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— Zitto! — sussurrò Cazie. — Non parlare! Tu resta qui.

Il robot sussurrò: — Non sono programmato per ricevere ordini di riassegnazione, signorina Aranow. Devo rimanere con lei.

Quella stupida cosa era legata a lei. Come Jomp. Theresa/Cazie assunse un’espressione truce. — Allora seguimi fra mezz’ora. Come prima.

Vacillò fino alla porta e l’aprì senza rumore. La luna era piena, alta nel cielo. "Cazie" si incamminò lungo il sentiero che costeggiava il fiume fino ad arrivare all’aeromobile. Le occorse tutta la forza di Theresa, quella in prestito, quella creata, quella naturale e una ancora che poteva essere solo un dono, per farcela.

— Oh, Dio — disse una voce. — Oh, Theresa!

Vicki Turner. La sua voce. Ma che ci faceva sul tetto del suo condominio nella notte fredda? Theresa, che era profondamente addormentata prima che l’aeromobile atterrasse, strizzò gli occhi e si ritirò contro il sedile.

— Ma guardati, Theresa. Dove sei andata? Quegli stracci… non hai un cappello? Vieni, lascia che ti aiuti…

— Ero Cazie — disse Theresa. — E la mendicante.

— Cosa? Vieni dentro, tremi. Aspettavo qui che tornassi a casa perché non sapevo proprio dove cercarti, e non osavo dire a Jackson che eri sparita. Tessie, lascia che ti aiuti, qui c’è l’ascensore…

Si era addormentata di nuovo. Stava sognando, doveva essere così, strane forme con denti enormi che le davano la caccia attraverso un giardino modificato geneticamente dove tutti gli alberi la odiavano: percepiva il loro odio rovesciarlesi addosso a ondate e non capiva che cosa avesse fatto perché loro la volessero distruggere…

— Theresa, svegliati, è soltanto un sogno. Hai gridato. Hai dormito per ore…

Sentiva il corpo bruciare. Le strane forme le avevano dato fuoco. Le faceva male la testa. — Io non… non mi sento bene.

Vicki accanto al letto con una mano sulla spalla di Theresa, rimase in silenzio. Theresa voltò la testa e vomitò sul cuscino.

Vicki aspettò che avesse finito. — Vieni, Tessie, scendi giù dall’altra parte. Non cadrai, ti tengo io, andiamo in bagno. Lì. Theresa, ascolta, è molto importante. Dov’è il roboinfermiere?

— Io… io l’ho lasciato. — Permise che Vicki le pulisse la faccia con un panno fresco. Com’era fresco. Lei stava bruciando, le forme con i denti affilati le avevano incendiato braccia e gambe e ormai le fiamme vi danzavano sopra, secche e ustionanti.

— Lasciato dove? Dove, Tess?

— A… all’accampamento.

— Un accampamento? Un accampamento di Vivi? Hai dato il roboinfermiere a un accampamento di Vivi?

— Io ero… la mendicante. — Sentì rivoltarsi lo stomaco e vomitò di nuovo.

— Theresa, all’accampamento, c’era forse qualche Vivo nonCambiato? Hai toccato qualcuno che era malato?

— Il bambino. Il suo naso…

— Cosa aveva il suo naso? Quanto era malato?

Lei non riuscì a rispondere. Il bagno turbinava e sobbalzava e lei vomitò ancora, bile nera a gocce filamentose.

Si trovò di nuovo a letto, ma il letto era pulito. Vicki le teneva un catino sotto la bocca tutte le volte che le venivano i conati di vomito. La testa le pulsava dall’interno con tale forza che lei riusciva a vedere solo dei lampi e quelli le infilzavano lance infuocate negli occhi. Vide che la stanza era un macello: buchi nelle pareti, mobili rovesciati… Era stata Vicki? Perché lo aveva fatto?

— Dov’è, Tess? Rifletti, tesoro. È importante. Dove si trova?

— Cosa? — chiese Theresa. Il volto di Vicki aveva un’espressione incalzante e intensa. Come il volto di Cazie. Nessuno poteva opporsi a Cazie. Nemmeno Jackson. Ma Theresa era troppo debole, troppo infuocata, troppo dolorante per diventare Cazie…

— Dov’è la cassetta di sicurezza, Tess? La cassetta privata di tuo padre. So che ne aveva una perché l’ho sentito dire a Jackson. Forza, Tessie, rimani in te. Dov’è la cassetta di sicurezza?

Sicurezza. Lei aveva sempre voluto essere sicura. Per tutta la vita aveva voluto essere sicura e non lo era mai stata. "Prendi un neurofarmaco, Tess." Ma quello non l’avrebbe resa sicura, lo sapeva, aveva bisogno di qualcosa di più, qualcosa di più importante…

— Dov’è la cassetta privata di tuo padre?

— Penso… nella camera da letto? La parete dietro il bagno… — Vicki corse via. Solo a quel punto Tess si rese conto che la stanza ridotta a pezzi non era la sua ma quella di suo fratello, era nel letto di Jackson e non nel suo. La camera di Jackson, che un tempo era stata quella dei suoi genitori.

Dal bagno arrivò un rumore fragoroso. Jones disse immediatamente: — Signorina Aranow. c’è un problema idraulico nel bagno padronale. Vuole che mandi a chiamare un robot di manutenzione?

— Sì… No…

Altri botti. Qualcosa di pesante che colpiva qualcos’altro, duramente. Theresa si rannicchiò nel letto di Jackson. Arrivò Vicki, tutta bagnata.

— Benissimo, è una serratura antica, meccanica. Completamente invisibile a ogni strumento elettronico. Si apre a combinazione. Qual è il codice, Theresa? Tre numeri, Theresa! Resta sveglia!

— Non so… chiama Jackson…

— Non posso raggiungerlo. La Kelvin-Castner lo ha isolato elettronicamente e forse lui non lo sa. Non posso contattare Lizzie e non so abbastanza di sistemi… aspetta un momento. "Sistemi."

— Sto… sto morendo?

— No, se riuscirò a evitarlo — disse Vicki con espressione grave. — E non se tuo fratello è sentimentale e ingenuo come penso. Jones, informazioni sul calendario!

Theresa si contrasse. Vicki parlava esattamente come Cazie. Ma com’era possibile? "Theresa" era Cazie…

Jones disse: — Che date vuole sapere, signorina Turner?

Vicki corse in bagno strillando a Jones: — Il compleanno di Jackson. Il compleanno di Theresa…

Theresa stava morendo. Ma non poteva morire, doveva cantare i vespri con Sorella Anne. Vespri, canti mattutini e… cosa c’era poi? Qualcos’altro. Il bambino Vivo nonCambiato col naso gocciolante avrebbe cantato con lei. Lei glielo aveva promesso…

— La data della laurea di Jackson in medicina — strillò Vicki.

Se Theresa fosse morta, sarebbe morto anche il bambino col naso gocciolante. "Non puoi, Jackson", disse lei arrabbiata al fantasma che le stava accanto al letto. "Non puoi fermarmi. Io posso mostrare loro come fare. Non capisci che è un dono? È sempre stato il mio unico dono. Il bisogno. Tu avevi bisogno di me, di occuparti di me."

Vicki le stava accanto, con qualcosa in mano. Aveva smesso di strillare. In effetti, Theresa era in grado a mala pena di sentirla. La voce di Vicki le giungeva da un luogo lontanissimo e sembrava ancora quella di Cazie. — Il codice era la sua data di matrimonio, maledetta la sua futile insistenza. La data di nozze con quel narcisistico succubo. Theresa, ascolta…

Vicki aveva in mano una siringa del Cambiamento.

— Ascolta, Tess. Jackson mi aveva detto di averla messo via in una cassetta di sicurezza per te. Per il giorno in cui avessi deciso di mutare la tua decisione sul Cambiamento. Hai preso una malattia dal bambino nonCambiato all’accampamento dei Vivi: doveva trattarsi di un virus a mutazione rapida. C’è ogni genere di microbo che proviene dai boschi adesso che la popolazione ospite è priva di vaccini. Tess, ti ho somministrato antivirali presi dalla scorta di Jackson ma sembra che non funzionino. Io non capisco molto di medicina, il roboinfermiere non c’è e io non posso contattare Jackson. Quindi devi farti iniettare la siringa del Cambiamento…

Theresa scosse la testa. Le lacrime le bruciavano gli occhi.

— Tessie, avresti dovuto farti iniettare comunque, prima o poi, per le radiazioni prese in Nuovo Messico. Le probabilità di cancro… io ti faccio l’iniezione, Theresa. Devo.

— D-d-d… — Non riusciva a pronunciare la parola. Dono. Il suo dono. Sarebbe andato perduto se fosse stata Cambiata, bisognava combattere per conquistare la propria anima avevano detto così tutti i grandi personaggi storici che Thomas aveva citato…

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