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Nikos disse: — L-lo hanno f-f-fatto p-p-perché era u-uno di n-n-noi.

Miri voltò lentamente la testa per guardarlo.

— T-t-t-toni e-e-e — la parola non voleva uscire. Nikos balzò al terminale di Miri., richiamò il programma che Tony aveva studiato per costruire stringhe secondo gli schemi di pensiero di Nikos e il programma di conversione negli schemi di Miri. Digitò le parole chiave, studiò il risultato, alterò dei punti cruciali, esaminò ancora e corresse nuovamente. Christy, senza dire una parola, porse a Miri la ciotola di piselli di soia. Miri la scansò, guardò il volto di Christy e mangiò una cucchiaiata. Nikos premette il tasto per convertire la sua struttura a stringhe in quella di Miri. Lei la studiò.

C’era tutto: la documentata convinzione dei Super che la morte di Tony fosse stata diversa da quella di Tabitha Selenski. Le differenze cliniche erano presenti: era stato dimostrato che il cervello di Tabitha era distrutto a livello corticale, ma le scansioni del cervello di Tony e il rapporto dell’autopsia mostravano soltanto un incerto grado di handicap, e i risultati non erano conclusivi rispetto al quoziente di personalità rimasto. Erano assolutamente certi, tuttavia, della distruzione di determinate strutture della zona pontina cerebrale che regolavano la produzione di enzimi modificati geneticamente. Tony poteva essere o non essere più lo stesso Tony; poteva avere o non avere più intatte le sue capacità intellettive, non c’era stato tempo a sufficienza per scoprirlo. In tutt’e due i casi, senza dubbio, avrebbe passato una parte indefinibile di ogni giornata addormentato.

La cartella clinica, ottenuta dalla documentazione ospedaliera del Rifugio senza che fosse rimasta traccia della loro intrusione nel programma, non sì presentava da sola sull’olovisore di Miri. Era annodata in stringhe e stringhe incrociate di concetti riguardanti la comunità, la dinamica sociale dell’isolamento organizzato prolungato, la xenofobia, gli incidenti avvenuti fra Super e Normali sia a scuola, sia nei laboratori, sia nel campo giochi che Miri riconobbe. Le equazioni matematiche sulla dinamica sociale e sulle difese psicologiche contro una sensazione di inferiorità erano collegate a schemi storici terrestri: assimilazione. Accanimento religioso contro gli eretici. Lotta di classe. Servitù e schiavitù. Karl Marx, John Knox, Lord Acton.

Era la stringa più complessa che Miri avesse mai visto. Sapeva, senza che le venisse detto, che per pensarla a Nikos era occorsa l’intera giornata successiva all’autopsia di Tony, che rappresentava i pensieri e i contributi degli altri Super e che era la stringa più importante che lei avesse mai esaminato, pensato o sentito in vita sua.

E che quel qualcosa, ancora, sempre mancava dalla stringa.

Nikos disse: — T-t-t-tony mi ha i-i-insegnato c-c-come f-f-fare. — Miri non rispose. Si accorse che Nikos aveva pronunciato quella frase, che era già evidente in sé, per trattenersi dal dire l’altra che era implicata in ogni elemento della complessa molecola che formava la stringa: "I Normali pensano che noi Super siamo così differenti da loro da formare una comunità separata, creata da loro per servire ai bisogni dei loro. Non sanno di pensare in questo modo, lo negherebbero ma lo fanno indipendentemente da tutto".

Lei guardò tutto attorno i volti degli altri bambini. Tutti comprendevano. Non erano bambini nemmeno quelli di undici anni, nemmeno nel senso in cui era stata bambina Miri a undici anni. Ogni nuova alterazione genetica aveva aperto il potenziale a ulteriori settori del cervello. Ogni nuova alterazione genetica aveva ampliato l’uso delle strutture corticali un tempo disponibili soltanto in periodi di stress intenso o di intensa introspezione. Ogni nuova alterazione aveva creato maggiori differenze rispetto agli adulti Normali che l’avevano prodotta. Quei Super, specialmente i più giovani, erano figli dei Normali soltanto nel senso biologico più lato.

E lei, la stessa Miri, fino a che punto era figlia di Hermione Wells Keller che non sopportava nemmeno di guardarla in faccia? La figlia di Richard Anthony Keller, la cui intelligenza era in un sottomesso stato di schiavitù rispetto a sua madre? La nipote di Jennifer Fatima Sharifi, la quale aveva ucciso Tony per una comunità che veniva definita solo come lei decideva di definirla?

Christina disse con un filo di voce: — M-m-m-miri, mangia.

Nikos aggiunse: — N-n-n-non d-d-dobbiarno p-p-ermettergli di f-f-farlo a-a-ancora.

Allen disse: — Nn-n-noi p-p-p — Scrollò violentemente le spalle per la frustrazione. Parlare era sempre stato più difficile per Allen che per il resto di loro: a volte non parlava per giorni. Scansò Miri dalla console, richiamò il proprio programma di stringhe, digitò rapidamente e convertì il risultato nel programma di Miri. Quando ebbe finito, lei vide, in stringhe magnificamente ordinate e composte, che se i Super facevano supposizioni generalizzate sui Normali, erano eticamente dalla parte del torto come il Consiglio del Rifugio. Ogni persona, Super o Normale, doveva essere giudicata individualmente, e ciò doveva essere bilanciato accuratamente con la necessità di sicurezza. Loro erano già in grado di assicurare un controllo completo e segreto dei sistemi del Rifugio, se necessario per la propria difesa, ma non potevano assicurare un completo controllo dei Normali, cosa che includevano fra le loro difese per impedire che un altro Super venisse ucciso dal Consiglio. Era un rischio, da bilanciare con il dilemma morale di fare ciò che stavano condannando nel Consiglio. I fattori morali scintillavano e si trascinavano in tutte le stringhe di Allen: erano invece presupposti indiscussi in quelle di Nikos.

Miri studiò la proiezione, mentre le stringhe si annodavano e si formavano nella propria mente più velocemente di quanto non avessero mai fatto in vita sua. Non si sentiva morale: provava odio per tutti quelli che avevano assassinato Tony. Tuttavia, comprese che Allen aveva ragione. Non potevano prendersela semplicemente con i propri genitori, i nonni, gli altri Insonni: la loro comunità. Non potevano e basta. Allen aveva ragione.

Miri annuì.

— D-d-difesa. Per n-n-noi — riuscì a dire Allen,

— In-inclusi i N-n-normali che hanno r-r-ragione — aggiunse Diane Clarke, e gli altri intuirono le stringhe che lei intendeva con il termine "ragione".

Jonathan Markowitz disse: — Ss-s-sam S-s-smith.

Sarah Cerelli aggiunse: — J-j-joan L-l-lucas. Il s-s-suo f-f-fratellino m-mai n-n-nato. — Miri rivide se stessa e Joan accucciate presso la cupola per la produzione energetica nell’Anniversario del Ricordo, udì nuovamente la propria ottusa durezza davanti al dolore di Joan per l’aborto del fratello Dormiente. Miri si contrasse. Come era potuta essere così dura con Joan? Come poteva non aver capito?

Perché non era ancora accaduto a lei.

— A-abbiamo b-b-bisogno di un n-n-nome — disse Diane. Prese il posto di Allen davanti alla console e richiamò il proprio programma di stringhe. Quando fece spazio a Miri perché vedesse il risultato, la ragazzina scorse una complessa struttura di pensiero sulla forza dei nomi per l’autoidentificazione, sulla autoidentificazione per una comunità, sulla posizione dei Super all’interno della comunità se non si fosse mai più verificato il bisogno di difendersi. Poteva anche accadere. Poteva succedere che nessuno di loro venisse mai più ferito o messo in pericolo dai Normali, e che le due comunità potessero coesistere per decenni a fianco a fianco, essendo solamente loro a sapere che erano due. La forza di un nome. Miri contorse la bocca. Disse: — Un n-n-nome.

— S-sì. Un n-n-nome — confermò Diane.

Lei li guardò tutti. Le stringhe di Diane fluttuavano in proiezione olografica, delineando sia la loro separazione sia i complessi limiti della loro dipendenza fisica ed emotiva. Un nome.

— I M-m-mendicanti — disse Miri.

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