Литмир - Электронная Библиотека
A
A

Nel corridoio, Jackson disse: — Voterò a favore dell’investimento dei fondi e concederò anche il voto di Theresa ma a una condizione. La prima linea di ricerca, la "prima" Cazie, con un impegno della maggioranza dei talenti e delle risorse, dovrà occuparsi di trovare un antidoto per il neurofarmaco originale che ha infettato i Vivi. Un antidoto che possa invertire la loro biochimica cerebrale riportandola al funzionamento iniziale. Senza l’ansia per le cose estranee e l’inibizione nei confronti delle novità e tutta quella fottuta paura. Siamo d’accordo?

Cazie esitò un solo istante. — D’accordo.

— Puoi convincere anche Alex Castner?

— Sì. — La donna sembrava sicura. Jackson si chiese all’improvviso se lei non andasse a letto con Castner. O con Thurmond Rogers.

Le disse: — Fai redigere un contratto e portamelo. Vorrò rapporti costanti e documentati sui progressi riguardanti l’antidoto, oltre alla documentazione di laboratorio.

— Nessun problema.

— E fai mettere nel contratto che dovrò essere informato ufficialmente nel minuto stesso in cui ci fossero scoperte significative o qualsiasi altra cosa che possa risultare importante, su ogni aspetto dell’intero progetto.

— L’avrai. Il contratto sarà nel tuo appartamento domani mattina. Possiamo ufficializzare l’impegno al voto anche adesso. Il tuo di persona, quello di Theresa, per interposta persona. Ma, Jack… — La sua voce tremò. — Tess si riprenderà. Occorrerà molto tempo ma guarirà.

"A lungo termine…?"

— A lungo termine dovrà venire iniettata con una siringa del Cambiamento. È l’unica cosa che possa proteggerla da eventuali tumori.

— Ma non ci sono più siringhe. A meno che tu…

— Certo che ne ho una per Theresa. Nella cassetta di sicurezza privata di mio padre. Ne ho sempre tenuta una per Theresa.

Il volto di Cazie mostrò improvvisa comprensione per quello che doveva essergli costato, come medico, agire in quel modo, con il crescere della crisi pubblica: guardare morire i bambini e sapere che avrebbe potuto salvare la vita di uno di loro. Cazie avanzò di un passo e lo abbracciò, lui glielo permise. Il suo seno pieno gli dava una sensazione soffice contro il petto, la sua testa gli si adattava in modo familiare sotto il mento. Lui era molto stanco.

Con la coda dell’occhio, scorse Vicki sparire dietro l’angolo del corridoio.

Theresa si riempì di piaghe purulente sul cranio, sul volto e sul corpo. I tessuti le si gonfiarono tanto che, se non fosse stata sotto l’effetto di potenti calmanti, perfino la pressione sul letto soffice le sarebbe risultata insopportabile. I piccoli seni si trasformarono in sacche ulcerose con capezzoli screpolati e sanguinanti.

Non riusciva a parlare. La bocca, la lingua, le gengive divennero un ammasso di ulcere come il resto del corpo bruciato dalle radiazioni. A volte, tornando brevemente allo stato cosciente, cercava di mormorare attorno al tubo endotracheale. Gli occhi gonfi fissavano con urgenza quelli di Jackson. — Ehh… mo-mo — Lui la sedava sempre. Non riusciva a tollerare quella vista.

— Progresso del paziente nei limiti della norma — diceva più volte al giorno il roboinfermiere con voce gradevole. — Desidera dati più dettagliati?

— Per l’amor di Dio, Jackson, vai a dormire — ripeteva Vicki con la stessa frequenza. — Sembri uno scarto di laboratorio di Miranda Sharifi.

— M-M-M-M… mo… mo — cercava di dire Theresa. Lui aumentava la dose di sedativo.

Due volte al giorno, come da contratto, arrivavano dalla Kelvin-Castner dati di laboratorio e risme di dati grezzi. Jackson leggeva soltanto i riassunti, stilati in tutta fretta da Thurmond Rogers. — Jack, abbiamo creato modelli al computer degli sviluppi più probabili delle proteine per la molecola iniziale, basati sulle reazioni più probabili dei siti recettori. Sfortunatamente ci sono seicentoquarantatré sviluppi di livello A possibili, quindi la sperimentazione può durare a lungo e abbiamo pensato di…

— Basta, Caroline — disse Jackson al suo sistema. — Archivia i resoconti per data, mittente e… tutto quello che serve per un protocollo di facile richiamo. "E lasciami in pace."

— Sì, dottor Aranow — rispose Caroline.

— Jack, come sta Tess? — chiedeva quotidianamente, più che quotidianamente, l’immagine di Cazie. Una volta aveva sentito Cazie parlare con Vicki nella stanza accanto. Con Vicki? Lottare, parare, duellare? Non era entrato.

Theresa perse carne che non poteva permettersi di perdere. Il suo corpo già inagrissimo si fece scheletrico, le braccia e le gambe assunsero l’aspetto di stampelle di fil di ferro, ginocchia e gomiti divennero aguzzi come scalpelli. Le ustioni spurgavano e colavano.

I rapporti sui progressi alla Kelvin-Castner, gli riferiva quotidianamente Thurmond Rogers, sembravano non procedere affatto. I modelli al computer non avevano alcun successo. Gli algoritmi, una volta esaminati, non funzionavano. C’erano soltanto possibilità, ipotesi teoriche successivamente smentite, risultati insoddisfacenti di test su animali. Avevano bisogno di una scoperta importante, spiegava Thurmond Rogers in messaggi che Jackson guardava soltanto finché non capiva dove andassero a parare. La scoperta sarebbe arrivata, diceva Rogers. Tuttavia non era ancora accaduto. — Dopo tutto, noi non siamo Miranda Sharifi e Jonathan Markowitz — aggiungeva disgustato Rogers.

— Progresso del paziente entro la norma — diceva il roboinfermiere.

— "Dormi." Il tuo equilibrio mentale è a rischio, sai? — incalzava Vicki.

— Forse un decapeptide, che innesca reazioni cellulari in…

— Mo…mo… mmmmm…

— Come sta, Jack? E "tu" come stai? "Rispondimi", maledizione…

Dopo un mese, Theresa presentava ancora ustioni da radiazioni su corpo e volto. I muscoli le si erano atrofizzati. Le piaghe smisero di spurgare. Jackson voleva che mangiasse anche se non avrebbe avuto appetito ancora per intere settimane. Per mangiare, non doveva essere sotto l’effetto dei sedativi.

Lui e Vicki appoggiarono Theresa ai cuscini. Accanto al letto, Vicki sistemò un ricco mazzo di fiori modificati geneticamente, rosa, gialli e di un arancione carico. Lasciò quindi la stanza, con discrezione. Il roboinfermiere preparò una proteina liquida che sapeva di lamponi, con una cannuccia. A Theresa i lamponi erano sempre piaciuti.

— Jack…

— Non cercare di parlare, Tessie, se ti fa male. Sei stata male, ma guarirai. Sono qui io.

Lei lo fissò senza metterlo a fuoco. Aveva la testa completamente calva, squamata, ustionata. Lentamente, però, gli occhi azzurri le si schiarirono.

— M-M-Mir…

— Ho detto di non parlare, tesoro.

— M-Mir…

Lui cedette. — Lascia che ti aiuti. "Miranda Sharifi". Sei andata a La Solana per effettuare delle ricerche per il tuo libro su Leisha Camden, vero? Per parlare con il padre di Miranda perché lui aveva conosciuto Leisha?

Theresa esitò. La testa pateticamente calva annuì leggermente. Lei si contrasse quando la parte posteriore del cranio sfregò contro il soffice cuscino.

— Mo… rti.

— Richard Sharifi è morto. Qualcuno ha bombardato La Solana e lui è rimasto vaporizzato. — Jackson capì la domanda che lei aveva nello sguardo. — No, il governo non sa chi ha fatto esplodere la bomba. Si è trattato apparentemente di un veicolo telecomandato lanciato dalle montagne del Nuovo Messico. Nessun gruppo ha rivendicato l’azione, nessuno è stato arrestato e, se l’FBI ha qualche indizio, non l’ha reso pubblico. La Base di Selene non ha contrattaccato e non ha emesso comunicati pubblici.

— Non… a… Selene.

— Che cosa non c’è a Selene? Tess, tesoro, non cercare di parlare più, vedo quanto si sta facendo male. Tutto questo può aspettare finché tu…

— Mor-ti. Miranda.

Jackson prese delicatamente la mano di Theresa. — Miranda Sharifi è morta? Non puoi saperlo, tesoro.

— Parlato… con lei. Io. L’ho… vista.

72
{"b":"120888","o":1}