— La documentazione di laboratorio quotidiana…
— L’hai esaminata con grande attenzione vero? Stronzate. L’hai degnata a mala pena di uno sguardo.
Lui restò in silenzio, cercando di assorbire il colpo.
— "Io" l’ho guardata per quello che mi è potuto servire — riprese Vicki. — Non sono preparata in quel campo: per me non si trattava che di una serie di diagrammi, equazioni confuse e modelli di sostanze incomprensibili. Jackson tu devi stare col fiato sul collo della Kelvin-Castner se ti interessa davvero che venga trovato un antidoto. "Tu."
— Theresa…
— …sta guarendo. Dirk, Billy e Shockey no. Dopo tutto… — sollevò le mani, a palmi in aria, in un umile gesto implorante che Jackson non le aveva mai visto fare e di cui non la credeva capace — dopo tutto, sei un medico, no?
— Non sono un ricercatore medico!
— Adesso lo sei — disse Vicki quindi, all’improvviso, sbalordendolo, gli sorrise. — Benvenuto all’evoluzione personale.
C’erano settimane intere di rapporti. Ogni giorno il numero dei ricercatori primari cresceva: era partito da diciassette per aumentare a uno strabiliante duecentoquarantuno in dieci siti differenti disseminati nel paese. Tutti avevano mandato a Jackson copie di tutto: la registrazione di ogni conferenza, ogni procedura, ogni ipotesi, ogni versione di ogni modello informatico. Variazioni nel tasso di assorbimento, biodisponibilità, legami proteici, meccanismi di sottotipi di recettori, equazioni di efferenze nervose, modelli Meldrum, ionizzazione gangliodea, sintesi di proteine ribosomiche, tassi di interazione con il Depuratore Cellulare. Non era possibile esaminare tutto per una singola persona. Mentre cercava di farlo, Jackson cominciò a sospettare che lo scopo della documentazione inviatagli fosse proprio quello.
Cominciò anche a sospettare che parte di ciò che gli veniva mandato fosse fasullo. Però non aveva il tempo, le conoscenze o la pazienza per determinare esattamente quale parte lo fosse.
Seduto davanti al terminale del proprio studio, analizzando stampe, comprese che l’unico modo per orientarsi in tutta quella roba era usare programmi scritti apposta per ricercare schemi specifici, o specifiche linee di ricerca. O di ricerche possibili. O forse la direzione verso cui una ricerca si poteva orientare. Non esistevano programmi personalizzati simili e Jackson, che non era un esperto di informatica, non era in grado di scriverli. Figuriamoci poi se poteva intrufolarsi nella documentazione che sospettava la Kelvin-Castner non gli fornisse.
— Manda a chiamare Lizzie — disse stancamente a Vicki.
— Lizzie? Non sa nulla di ricerca sulla chimica cerebrale.
— Be’, nemmeno io. Quanto meno non abbastanza. Chiamala e dille che le invierò immediatamente un’aeromobile. Mi dovrà aiutare a scrivere dei software specializzati. Se non riuscirà a farlo, potrà intrufolarsi nella documentazione segreta della K-C. Dio sa se è brava come pirata informatico. Non voglio assumere un esterno che potrebbe rivendere le informazioni. Non ancora.
A Vicki scintillarono gli occhi. — Benissimo. Oh, a titolo informativo, Jones ha detto che Ca/.ie sta venendo a farti visita.
Jackson sollevò lo sguardo dalle pile di stampe traballanti disseminate su tutto il suo antico Aubusson. L’espressione di Vicki era attentamente neutrale. Lui riusciva ancora a sentire le sue braccia attorno al corpo, calde e solide, di fianco alla ringhiera della terrazza.
Forse l’aiuto di Lizzie non era l’unico modo per progredire.
Le disse tranquillamente: — Cazie. È venuta qui regolarmente, vero? Per vedere Theresa.
— Questa volta vuole vedere te.
— Come fai a saperlo?
Vicki fece un sorrisetto storto. — Lo so.
Ed ecco Cazie, che piombava nel suo studio come se ne fosse la proprietaria, con un frusciante abito blu elettrico e i riccioli neri che ondeggiavano: una presenza vivida che infiammò la stanza in penombra con un bagliore pericoloso che sembrò consumare anche le stampe in plastica non consumabile. Cazie lo fissò con espressione truce. — Jack! Se potessi parlare solo con te…
Vicki mormorò: — Sarebbe necessario che tu riuscissi a vedere oltre te stessa — e lasciò la stanza.
Jackson si alzò, cercando di sfruttare il fragile vantaggio della propria altezza.
— Come stai, Jack?
— Bene. — Aspettò. Era arrivato il momento chiave. Davvero. Si chiese se Cazie se ne rendesse conto.
— E Tessie?
— Sta facendo progressi proprio come da programma.
Il sorriso di Cazie era genuino. — Sono così felice! La nostra Tessie. Ti ricordi che pensavamo a lei come al bambino che non avevamo ancora avuto? Un sentimento immeritato ma non completamente falso. — Si avvicinò di un passo. Jackson riusciva a sentire l’odore del profumo di lei, fiori in un calore animale.
— La Kelvin-Castner non sta sviluppando l’antidoto — esordì Jackson. — E io posso dimostrare che tu lo sai.
Era la sua unica vera possibilità: coglierla di sorpresa, contando sul fatto che lei non si aspettava un doppio gioco da parte sua, accuse che non avevano un fondamento o menzogne. Cazie si fidava di lui, anche se gli aveva sempre lasciato capire che lui non poteva fidarsi di lei. Lui era Jackson: solido, onesto, abbagliato da lei. Facile da ingannare. Facile da controllare.
La osservò attentamente. Era brava: appena una leggera dilatazione degli immensi occhi verde dorato, un cambiamento involontario nelle pupille scintillanti. Era abbastanza. All’improvviso Jackson si sentì colpito allo stomaco.
Cazie rispose tranquillamente: — Non è vero, Jack. Ti sono stati inviati rapporti di laboratorio ogni giorno.
— Sono falsi. Tutto lo sforzo di comprensione del fattore permanenza è mirato verso il suo uso in una sostanza base per droghe di piacere.
— Non hai avuto il tempo per formulare questo genere di analisi. Anche se lo avessi avuto, ti sbagli. Vieni alla K-C e guarda coi tuoi occhi. Thurmond ti mostrerà…
— …dei veri esperimenti. Sì, non ne dubito. Qualche ricerca tenuta in piedi come paravento. Cazie, come hai potuto? Sai che cosa ha fatto questo neurofarmaco nell’accampamento di Vivi di Vicki. Cosa potrebbe fare ovunque. Nessuno sarebbe più in grado di adattarsi, di modificare le proprie abitudini quotidiane. Quando le siringhe del Cambiamento saranno finite e i bambini non potranno contare sul Depuratore Cellulare per l’eliminazione di ogni organismo dannoso che li attacca, o su tubuli trofoblastici per nutrirsi, nessuno sarà in grado di innovarsi al punto da riuscire a imparare di nuovo come agire! Nel giro di una generazione…
— Oh, dio, Jack, non cambierai mai, eh? Non fai altro che guardare la tua piccola specializzazione, il sacro modello medico senza mai lanciare un’occhiata al quadro complessivo. Solleva lo sguardo, letteralmente! I Vivi non sopravvivono da soli, come piccole e indifese lucertoline in un deserto abbandonato! Hanno Miranda Sharifi come angelo custode con un intero contingente di serafini e cherubini Super-Insonni. Miranda volerà giù da Selene quando sarà pronta, farà incendiare qualche rovo, consegnerà un antidoto e tutto finirà lì. La K-C non deve fare nulla per i Vivi e non c’è motivo per cui dovremmo farlo noi.
— Be’, c’è il piccolo dettaglio che tu lo avevi promesso "a me".
Cazie lo guardò. Dio come era bella. La donna più desiderabile che avesse mai conosciuto. Bella, intelligente, tenera quando voleva. Sua moglie, un tempo, con tutto quello che Jackson aveva sempre compreso nel termine. Qualcosa sotto le costole gli si torse. Gli provocò un gran dolore fisico sapere che non l’avrebbe mai più stretta fra le braccia.
— Jack…
— Di’ a Thurmond Rogers, il mio vecchio compagno universitario, che mi trasferirò alla Kelvin-Castner. Immediatamente. Con un esperto informatico e un legale. Esaminerò ogni rapporto personalmente, visitando ogni laboratorio nel complesso bio-schermato, "ossessionandolo" con consulenti esperti. E se…