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Disse: — Serra tutte le porte!

— Sono sempre serrate, signorina Aranow.

Era evidente. I pensieri di Theresa turbinavano. — Mostrami il punto dell’effrazione!

Le prose, sue e di Carlyle, scomparvero dallo schermo. Esso si attivò in modalità olografica e trasmise un’immagine grandangolare dell’atrio dell’edificio. Persone… Vivi!… stavano avanzando verso l’ascensore che disse: — Mi dispiace… questo ascensore si apre soltanto per i residenti e gli ospiti autorizzati. — Un uomo con un terminale portatile digitò qualcosa, e la porta dell’ascensore si spalancò.

Theresa si alzò, ribaltando la sedia. Le batteva forte il cuore. Erano cinque Vivi, quattro uomini e una donna, persone dalle fronti poco spaziose, menti bitorzoluti, orecchie pelose o colli taurini, vestite con vecchie tute invernali. Erano nel suo edificio. Avevano espressioni determinate e una di loro aveva un’unità mobile. Dove l’aveva presa? Durante le Guerre del Cambiamento? Ma erano finite da molti anni, no? Che cosa "avrebbe dovuto" fare?

— Cosa… cosa dovrei fare, Jones? C’è una procedura di sicurezza standard?

— Esiste una sequenza standard contra le intrusioni, organizzata in stadi progressivi. La devo iniziare? Oppure prima vuole parlare con gli intrusi non autorizzati?

— No! No, io… che cosa vogliono?

— Devo passarle un collegamento audio-video del partone tramite Thomas?

— No… sì. E inizia la sequenza contro le intrusioni!

— Tutti gli stadi, in automatico?

— Sì!

L’olopalco mostrò il corridoio fuori dalla porta dell’appartamento. Tre persone, inclusa la donna, avevano delle armi in pugno. Theresa si sentì serrare la gola e mancare il respiro. "No, non adesso, non adesso…" I Vivi non gridavano. Quello con l’unità mobile parlò in maniera calma ma a voce alta, nel tipico gergo da strada: — …prendere per i nostri bambini, noi, altre siringhe del Cambiamento. È tutto quello che vogliamo, noi. Non faremo del male a nessuno. Vi ripeto, io, che quello che vogliamo sono altre siringhe del Cambiamento, sappiamo che lei le ha, dottor Aranow, lei è un medico, lei…

— Andate via! — gridò Theresa. Le parole le uscirono strozzate, incapaci di farsi strada con vigore attraverso l’attacco di panico. Tentò di nuovo: — Andate via! Qui non ci sono siringhe del Cambiamento! Mio fratello non le tiene a casa! — Non era vero. C’erano sedici siringhe del Cambiamento nella cassetta di sicurezza.

— Cosa? Lei è il dottor Aranow, lei? Apra la porta!

— No — piagnucolò Theresa. Non riusciva a respirare.

— Allora entreremo, noi!

La porta d’ingresso si aprì. La procedura di sicurezza… perché Jones non reagiva? Cosa avevano avuto il tempo di fare a Jones quelle persone, e come sapevano come agire? Theresa si strinse le braccia attorno al corpo e prese a ondeggiare avanti e indietro, cullandosi. Jones disse: — Siete intrusi non autorizzati. Se non uscirete immediatamente, questa sistema attiverà le sue difese biologiche.

— Aspetta, Elwood, non…

— Ho abbattuto le difese, io. Avanti!

— Ma tu…

— Le siringhe…

— Attivazione, ora — disse Jones e, all’improvviso, l’olopalco si riempì di gas giallastro che spuntava fuori da tutte le parti. Era "davvero" ovunque. Anche lo studio di Theresa improvvisamente ne fu pieno. Ansimando per tirare il fiato, lei inalò il gas nei polmoni e…

… sentì staccarsi gambe e braccia.

Theresa cadde a terra. Riusciva a vedere braccia e gambe stese accanto a lei, chiaramente staccate. Ma no, non potevano essere sue, perché non c’era sangue. Erano le braccia e le gambe di qualcun altro. Degli intrusi? Ma come avevano fatto ad arrivare fino al suo studio al piano superiore senza gambe? Che strano! Interessante. Ma forse non si trattava delle gambe e delle braccia degli intrusi. E allora, di chi potevano essere?

Allontanò con una spinta la gamba che aveva più vicino. Quella cosa disgustosa non doveva essere davvero sul pavimento. Ma dove era il robot-pulitore? Forse era rotto…

Mentre spingeva via violentemente la gamba staccata, Theresa restò sbalordita nel sentire il proprio corpo sobbalzare. Ma di che diavolo si trattava? Niente sembrava normale. Anche se Jackson diceva sempre che normale era solo un immenso deposito, aveva ragione se "normale" doveva includere anche braccia e gambe che non erano nemmeno sue disseminate per il pavimento del suo studio.

Theresa afferrò un braccio staccato e cercò di lanciarlo dall’altra parte della stanza. Ancora una volta si sentì scuotere il busto e provò un gran dolore alla spalla, cosa che non aveva alcun senso. E come mai il braccio dell’intruso aveva addosso una delle maniche fiorate dell’abito di Theresa? Prima doveva essere andato in camera da letto, essersi cambiato per poi entrare lì e cadere in pezzi. Forse lo aveva mandato Leisha. Sì, quello sì che aveva senso. Leisha era sempre stata compassionevole nei confronti dei Vivi. Compassionevole e priva di paura.

— Theresa! — gridò qualcuno. — "Tess!"

Se ci pensava, però, nemmeno Theresa aveva paura. Era molto calma. Jackson sarebbe stato orgoglioso di lei. Rimaneva calma e pensava a cosa fare. Prima doveva chiamare il robot-domestico perché portasse via dal pavimento gambe e braccia in eccesso. Poi doveva notificare alla polizia dell’enclave l’effrazione. Terzo, doveva scoprire cosa rendeva così belle le frasi di Carlyle, per poterne scrivere di altrettanto belle. Quanto meno, ci sarebbe riuscito il suo sistema personale. Sì, quello aveva senso: avrebbe chiesto al proprio sistema di duplicare la prosa di Carlyle. Dopo tutto, si chiamavano tutti e due Thomas.

— Tess! Siamo… oh, mio Dio!

Theresa sollevò lo sguardo. Cazie le stava sopra e indossava un casco a energia-Y dotato di filtro dell’aria. Cazie sembrava avere tutte le gambe e le braccia. Era interessante: come aveva fatto Cazie a rimanere attaccata alle sue quando Theresa e gli intrusi non ci erano riusciti? Il quarto punto della lista sarebbe stato chiedere a Jackson delucidazioni in proposito. Si trattava probabilmente di un problema medico.

— Qui, respira profondamente. Stai ferma, Tessie, respira il più profondamente possibile, il gas ha bisogno soltanto di pochi minuti per lasciare il tuo corpo. Respira e basta…

C’era qualcosa sopra la sua testa anche se doveva essere fatto di energia-Y perché lei riusciva ancora a vedervi attraverso Cazie. Cazie appariva preoccupata. Non ne aveva alcun bisogno, in realtà. Theresa stava bene. Jackson sarebbe stato orgoglioso: stava bene, era rimasta calma durante un’emergenza, respirando normalmente, aveva compilato una lista razionale delle cose da fare e in quale ordine. Tuttavia doveva comunicare la lista a Thomas. Così sarebbe stata sicura di ricordarla tutta. Thomas l’avrebbe scritta.

Strisciò verso il terminale per farlo. — Respira profondamente — disse di nuovo Cazie ma, prima che Theresa vi riuscisse, tutto diventò nero.

Si svegliò sul divano del salotto. Jackson e Cazie incombevano su di lei. Cazie domandò: — Come ti senti, Tessie?

— Io… c’erano dei Vivi…

— Adesso sono andati via. No, non ti agitare, Tess, è tutto a posto. Li ha presi la polizia dell’enclave e nessuno è rimasto ferito. Non succederà più.

— Ma come… cosa…

Jackson le si sedette accanto e le prese la mano. — Hanno trafugato i codici d’ingresso dell’edificio, Theresa. Nessuno sa come abbiano fatto a entrare nell’enclave. Tutti i nostri sistemi sono stati riprogrammati, comunque: edificio, ascensore e Jones. Cazie ha ragione, non succederà più.

Aveva una voce svuotata. Le stava mentendo.

— Non è stato rubato nulla — proseguì Cazie. — Forse non intendevano portar via niente a parte le siringhe del Cambiamento. Sapevano che Jackson è medico. Sono entrati anche da altri medici. I poliziotti si occuperanno della storia. Non è stato ferito nessuno.

— Ma c’erano braccia e gambe sparpagliate per tutto il pavimento! — esclamò Theresa. Riusciva ancora a vederli, orribili arti staccati. Rabbrividì e ansimò. — E le "mie" braccia e le "mie" gambe…

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