Lizzie si allungò verso l’alto, cercando di non disturbare il piccolo, finché le dita non afferrarono il cassetto superiore del comò. Tirò giù il terminale. — Ricerca bibliografica.
— Pronta — disse il sistema.
— Definizione in tre frasi di due cose. Primo: "Ecco che ti guarda". Secondo: "Karl Marx".
— "Ecco che ti guarda" era una frase famosa di una registrazione preolografica intitolata Casablanca. Veniva detta durante un brindisi dall’attore principale all’attrice principale. Nel 2090 la frase godette di nuova fama come espressione ironica col significato di "immagino che tu abbia vinto".
"’Karl Marx’ era un teorico politico i cui scritti vennero utilizzati da parecchi rivoluzionari del Ventesimo secolo come base di ribellione. Sosteneva un socialismo che includeva la proprietà collettiva dei mezzi di produzione. Il meccanismo attraverso il quale prevedeva di ottenerla era la lotta di classe.
— Spegnere sistema — disse Lizzie.
— Spegnimento in atto.
Lotta di classe: era quello che lei, Lizzie, cercava? Era così che Vicki considerava realmente Lizzie? E Billy, Annie e… Dirk?
Lizzie sentì la bocca riempirsi di un gusto acido. Deglutì, ma quello non andò via. Era stata sul punto di chiedere a Vicki di andare con lei per spiegare il piano a Shockey. Forse non lo avrebbe fatto. Forse ci sarebbe andata da sola, se era quello ciò che provava Vicki.
Il piccolo aveva finito di succhiare e si era riaddormentato. Lizzie lo strinse forte e si chinò per annusarne il profumo dolce e di pulito. Il gusto acido che aveva in bocca, però, non scomparve.
Trovò Shockey con Sharon e la bambina di Sharon di nove mesi, Callie, che pescava nel fiume approfittando del clima mite. Sharon e Shockey indossavano tute invernali con le giacche sbottonate. Lizzie notò che anche la camicia di Sharon era sbottonata. Ecco come stavano le cose.
Callie era seduta sulla riva del fiume in un cesto da lavanderia di plastica azzurra, e rigirava una papera di gomma sporca nei pugnetti paffuti. Era una bella bambina, con gli stessi capelli castani di Sharon e occhi grandi, ma quando vedeva Lizzie faceva una smorfia, cominciava a piangere e cercava freneticamente in giro sua madre. Annie diceva che tutti i bambini facevano così all’età di Callie. Avevano paura degli estranei e si innervosivano per le novità. Crescendo Callie avrebbe abbandonato quell’atteggiamento, diceva Annie. Be’, Lizzie non passava molto tempo con Sharon ma non era nemmeno un’estranea: appartenevano alla stessa tribù. Sperava che Dirk non avrebbe attraversato uno stadio simile quando fosse stato più grande. Si spostò dalla visuale di Callie.
Sharon e Shockey stavano chini sulle canne da pesca. Sharon ridacchiò e spostò la mano di Shockey dalla canna da pesca alla propria camicia aperta.
— Salve! — salutò Lizzie a voce alta.
— Ehi, Liz — disse Shockey raddrizzandosi. — Se peschiamo qualcosa vuoi anche tu un bel pesce, vero, tanto per cambiare?
Non c’era nulla di sbagliato in quelle parole. La tribù mangiava spesso cibo per bocca: bacche, noci, coniglio arrosto, mele selvatiche. A volte Lizzie provava un’acquolina in bocca che soltanto un sano morso a un cipollotto poteva soddisfare. Il Cambiamento significava semplicemente che nessuno doveva più preoccuparsi di procacciarsi del cibo, non che non lo si potesse mangiare. Non c’era nulla di storto nell’offerta di un pesce da parte di Shockey. Era il "modo" in cui l’aveva detto: gli occhi fissi su Lizzie in atteggiamento di sfida, il mezzo sorriso sulle labbra, la piccola smorfia, la mano ancora appoggiata sul seno nudo di Sharon. La nudità da atto sessuale era diversa dalla nudità da alimentazione; doveva restare una cosa privata. Shockey agiva come se Sharon fosse di sua proprietà. Be’, Lizzie non era di sua proprietà.
Tuttavia si costrinse a sorridere. — Certo, se prendi qualcosa, tu. Ma non è per questo che sono qui. Ho una proposta da farti, io.
Il sorriso di Shockey si allargò e lui strizzò lentamente gli occhi scuri. Lizzie proseguì in fretta: — Billy mi ha detto che facevi il sindaco da qualche parte.
Il sorriso di Shockey svanì. — Davvero? E allora? Qualcuno doveva pure fare il sindaco.
— Hai perfettamente ragione — concordò Lizzie. Lo guardò diritto negli occhi e aggiunse: — E qualcuno dovrebbe farlo ancora.
— Noi non abbiamo più bisogno dei sindaci, noi — disse Sharon.
— Però abbiamo bisogno di un supervisore distrettuale. Harold Winthrop Wayland è morto.
La voce di Sharon aumentò di picco. — Shockey non è un Mulo, lui, Lizzie Francy e tu non te lo dimenticare!
— Certo che non lo è — disse Lizzie. — È un Vivo, lui: è proprio questo il punto.
— Quale punto? — sbottò Sharon, così forte che Callie, allarmata, sollevò lo sguardo dalla papera di gomma. — I Vivi non lavorano, loro, a fare i supervisori distrettuali!
— Il supervisore distrettuale controlla la distribuzione nei depositi. La Contea di Willoughby non ha più un supervisore, quindi non c’è più niente nel deposito. Ma se eleggiamo uno dei nostri, allora…
— Allora continua a non esserci niente nel deposito! Guardati nel cervello, tanto per cambiare, invece di rovistare nelle Reti dei Muli! Shockey non può mettere nessun bene in nessun deposito!
— Sì che potrebbe — ribatté Lizzie. Improvvisamente si era stancata di parlare da Viva con quella stupida ragazza. Conosceva Sharon da una vita ed era sempre stata stupida. — Esiste un fondo di credito statale, in cui si riversano le tasse pagate dalle compagnie, che viene diviso per tutte le contee. Una base di credito a cui si uniscono le tasse pagate dai Muli. Se riusciremo a far registrare un numero sufficiente di Vivi, però, e a far eleggere Shockey, lui potrebbe usare la quota destinata a Willoughby per rifornire il nostro deposito.
— Ma se lui…
— Chiudi il becco, Sharon, e lascia parlare Shockey. — Lizzie sperò che l’allusione che Sharon lo stesse controllando avrebbe fatto arrabbiare l’uomo. Però Shockey non si arrabbiò. I suoi occhi sfrontati sotto le sopracciglia spesse guardavano lontano e la sua mano lasciò Sharon per accarezzare la propria barba scura. Le due donne lo fissarono.
Alla fine disse: — Già.
— "Già"? — strillò Sharon.
— Chiudi il becco, Sharon. Già, lo farò, Lizzie Francy. — All’improvviso prese la bambina e la sollevò in alto sopra la testa. — Che ne dici, Callie, ti piacerebbe vedere il tuo amico fare il supervisore distrettuale?
La piccola strillò deliziata. Apparentemente Callie non considerava Shockey un "estraneo". Sharon si incupì. Lizzie però si accorse che Shockey non vedeva nessuna delle due. I suoi occhi fissavano qualcos’altro, e lui fece la stessa smorfia di quando aveva offerto il pesce a Lizzie. Che cosa aveva detto Vicki? Nella lista dei "generi" di relazioni umane? "Lotta nascosta per il dominio senza grandi scossoni o veri e propri combattimenti…"
— Liz, dimmi soltanto quello che devo fare prima. Sono pronto e sono tutto tuo, io.