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Sulle Pianure, le forze laredane avrebbero dovuto aprirsi la strada verso casa combattendo fra le tribù nomadi, soltanto per deporre le armi ai propri confini, perché la loro nazione e i loro parenti erano tenuti come ostaggi.

— Una vera tragedia! — disse il Thon Taddeo, con evidente sincerità. — A causa della mia nazionalità, mi offro di partire immediatamente.

— Perché? — chiese Don Paulo. — Voi non approvate le azioni di Hannegan, non è vero?

Lo studioso esitò, poi scosse il capo. Si guardò intorno, per essere certo che nessuno li ascoltasse. — Personalmente, le condanno. Ma in pubblico… — E scrollò le spalle. — C'è il collegium cui devo pensare. Se si trattasse soltanto del mio collo, allora…

— Comprendo.

— Posso dirvi in confidenza una mia opinione?

— Naturalmente.

— Allora qualcuno dovrebbe distogliere Nuova Roma dal pronunciare minacce oziose. Hannegan è capacissimo di crocifiggere parecchie dozzine di Marcus Apollo.

— E allora nuovi martiri saliranno in Cielo; Nuova Roma non pronuncia minacce oziose.

Il thon sospirò. — Immaginavo che l'avreste presa in questo modo. Ma rinnovo la mia offerta di andarmene.

— Sciocchezze. Qualunque sia la vostra nazionalità, la vostra umanità fa di voi il benvenuto.

Ma c'era stata una frattura. Lo studioso stette molto sulle sue, in seguito, e conversava soltanto raramente con i monaci. I suoi rapporti con frate Kornhoer divennero notevolmente formali, sebbene l'inventore trascorresse un'ora o due, ogni giorno, nella manutenzione e nell'ispezione della dinamo e della lampada e si tenesse informato dei progressi del lavoro del thon, che procedeva con una rapidità insolita. Gli ufficiali si avventuravano solo raramente fuori della foresteria.

C'erano sintomi di un esodo dalla regione. Voci inquietanti continuavano a giungere dalle Pianure. Nel villaggio di Sanly Bowitts, la gente cominciava a trovare improvvisamente buone ragioni per partire tutto d'un tratto per qualche pellegrinaggio o per visitare altre terre. Persino ì mendicanti e i vagabondi se ne andavano. Come sempre, i mercanti e gli artigiani si trovarono di fronte alla spiacevole alternativa di abbandonare le loro proprietà ai ladri e ai saccheggiatori o di rimanere sul posto per vederle saccheggiare. Un comitato di cittadini, guidato dal podestà del villaggio, visitò l'abbazia per chiedere rifugio per la cittadinanza, in caso di invasione.

— La mia offerta definitiva — disse l'abate, dopo parecchie ore di discussione — è questa: accoglieremo tutte le donne, i bambini, gli invalidi e i vecchi, senza fare domande. Ma per quanto riguarda gli uomini capaci di maneggiare armi, considereremo ogni caso individualmente, e può darsi che dobbiamo respingerne molti.

— Perché — chiese il podestà.

— Dovrebbe essere chiaro persino per voi! — disse Don Paulo con voce tagliente. — Può darsi che noi stessi veniamo attaccati, ma a meno che non ci attacchino direttamente, noi cercheremo di restarne fuori. Non permetterò che questo luogo sia usato da chicchessia come una guarnigione da cui sferrare un contrattacco, se sarà solo il villaggio a venire investito. Quindi, nel caso dei maschi abili a portare armi, dovremo insistere per ottenere una promessa… difendere l'abbazia ai nostri ordini. E decideremo caso per caso se la promessa è degna di fede o no.

— È ingiusto! — ululò un membro del comitato. — Voi volete discriminare…

— La discriminazione verrà praticata soltanto nei confronti di chi non meriterà fiducia. Perché? Speravate di nascondere qui un esercito di riserva? Ebbene, non vi sarà permesso. Non piazzerete una milizia cittadina, qui fuori. Questa decisione è definitiva.

Considerate le circostanze, il comitato non poteva rifiutare qualunque aiuto venisse offerto. Non vi furono ulteriori discussioni.

Don Paulo aveva intenzione di accogliere tutti, quando fosse venuto il momento, ma per il momento intendeva sventare tutti i progetti del villaggio che comprendessero l'abbazia in un piano militare. Più tardi sarebbero venuti degli ufficiali da Denver, con richieste eguali; avrebbero pensato meno a salvare delle vite che a salvare il loro regime politico. E intendeva dare anche a loro una risposta simile. L'abbazia era stata costruita per essere una fortezza di fede e di dottrina, e intendeva conservarla tale.

Il deserto cominciò a brulicare di viaggiatori che venivano dall'Est. Commercianti, cacciatori e mandriani che si spostavano verso occidente, portavano notizie dalle Pianure. La pestilenza del bestiame si spargeva come un incendio fra le mandrie dei nomadi; sembrava imminente la carestia. Le forze di Laredo avevano subito continui sfaldamenti e ammutinamenti, dopo la caduta della dinastia laredana. Parte dei soldati erano ritornati in patria, come era stato loro ordinato, ma altri si erano accinti, per un terribile voto, a marciare su Texarkana e a non fermarsi fino a che non si fossero impadroniti della testa di Hannegan II o fossero morti nel tentativo. Indeboliti da quella divisione, i laredani venivano gradualmente spazzati via dalle continue scaramucce dei guerrieri di Orso Pazzo che erano assetati di vendetta contro coloro che avevano portato la moria fra le loro mandrie.

Si vociferava che Hannegan avesse generosamente offerto di accogliere i sudditi di Orso Pazzo come dipendenti e protetti, se avessero giurato fedeltà alla legge "civile", se avessero accettato i suoi ufficiali nei loro consigli e se avessero abbracciato la Fede Cristiana. "Sottomettersi o morire di fame" era la scelta che il fato e Hannegan offrivano ai popoli nomadi. Molti preferivano morire di fame piuttosto di giurare lealtà a uno stato di agricoltori e di mercanti. Si diceva che Hongan Os andasse ruggendo la sua sfida verso sud, verso est e verso il cielo; e per sottolineare quest'ultima bruciava uno sciamano al giorno per punire gli dèi tribali del loro tradimento. Minacciava di diventare cristiano se gli dèi cristiani lo avessero aiutato a massacrare i suoi nemici.

Fu durante una breve visita di un gruppo di pastori che il Poeta scomparve dall'abbazia. Il Thon Taddeo fu il primo a notare l'assenza del Poeta dalla foresteria e a chiedere notizie del vagabondo verseggiatore.

Il viso di Don Paulo si contrasse per la sorpresa. — Siete certo che se ne sia andato? — chiese. — Spesso trascorre qualche giorno nel villaggio, o va alla mesa per discutere con Benjamin.

— Manca tutta la sua roba — disse il thon. — Dalla sua stanza è scomparsa ogni cosa.

L'abate storse la bocca. — Quando il Poeta se ne va, è un brutto segno. Fra l'altro, se è veramente scomparso, vi consiglierei di fare un immediato inventario delle vostre proprietà.

Il thon assunse un'espressione pensierosa. — Dunque i miei stivali…

— Senza dubbio.

— Li avevo messi fuori dalla stanza perché venissero lucidati. Ma non mi sono stati resi. Fu lo stesso giorno in cui tentò di abbattere la mia porta.

— Di abbattere… chi, il Poeta?

Thon Taddeo ridacchiò. — Temo di essermi divertito un po' alle sue spalle. Io ho il suo occhio di vetro. Ricordate la sera in cui lo abbandonò sulla tavola del refettorio?

— Sì

— Lo presi io.

Il thon aprì la borsa, vi frugò per un attimo, poi posò sulla scrivania l'occhio di vetro del Poeta. — Sapeva che l'avevo io, ma ho continuato a negarlo. Però da allora ci siamo divertiti alle sue spalle, inventando addirittura la voce che fosse in realtà l'occhio di vetro, perduto da molto tempo, dell'idolo Bayring, e che avrebbe dovuto essere riportato al museo. Il Poeta è diventato frenetico, dopo un poco. Naturalmente avevo intenzione di restituirglielo prima di ripartire. Pensate che ritornerà, dopo che ce ne saremo andati?

— Ne dubito — disse l'abate, rabbrividendo leggermente mentre fissava il globo oculare. — Ma lo conserverò per lui, se volete. Sebbene sia probabile che il Poeta compaia a Texarkana per cercarlo lì. Sostiene che è un talismano potente.

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