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— Ha paura di rendere la sua vita troppo automatica. Lei ritiene che nel bisogno fisico abbia inizio la ricerca spirituale, le sue radici e la sua fonte.

— Sì! — esclamò sbalordita Theresa. — Oh, sì! Soltanto…

— Soltanto che cosa, signorina Aranow? — Sorella Anne si sporse in avanti sulla sedia, una sedia di legno naturale ben stagionato che il suo corpo nonCambiato non avrebbe consumato una molecola dopo l’altra, finché la parte solida non si fosse trasformata nello scheletro vuoto di se stessa. La sedia di Sorella Anne sarebbe rimasta una sedia. L’espressione di Sorella Anne era calda come quella di Jackson e Cazie ma in qualche modo diversa, non… non che cosa? Non carica di attenzioni per Theresa, non impietosita, non accondiscendente. Sorella Anne non pensava che Theresa Aranow fosse una debole o una pazza.

Le parole presero a sgorgarle fuori. Guardando quel volto calmo e comprensivo, la paura degli estranei di Theresa scomparve, non si sa come, e le parole si riversarono all’esterno, come un’ondata di marea, irrefrenabili.

— Ho sempre voluto qualcosa, cercato qualcosa, per tutta la vita, soltanto che non ho la minima idea di cosa sia! E nessun altro ha dato l’impressione di avere un tale bisogno o anche solo di capire quello di cui parlavo, perfino persone buone che io so essere buone. Persone che amo. Mi guardano come se fossi pazza. A dire il vero, sono pazza. Sono depressa, soffro di agorafobia e sono fortemente inibita a livello neurologico. Non ho lasciato l’appartamento per oltre un anno, eccetto una volta, e anche in quell’occasione… Nessun altro prova quello che provo io. Voglio che ci sia qualcosa… di grande. Di più grande di me. Qualcosa nell’universo a cui aggrapparsi, che dia alla mia vita un qualche tipo di significato. Ho mentito, sa, confermando che sono nonCambiata perché non voglio che le cose siano troppo automatiche. Sono automatiche, per me. Sono ricca e ho un fratello che mi ama, che si pone fra me e il mondo e non ho mai bisogno di preoccuparmi o di lottare per nulla, certo non per avere il pane quotidiano, che mi viene inviato, cucinato e servito da robot che… mentre la maggior parte delle persone in questo paese è lì fuori senza sicurezza, coni a energia-Y o cure mediche per i bambini che sono nati senza siringhe del Cambiamento. Non che io pensi che il Cambiamento sia un bene, è che sono confusa sul Cambiamento. Lo so. Ma il motivo per cui sono sempre stata diversa è che voglio qualcosa che nessuno può avere. Jackson dice che non può averlo nessuno perché non esiste. Io voglio la verità! Una verità che sia reale e solida e che si possa usare per capire come vivere la propria vita e che cosa significa la vita. Oh, so che non esiste questo genere di verità assoluta e che è stupido e infantile andarla a cercare, ma io "l’ho fatto". Quanto meno ci ho provato. Mi sono fatta aiutare da Thomas per le ricerche sul cristianesimo, lo zen, lo yagaismo, l’induismo e il Testo del Cambiamento Scientifico. Non sono particolarmente intelligente, Sorella, forse è andato storto qualcosa durante la mia fertilizzazione in vitro, e forse non capisco molto di quello che Thomas mi ha riportato. Però ci ho provato. E mi sembra che tutti quei credo si contraddicano a vicenda, che dicano tutti cose diverse e, in questo caso, come possono essere tutti veri? Inoltre si contraddicono al loro interno, con parti dei loro dogmi che non trovano corrispondenza in altre o che non trovano corrispondenza in quello che io mi vedo attorno, nel mondo, e così come può essere vero "anche uno" di loro? Non lo sono! A questo punto però non mi resta altro che questo struggimento, e nessun altro che conosco sembra provarlo, così finisco col trovarmi tanto sola che penso di morire. Ho pensato seriamente al suicidio, ma che effetti avrebbe su Jackson che si sente già così responsabile per me? Non posso. Non sarebbe giusto. Soltanto… come faccio a sapere che cosa è "giusto" se non riesco a scoprire cosa è vero? Quindi vado avanti a vivere in questo "vuoto" e talvolta il vuoto è così grande e buio e denso che penso di soffocare o di perdermi finché non potrò più essere trovata. Non riesco a trovarmi, voglio dire, soltanto che non è me stessa quello che voglio! È troppo poco trovare solo se stessi!

Theresa si bloccò, ansante. Ma cosa aveva detto? Aveva buttato fuori tutta quella roba con un estraneo, quella donna composta che lei non conosceva nemmeno, come una specie di bambina piagnucolante.

— Hai ragione nella ricerca — disse Sorella Anne — ma hai torto nelle conclusioni.

Parlava con estrema convinzione, tuttavia Theresa si sentiva confusa: non riteneva di avere tratto alcuna conclusione, non era mai stata in grado di arrivarvi. Non era proprio quello il problema?

— Non capisco, Sorella.

— Quanti anni ha, signorina Aranow?

— Diciotto — e aspettò il sorriso. Non arrivò.

— Ha detto che i credo che ha esaminato, dallo yagaismo allo zen, si contraddicono tra loro, e che sono contraddittori al loro interno o confronto all’esperienza osservata e che quindi non possono essere veri. È quello il suo errore.

— Come? — interrogò Theresa. — Qual è il mio errore?

— Sono tutti veri. Tutti, fino all’ultimo dei credo che lei ha nominato. Oltre all’ateismo, il druidismo, il cannibalismo e la devozione al demonio.

Theresa la fissò sbalordita.

— Il fatto è, mia piccola bambina perduta, che la verità non è così semplice. È solida, ampia e tanto lucente da spazzare via le tenebre… ma non è semplice.

— Non capisco. — Theresa si sentì mancare. Ebbe un’improvvisa immagine di Cazie che osservava Sorella Anne da un angolo della stanzetta dalle pareti bianche: Cazie con la testa inclinata, gli occhi dorati accesi di disprezzo, che sorrideva alle spalle di loro due. Che sorrideva sempre. "Ironia, Tessie. Non perdere l’ironia."

— Tutto risulta vero, in diverse circostanze. Gli uomini sono buoni, gli uomini sono peccatori. Dio è onnipotente e Dio non può scegliere per ogni anima. L’amore è più grande della giustizia e la giustizia è più grande dell’amore. In quale altro modo la Chiesa poteva cambiare nel corso di oltre due millenni ed essere ancora la Chiesa? A volte le eresie devono essere sradicate e distrutte, e a volte gli eretici devono essere accolti, a volte ancora, gli eretici siamo noi stessi. Tutto questo è vero. Tuttavia l’umanità non può vedere tutta la verità nello stesso momento e così, in ogni epoca, vediamo quello che possiamo. Ci sono mode nella verità come in tutto il resto. E, sotto le mode, regna la grandezza.

— Ma Sorella, se tutto è vero…

— Allora il compito del singolo è di mettere da parte l’egotismo della percezione e di vedere tutto quello di Dio che ognuno può.

L’egotismo della percezione. Theresa lottò con quel concetto. — Vuole dire che non possiamo vedere tutto e che dobbiamo fidarci del fatto che il resto esista? Sulla fiducia?

— Questo è una parte. Ma c’è di più. Dobbiamo mettere da parte letteralmente la piccolezza delle nostre percezioni, i limiti delle nostre percezioni, e vedere ciò che prima ci era nascosto.

— Ma "come"? — E poi, più pacatamente: — Come?

Sorella Anne si alzò e si avvicinò alla porta. La aprì e il suono glorioso si riversò nuovamente nella stanza: trenta, cinquanta voci innalzate nel canto, ardenti e pure, un impeto inebriante e fragrante come il profumo delle notti estive. Theresa chiuse gli occhi e si chinò in avanti, come se il canto fosse un flusso fisico e lei vi stesse entrando.

— Così — fece Sorella Anne.

"L’ironia è sempre la migliore difesa contro l’autoillusione" diceva Cazie.

— È anche la miglior difesa contro qualsiasi sentimento genuino — rispose tranquillamente Sorella Anne, e Theresa sbarrò gli occhi e sentì il cuore accelerare, finché non si rese conto che doveva avere pronunciato le parole di Cazie a voce alta.

Anche Theresa si alzò, senza saperne il perché. I vespri si alzavano e abbassavano attorno a lei, un mare di suono dolcissimo, palpabile e possente come un’ondata di acqua fresca. Il cuore le accelerò nuovamente, ma senza il rischio che le venisse un attacco. Respirava lentamente e profondamente. "Sì", disse qualcosa in una parte profonda della sua mente. "Sì, sì, sì!"

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