un campanello.

— Signora Sharifi, una chiamata da parte del dottor Strukov.

Jennifer si voltò verso lo schermo. Prima ancora di accettare la chiamata, l’ologramma di Strukov era lì, dimostrando, senza bisogno di parole, la superiorità dei codici di sovrapposizione dello scienziato. Jennifer non si permise di lasciar trapelare reazioni.

— Buon giorno, signora Sharifi. Ovviamente, ha visto la trasmissione.

— Sì.

— Senza alcun problema, vero? Confido che il pagamento sia stato accreditato a Singapore.

— Sì.

— Bene, bene. E il programma di consegna rimane inalterato?

— Sì. — Altre enclavi da usare come test, meglio protette, per arrivare fino ai bersagli militari e governativi. Quelli erano i più difficili da penetrare e i più cruciali. Se Strukov fosse riuscito a infettare le enclavi federali di Brookhaven, Cold Harbor, Bethesda, New York, e Washington Mall, e le basi militari in California, Colorado, Texas e Florida, avrebbe infettato qualunque cosa.

La porta dello studio si aprì e si chiuse. Contro i suoi espressi desideri. Will si rivolse all’immagine di Strukov: — Al momento procede tutto benissimo ma ovviamente non abbiamo ancora alcuna prova che questa versione del suo virus funzioni.

Lei non era mai riuscita a insegnare a Will il vantaggio tattico che si otteneva non mostrando rivalità.

— Ma certo che funzionerà — rispose Strukov. Sorrise mostrando una dentatura perfetta. — Dubita forse del meccanismo di diffusione? Quella è una responsabilità che non riguarda me, ma i vostri tecnici peruviani. Forse dovreste sottoporre i dubbi su quella tecnologia alla vostra brillantissima nipote, Miranda Sharifi.

— Questo è quanto, dottor Strukov — concluse Jennifer.

— A bientôt, madame.

— Non mi fido di lui — commentò Will quando la comunicazione si interruppe.

— Non c’è alcun motivo per non farlo — rispose calma Jennifer. Avrebbe dovuto riconsiderare la posizione di Will Sandaleros come socio e come marito. Se non riusciva a trattenere il suo disprezzo e la sua gelosia…

— Non vuole ancora consegnare un campione del virus ai Laboratori Sharifi per un’analisi. I nostri esperti genetici non riescono a produrre alcun modello ipotetico congruente. La biochimica del prodotto e così maledettamente indiretta…

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