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Una parte della mente di Theresa sussurrò: "perché hanno rimodellato i corpi umani a loro immagine. Adesso i Super vogliono possedere le menti degli umani". No. Il cervello di Theresa era suo, la parte che aveva così paura delle nuove esperienze e delle novità, la parte che non voleva mai lasciare l’appartamento. Xenofobia. Inibizione. Agorafobia. Ansia per le novità. Jackson le aveva insegnato quelle parole, era lei che aveva sbagliato, che non riconosceva il sentiero verso la luce quando lo vedeva…

No. Non era lei. Ciò che facevano quelle persone era "sbagliato".

Sentì mancare il respiro, il cuore prese a batterle freneticamente. Sentì arrivare l’attacco, nausea, vertigini, il terrore di non riuscire a respirare, e agitò una mano, come se potesse allontanarlo fisicamente.

Patty equivocò il gesto. — Non mi credi, eh? Allora vieni a vedere l’olovideo!

— No, io… ti prego "non"… — Patty la afferrò per un braccio e la trascinò attorno all’edificio e poi la fece entrare.

Dentro i Vivi, in gruppi di tre, le si affollarono intorno, le respirarono in faccia. Era scuro, si sentì sopraffare e…

— Il momento di Madre Miranda!

L’olopalco si animò. Ci fu un gradevole turbinio di colori privi di significato e poi apparve Miranda Sharifi, soltanto spalle e testa, lo sfondo una semplice e scura cabina di registrazione studiata per risultare anonima. Miranda indossava un abito bianco senza maniche e un nastro rosso le tratteneva i capelli neri e crespi.

— Sono Miranda Sharifi e vi parlo da Selene. Vorrete sapere cos’è questa nuova siringa. È un meraviglioso nuovo dono, studiato apposta per voi. Un dono migliore delle siringhe del Cambiamento. Quelle vi hanno liberato a livello biologico, ma vi hanno anche condotto a un forte isolamento quando non avete più avuto bisogno degli altri per il cibo e per la sopravvivenza. Per l’uomo non è bene essere solo. Questa siringa, questo magnifico dono…

Dietro l’olopalco, in un angolo del deposito, Theresa scorse un bambino non-Cambiato.

Aveva circa due anni e stava seduto in un angolo, con le gambe gracili stese in avanti. Un lato della testa era privo di capelli, la pelle consumata in chiazze circolari da cui spurgava del pus. Dagli occhi velati gli scendeva muco.

La gola di Theresa si serrò del tutto.

— Voi, le persone che ho scelto, le prime che conosceranno la vita e la giusta via…

Il bambino piagnucolò. Una ragazza non più vecchia di Theresa balzò avanti e lo prese in braccio. Una forte, sana ragazza Viva, libera da fame e malattie che poteva camminare con le proprie gambe e vedere da occhi limpidi… Il bambino non-Cambiato forse pativa del "vero dolore"?

— … dono spirituale, la vita e la giusta via…

Non riusciva a respirare. Per quanto si sforzasse, non riusciva a respirare…

— … partendo dal lavoro svolto dalla siringa del Cambiamento che vi ho dato anni fa quando…

…non riusciva a "respirare" e stava per morire, quella volta sarebbe morta davvero…

— Cosa succede alla ragazza Mulo?

— Cosa c’è che non va?

— Fatele spazio!

— Sta morendo!

— Le persone non muoiono, scemo! L’olovideo è finito! Iniettala!

— Non c’è nessuno qui per farci un gruppo…

— Sì! Le due persone nuove! Cathy ed Earl!

— Iniettateli tutti e tre! Iniettateli!

La stanza prese a vorticare e si oscurò in un’ondata profonda che la inghiottì, come se qualcuno avesse divelto la parete opposta e l’onda le stesse precipitando addosso. "Metti la testa fra le ginocchia" le disse la voce di Jackson nella mente. "Respira profondamente. Prendi un neurofarmaco." Si piegò in due. Due persone la tirarono su, una per lato, il suo nuovo gruppo di legame. Nella sala che vorticava apparve una siringa rossa, nella mano di qualcuno.

— No! — gridò Theresa. — No, non fatelo…

— È tutto a posto, Mulo — le disse una voce di donna, cercando di calmarla. Le tolsero la giacca. — Non fa male. È soltanto come un’altra siringa del Cambiamento, non la sentirai nemmeno, tu. Madre Miranda dice che non fa altro che aggiungersi al primo Cambiamento.

La siringa rossa le si avvicinò al braccio. La stanza vorticò e l’onda nera le si rovesciò sopra. Presa dalle vertigini stava per vomitare. All’ultimo momento riuscì in qualche modo a tirar fuori dalla bocca le parole.

— Io… non sono… Cambiata!

L’oscurità la avvolse.

Esterno. Era stesa a terra all’esterno ed era freddo. Non indossava la giacca. Aprì gli occhi, e la luce del sole li colpì, facendoglieli dolere. La gente le stava attorno a gruppi, i volti orribili la fissavano. In un gruppo Cathy, Earl e Theresa. Era legata.

— Sta tornando in sé.

— Fatele spazio, maledizione!

— Non abbiamo dato niente a quella cagna, noi.

— Theresa, non sei legata, tu. Non lo abbiamo fatto. — Josh le stava inginocchiato accanto, senza toccarla. Theresa si concentrò sulla respirazione. A volte gli attacchi le venivano in coppia o perfino tre alla volta. Il solo pensiero le fece aumentare il battito cardiaco e le mozzò il respiro.

— Ti ho detto che non ti abbiamo legata, noi.

Il volto di Josh era gentile. Com’era possibile, ricevere gentilezze da un Vivo? Non poteva capire quello che le era successo, non lo capiva nemmeno Jackson. Theresa cercò di respirare profondamente.

Patty intervenne: — Deve essere vero. Quello che abbiamo sentito. Che nemmeno le enclavi hanno più siringhe del Cambiamento. — Il suo tono di voce era vagamente compiaciuto.

Theresa si sedette. Casa. Doveva tornare a casa. Le avrebbero permesso di tornare a casa? Che cosa le avrebbero fatto? Le si riempirono gli occhi di lacrime.

— Oddio, sta piangendo, lei — disse Patty. — Lasciamo andare questa strega.

— No, aspetta — si intromise Mike. — Ha un’unità mobile. Conosce codici di ingresso che ci potrebbero servire.

— Ma non sa niente, quella. Guardala! Non è nemmeno Cambiata!

— E allora? Ha parecchia roba stipata nel cervello, è un Mulo.

Josh le si avvicinò. Theresa si contrasse. Lui aveva un respiro dolce e caldo ma, in qualche modo, estraneo. Le disse, a voce molto bassa: — Alzati, intanto che stanno discutendo. Entra nell’aeromobile e parti.

Lei lo guardò sconcertata. Lui le fece un cenno di assenso col capo, l’aiutò ad alzarsi e le sussurrò qualcosa all’orecchio. Mike e Patty avevano cominciato a prendersi a spinte, i volti sconvolti, le parole che uscivano come sputi dagli angoli della bocca. Theresa corse verso l’aeromobile.

— Fermatela! — gridò Mike. — Fermati!

Theresa inciampò e cadde. Aveva il fiatone, il terreno sembrò vacillare e bloccarla: "non di nuovo". Non un altro attacco. Si costrinse ad alzarsi in piedi e si guardò alle spalle.

Patty e Mike cercavano di inseguirla, ma ogni volta che si allontanavano di qualche metro da Josh si fermavano, tornavano indietro e tentavano di trascinarlo con loro. Josh si faceva pesante e floscio come un sacco di stracci. Mike e Patty non potevano inseguire Theresa senza di lui.

Lei arrancò nell’aeromobile e crollò all’interno. — Chiusura portiere. Decollo automatico… Coordinate di casa. — L’aeromobile decollò.

Sotto, vide Patty che trascinava Josh.

Theresa si accasciò sul sedile, cercò di controllare la respirazione, di impedire al mondo di vorticare in un’altra nauseante ondata nera. Casa. Doveva tornare a casa. Non sarebbe dovuta uscire, non sarebbe dovuta partire dall’enclave, non avrebbe dovuto pensare di essere forte o valorosa e di riuscire a scoprire qualcosa sulla luce. Era soltanto un Mulo difettato e privilegiato. No, quelle persone avevano "torto", quella non era la giusta via, corteggiare la morte per costringersi a fare parte di una comunità, no, no, no. Così no. La risposta non era quella.

Chiuse gli occhi. Escluse il mondo che vorticava ma non riuscì a escludere la cosa che più la terrorizzava. La cosa più terribile di un pomeriggio di terrore: il volto di Josh che le sussurrava un’ultima frase. Gentili, cariche di rammarico, orribili, le sue parole.

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