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E così, finalmente, il caso Reich era pronto per l’istruttoria, per quel temibile cacciatore di fatti e prove che era il giudice Peetcy.

Powell e i suoi uomini erano riuniti appunto nell’ufficio di Peetcy. Nel centro della stanza era stata portata una tavola rotonda e su di essa era stato costruito un modellino trasparente delle camere incriminate della villa Beaumont, in cui figuravano automi in miniatura riproducenti le fattezze dei personaggi coinvolti nel delitto. Si trattava di un capolavoro dei tecnici del laboratorio legale; i modelli erano straordinariamente somiglianti agli originali. Sulla tavola erano anche accumulati i documenti raccolti nel corso dell’indagine, pronti per essere presentati a quella specie di spauracchio che era Peetcy.

Peetcy stesso occupava l’intera parete circolare del suo ufficio. I suoi molti occhi ammiccavano, dardeggiando freddi sguardi sui presenti. La sua memoria prodigiosa produceva sibili e ronzii. La sua bocca, un altoparlante, era aperta in un’espressione di stupore per l’umana stupidità. Le sue mani, gli innumerevoli tasti di una complicata macchina per scrivere, posavano accanto ai rulli del nastro, pronti a richiamare tutti alla realtà dei fatti.

Il signor Peetcy era il Calcolatore Legale di Accuse dell’ufficio del Procuratore Distrettuale; era una specie di giudice, in realtà, le decisioni del quale erano per tutti inappellabili.

— Per cominciare non incomoderemo Peetcy — disse Powell al Procuratore Distrettuale. — Daremo prima un’occhiata ai modelli e ne controlleremo l’azione in rapporto ai vari elementi raccolti. I vostri uomini hanno i dati temporali. Se vi capita di notar qualcosa che sia sfuggito ai nostri bravi collaboratori prendetene nota.

Fece un cenno a Kr I/2t il sempre insoddisfatto Capo Laboratorio, che premette un pulsante. Istantaneamente il modello s’illuminò e i pupazzi cominciarono a muoversi. L’accompagnamento acustico creava una perfetta illusione di realtà. Si udivano echi di musiche, risate, voci. Nel salone di casa Beaumont un minuscolo pupazzo pneumatico raffigurante Marie Beaumont salì lentamente sul palco con un libriccino in mano.

— A questo punto sono le ventitré e nove minuti — disse Powell al Procuratore. — Guardate l’orologio posto sopra il modellino: è sincronizzato con lo svolgersi dell’azione.

In silenzio i rappresentanti della sezione legale studiavano la scena e prendevano rapide annotazioni, mentre gli automi riproducevano atti e movimenti rivelati dai Molecolari, riferiti dai testimoni e scoperti dagli agenti di Powell. Nella casa in miniatura le luci si spensero. Il gioco della Sardina cominciò. La figurina di Reich entrò allora nella sala da musica, vi incontrò Duffy Wygs e il giovane Chervil, salì alla camera delle orchidee, tramorti i custodi e entrò nella stanza per assassinare D’Courtney.

Il piccolo dramma giunse a termine con l’uscita in massa degli ospiti dalla sala di proiezione, e l’irruzione nella camera delle orchidee dove i pupazzi si radunarono intorno al minuscolo cadavere. Là essi s’irrigidirono in un grottesco quadretto.

— E questo è il quadro completo — disse Powell. — Ora rivediamocelo punto per punto e passiamolo a Peetcy. Anzitutto l’occasione… I Rivelatori Molecolari non possono sbagliare. Reich salì due volte come abbiamo visto nel modellino; una volta per compiere il delitto, una seconda con la folla. Avvocati, non avete nessuna difficoltà da opporre?

— Quel gioco della Sardina — disse il Procuratore Distrettuale.

— Reich acquistò il libro e lo mandò a Marie Beaumont.

— Come faceva a sapere che avrebbe organizzato proprio quel gioco?

— Conosceva la sua passione per i giochi di società. Sardina era l’unico gioco la cui istruzione si potesse leggere chiaramente nel libro.

Il Procuratore si grattò la testa. — Ce ne vuole per convincere Peetcy. Ma non sarà male tentare.

Crabbe, che stava riprendendosi visibilmente, sbottò indignato: — Non ho mai approvato l’uso di questo mostro meccanico. E non sono d’accordo nemmeno adesso.

Son cominciò a introdurre nell’orecchio di Peetcy i dati già vagliati. — Avete pienamente ragione, signor commissario.

— Ora il metodo — disse Powell. — Prima questione: Come ha fatto Reich a tramortire i custodi? Kr I/2t?

— E inoltre, signori… — proseguì Crabbe.

— Ionizzatore Rhodopsin — interruppe Kr I/2t. Porse a Powell una sfera di materia plastica e Powell la mostrò agli altri. — Un tipo a nome 1/4 Maine l’ha sviluppata per la polizia privata di Reich. Ho pronta la formula empirica del procedimento perché possa essere vagliata da Peetcy, e ho qui pure l’esemplare costruito da noi. Nessuno vuol provarlo?

— E inoltre, signori miei…

— Oh, provate voi, Crabbe — disse Kr I/2t con offensiva gaiezza. — Non crederete mai alle nostre parole se non farete l’esperienza da voi stesso. Non c’è nessun pericolo. Semplicemente sarete non compos per sei o sette…

Il bulbo di materia plastica esplose tra le dita di Powell. Un vivido bagliore azzurro si accese proprio sotto il naso di Crabbe. Sorpreso a metà del suo discorso, il commissario s’afflosciò sul pavimento.

— Buon Dio! — esclamò il Procuratore. Gettò un’occhiata severa a Kr I/2t. — La copertura era troppo sottile, Kr I/2t. Ora guardate un po’ che cosa avete fatto al signor commissario Crabbe.

— Che cosa ho fatto?

— Passate i dati a Peetcy — disse il procuratore cercando di controllare il proprio tono di voce per non scoppiare a ridere. — Sono sicuro che non avrò nulla da ridire in merito.

Adagiarono il commissario su una poltrona. — Ora il metodo con cui è stato compiuto il delitto — ripeté Powell. — Osservate attentamente i miei gesti, signori. La mano è più rapida dell’occhio. — Mostrò a tutti una rivoltella del museo della polizia. Tolse i bossoli dagli scomparti e da uno dei bossoli estrasse il proiettile. — Ecco come si è comportato Reich, avuta tra le mani l’arma consegnatagli da Jerry Church prima del delitto: ha finto, cioè, di scaricarla. Un alibi falso.

— Falso, ma come? La pistola è scarica. È questa la deposizione di Church?

— Sì. Controllate, prego, sui vostri incartamenti.

— Allora è inutile incomodare Peetcy sottoponendogli questo problema. — Il Procuratore Distrettuale gettò via le sue carte con moto di disgusto. — Come può un bossolo uccidere se non contiene proiettile? In questi documenti non si dice che Reich abbia ricaricato l’arma.

— La ricaricò.

— Ma no — insistette Kr I/2t. — Non c’erano proiettili nella camera.

— Come, se l’avete scoperto voi stesso, Kr I/2t. Quel pezzetto di plastica che avete rinvenuto nella bocca di D’Courtney. Ricordate? Mentre non c’era traccia di zucchero candito nello stomaco.

Kr I/2t spalancò tanto d’occhi. Powell sogghignò. Prese un contagocce e riempì d’acqua una capsula di materia plastica, la inserì nell’estremità aperta del bossolo, e introdusse questo nell’arma. Alzò la pistola, mirò a una piccola sporgenza di legno, sul bordo della tavola su cui era collocato il plastico della casa e tirò il grilletto. Si udì una sorda detonazione e il legno si frantumò.

— Ma è un trucco! — esclamò il Procuratore Distrettuale. — C’era qualcosa nel bossolo oltre l’acqua.

— Con una carica di polvere, si può lanciare un’oncia d’acqua a una velocità sufficiente per sfondare la testa della vittima, se si spara per il palato. Ecco perché Reich dovette far fuoco entro la bocca. Ecco perché Kr I/2t rinvenne quel pezzetto di plastica e null’altro. Il proiettile, naturalmente, era scomparso.

— Passate a Peetcy — disse il Procuratore, con voce fioca. — Per Dio, Powell, comincio a credere che siamo di fronte a un caso vero e proprio.

— Benissimo. Ora, il movente. Ci siamo impadroniti dei libri mastri di Reich. Essi danno un quadro completo della sua situazione finanziaria. D’Courtney aveva messo Reich con le spalle al muro. Reich chiese la fusione con la D’Courtney. Fu respinta. Allora egli uccise D’Courtney. Ci trovate qualcosa da ridire?

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