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— Vero — commentò Strukov. — Ecco perché malattie come il morbo di Huntington e l’ASL sono scomparse, come l’avvelenamento accidentale. Ma l’amigdala fa altro. Angelique, ça va.

L’olomodello cambiò, mostrando un agglomerato di una decina di cellule ingrandite, lunghi assoni e dendriti che si avvinghiavano gli uni attorno agli altri. Le strutture all’interno e attorno alle membrane cellulari brillarono di giallo e arancione.

— I siti recettori gialli si chiamano recettori AMPA. Quelli arancione sono i recettori NMDA. I recettori AMPA si attivano in risposta al glutammato e provocano una reazione di sconcerto.

All’improvviso, l’ologramma della cellula scomparve. Al suo posto comparve un cannone laser che ruotò e sparò direttamente contro Will. Una deflagrazione assordò tutti. Gunnar reagì all’istante, lanciò attorno a Jennifer e Will uno scudo a energia-Y, estrasse la pistola. Il cannone laser era solo un ologramma. Strukov tirò indietro la testa e scoppiò nella sua solita fragorosa risata.

— Così. Avete reagito con la paura: pulsazioni, pressione sanguigna, scarica di adrenalina, non è vero? I vostri recettori AMPA si sono illuminati come alberi di Natale.

— Non mi piace essere parte della sua dimostrazione — disse Will irrigidendosi. Jennifer restò a osservare.

— Ma dimostra il punto, no? Tuttavia, esiste ben altro. I recettori AMPA che hanno creato la sua risposta di paura scompaiono in fretta non appena termina la paura. La reazione neurale risulta temporanea. Non è rimasto impaurito dopo essersi accorto che il cannone non era reale. E i suoi recettori NMDA non si sono attivati. Quei recettori sono differenti. Ciò che li attiva è una risposta di paura relativa a stress forti e prolungati. A quel punto, i recettori NMDA collegano le esperienze. I percorsi neurali creati in questo modo risultano permanenti.

— Che significa "collegano le esperienze"?

— Guardi. Angelique, ça va. Questa è una registrazione in tempo reale.

Il cannone laser venne sostituito da una gabbia a energia-Y grossa e trasparente, profilata da sottili sbarre in plastica nera. La gabbia conteneva due topi. A una estremità, lo scudo si abbassò e sfrecciò dentro un gatto che indossava un brillante collare rosso. Il gatto si gettò su uno dei topi, che emise uno squittio agonizzante. Il gatto affondò i denti. Il sangue sprizzò fuori dal topo che strillò con un tono così acuto che Jennifer sentì dolere le orecchie. Il gatto allungò una zampa e, con indifferenza e quasi con noncuranza, passò gli artigli estesi sul dorso dell’altro topo che si era rifugiato in un angolo.

— Adesso — disse Strukov. — Una settimana dopo.

La stessa gabbia con lo stesso topo. Il dorso mostrava ferite recenti. Entrò lo stesso gatto con lo stesso collare rosso acceso. Il topo mostrò immediatamente intensa paura, rannicchiandosi e allo stesso tempo mostrando i denti. Evidentemente c’era uno scudo a energia-Y che divideva in maniera invisibile la gabbia in due: il gatto non poteva avanzare se non fino a metà strada verso il topo, che continuava a mostrare paura.

— Tre mesi dopo — disse Strukov. Stesso topo, le ferite ulteriormente guarite. Una mano entrò dalla parte superiore della gabbia tenendo un collare color rosso acceso in pelle. Immediatamente il topo mostrò segni di intensa paura.

— Ora, questo è soltanto un riflesso condizionato di Pavlov, vero? Il topo associa il collare con la paura. Avviene anche in un uomo che ha combattuto il quale, venticinque anni dopo, sente un forte rumore e si getta a terra. L’esperienza del rumore assordante e del pericolo mortale sono associate nel suo cervello e l’amigdala è il luogo in cui avviene il collegamento. Adesso, tuttavia, la cosa si fa interessante. Le amigdale del topo sono state rimosse.

Stesso topo. Il gatto entrò. Il topo sollevò lo sguardo, vide il gatto e tornò ad annusare disinteressato la gabbia. Quindi si avvicinò al gatto che gli balzò addosso immediatamente e lo uccise.

Will disse: — Niente amigdala, niente paura.

— Niente paura ricordata — precisò Strukov. — La paura istintiva può ancora essere indotta, come, per esempio, gettando il topo da una grande altezza e monitorandone le biorisposte durante la caduta. La paura di cadere è istintiva. Quella ricordata, invece, dipende dai recettori NMDA posti nelle amigdale. Creano un tracciato neurale permanente, come alcune droghe che si trovano per la strada, che a sua volta altera permanentemente la reazione. L’organismo non può "non" provare paura dato uno stimolo adeguato. Angelique, ça va.

L’agglomerato di neuroni dell’amigdala riapparve. Alcune linee evidenziate collegavano svariati siti recettori gialli e arancione.

— Inoltre — proseguì Strukov — sono in grado di far sviluppare il processo in senso inverso. Innescando le modifiche virali corrette, iniettandole nel sangue o nel fluido cerebrospinale, i trasmettitori naturali di eccitazione come il glutammato, fra molti altri, possono essere trasformati in eccitotossine. Di conseguenza, i tracciati della paura possono essere creati anche senza una precedente esperienza. Ovviamente, non sono specifici della memoria, visto che non ne esiste ricordo. Non c’è alcun input proveniente dall’ippocampo. I tracciati della paura, tuttavia, risultano permanenti, perché non dipendono dalle molecole che rimangono nel cervello. Il Depuratore Cellulare può anche intervenire due minuti dopo l’iniezione, ma voilà! I tracciati NMDA sono già stati formati.

"Inoltre il processo metabolico che muta la struttura neurale è magnificamente complesso e così le variazioni possibili sono meravigliosamente differenziate. Sono in grado di creare le reazioni permanenti per paure abbastanza specifiche, se la risposta istintuale basilare è codificata geneticamente. Angelique, ça va."

Altra registrazione in tempo reale: Jennifer riuscì a stabilirlo dalla qualità dell’ologramma. Un ragazzino arabo, non modificato geneticamente nell’aspetto fisico, trascinava oziosamente i piedi. Si sedette in una stanza indescrivibile, giocando a qualcosa sull’oloterminale. Strukov entrò nella stanza e premette un pulsante. Un’intera parete svanì, aprendo la stanza su un giardino con un ruscello invitante e alte palme da dattero. Il ragazzino impallidì di colpo. Cominciò a respirare affannosamente sollevando e abbassando la cassa toracica. In preda al panico, girò le spalle al giardino e premette la faccia contro la parete opposta, tremando e mugolando. — No, no, no, no…

— Agorafobia — disse Strukov.

— Permanente? — chiese Will.

— Probabilmente. A meno che non si sottoponga a un’intensa modificazione del comportamento personale o non assuma i farmaci correttivi che il suo Depuratore Cellulare distruggerà, ovviamente, a meno che essi non vengano rinnovati costantemente. Occorrerà un altro virus modificato geneticamente oppure molte, molte applicazioni alla settimana.

— Quanto sarebbe difficile creare un tale virus?

Strukov alzò le spalle. — Per chi? Per i soliti medici? Impossibile. Per una buona struttura di ricerca medica? Difficile ma non impossibile. Per vostra nipote Miranda Sharifi e i Super-Insonni? Chi può dirlo? Angelique, ça va.

Il display mostrò una ragazzina di undici o dodici anni, non araba, con i capelli spettinati e le braccia ossute. Con lei una donna sulla sessantina, seduta a leggere tranquillamente. La ragazzina vagava irrequieta per la stanza, toccando le pareti, le finestre, il terminale, i giochi ma senza fermarsi a utilizzare nulla. Ogni pochi secondi, toccava la donna, come per rassicurarsi che quella fosse ancora lì. Il suo volto, non modificato geneticamente ma grazioso, era distorto da un’ansia perenne.

— Paura dell’abbandono — precisò con soddisfazione Strukov. — Non può sopportare di essere lasciata da sola. Guardate.

La donna più anziana si alzò dalla sedia, appoggiò il libro e disse: — Nathalie, je vais à la cabinet de toilette.

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