Литмир - Электронная Библиотека
A
A

La voce della donna si era calmata. — Il parto è stato normale. Un maschietto di circa quattro chili. Ha pianto subito. L’infermiera lo ha pulito e lo ha portato allo scanner McKelvey-Waller per un’analisi del cervello neonatale. Questo esame dura circa dieci minuti. Mentre il piccolo era steso nella culla imbottita sotto gli scanner, il bambino, lui… si è addormentato. — Ci fu un momento di silenzio. Alla fine, il dottor Toliveri disse: — Regressione dell’RNA verso il valore medio: sappiamo così poco nel campo della ridondanza di codificazione…

Jennifer disse bruscamente: — Non è colpa sua, dottore. — Lasciò che l’affermazione indugiasse nell’aria, in modo che tutti notassero la colpa che un Dormiente, perfino un Dormiente neonato, poteva riversare su persone innocenti. Dette quindi inizio al dibattito.

Il Consiglio esaminò tutti gli scenari legali possibili: e se avessero inoltrato un certificato di nascita falso, contrassegnando la casella "Insonne" invece di "Dormiente"? Potevano passare ottant’anni prima che il bambino morisse di vecchiaia prematura e il governo pretendesse un’autopsia. Ma il bambino avrebbe dovuto sostenere i test obbligatori della Commissione educativa dello stato di New York a sette anni; quanti parametri di normalità avevano realmente i mendicanti per quei test? Erano sufficienti per differenziare i Dormienti dagli Insonni? C’era inoltre l’impronta della retina, una prova virtualmente certa per l’identificazione del sonno, anche se non per i bambini piccolissimi. E se…

Jennifer, con l’aiuto di Will e Perrilleon, continuò a riportare l’argomento al punto focale: il bene della comunità contro il bene di uno che sarebbe stato per sempre un outsider. Non soltanto un outsider, ma anche un punto di frattura, una potenziale scusante per l’ingresso legale di governi stranieri, una persona che non avrebbe mai potuto produrre allo stesso livello del resto di loro, che avrebbe sempre preso più di quanto non potesse dare.

Un mendicante.

La votazione terminò otto a sei.

— Non sarò io a farlo - disse improvvisamente la giovane dottoressa. — Non io.

— Non dovrà esserlo — rispose Jennifer. — Sono io il Capo esecutivo, mia è la firma che dovrebbe essere apposta su un certificato di nascita falso: lo farò io, È sicuro, dottor Toliveri, che l’iniezione creerà condizioni indistinguibili dalla sindrome di morte improvvisa infantile?

Toliveri annuì. Era pallidissimo. Ricky abbassò lo sguardo sulla superficie della tavola. La consigliera Kivenen si morse un pugno. La giovane dottoressa sembrò in preda al dolore.

Nessuno di loro, tuttavia, protestò a voce alta dopo che il voto fu espresso. Erano una comunità.

Più tardi, Jennifer pianse. Le lacrime la umiliavano, scarse lacrime bollenti come sale incandescente. Will la abbracciò, e lei riuscì a sentire la sua rigidità anche mentre le batteva una mano sulla schiena. Non era ciò che si era aspettato da lei. Non era nemmeno quello che si era aspettato lei.

Lui tentò comunque di parlarle. — Mia cara, non ha sofferto. Il cuore si è fermato immediatamente.

— Lo so — ribatté freddamente lei.

— Allora…

— Perdonami. Non mi piace fare così.

Più tardi, quando fu tornata in sé, lei non si scusò nuovamente. Disse tuttavia a Will, mentre camminavano insieme sotto l’arco incurvato dei pannelli agricoli e tecnici che rappresentavano il cielo: — La colpa è delle normative del governo che ci costringono all’inganno, indipendentemente da quello che facciamo. È soltanto un nuovo esempio di ciò che abbiamo detto prima. Se non facessimo parte degli Stati Uniti…

Will annuì.

Si recarono dapprima a visitare Miranda nella cupola dei bambini, e poi ai Laboratori Sharifi, Reparto Imprese Speciali, importanti quanto Miranda e sottoposti alla più stretta sorveglianza della proprietà privata rispetto a qualsiàsi altro posto sotto il cielo solido e produttivo del Rifugio.

Era arrivata la primavera nel deserto. Il pero Spinoso rifioriva di boccioli gialli. Lungo i dilavamenti brillavano verdi i pioppi neri. Gli sparvieri, solitari per la maggior parte dell’inverno, stavano appollaiati a coppie. Leisha osservò quella fioritura molto più brulla e disadatta di quella lungo il lago Michigan, e si chiese sardonicamente se la modestia del deserto fosse per lei un vantaggio, così come lo era il suo isolamento. Lì nulla era alterato geneticamente.

Si pose davanti al terminale da lavoro, mordicchiando una mela e ascoltando il programma che recitava il quarto capitolo del suo libro su Thomas Paine. La stanza era soffusa di luce solare. Il letto di Alice era stato spostato accanto alla finestra, così che lei potesse vedere i fiori. Leisha ingoiò velocemente un pezzetto di mela e si rivolse al terminale.

— Modificare testo: "Paine correndo a Philadelphia" con "Paine stava correndo a Philadelphia"

"Modificato" confermò il terminale. Alice disse: — Pensi davvero che a qualcuno interessino ancora quelle vecchie regole verbali?

— A me interessano — rispose Leisha. — Alice, non hai toccato il pranzo.

— Non ho fame. E a te non interessa niente dei verbi: stai solo riempiendo il tempo, Leisha. Ascolta, c’è un sacco di frastuono davanti casa.

— Che tu abbia fame o no, devi mangiare. Devi. - Alice aveva settantacinque anni, ma sembrava molto più vecchia. La figura grassoccia che l’aveva tormentata per tutta la vita era sparita: ormai la pelle era tirata sulle ossa che venivano messe in evidenza come un sottile intreccio di fili. Aveva avuto un’altra paralisi e, in seguito, aveva messo da parte il terminale. Leisha, dalla disperazione, aveva perfino suggerito che Alice riprendesse il lavoro sulla parapsicologia nei gemelli. Alice aveva sorriso tristemente il lavoro sui gemelli era stata l’unica cosa su cui non erano mai state realmente in grado di discutere, e aveva scosso la testa. — No, cara. È troppo tardi. Per convincerti.

La paresi tuttavia non aveva intaccato l’amore di Alice per la famiglia. Si mise a sorridere quando il trambusto che proveniva dal portone di ingresso le esplose nella camera.

— Drew!

— Sono a casa, Nonna Alice! Ehi, Leisha!

Alice protese le braccia, bramosa, e Drew si mosse con la carrozzella per entrare nell’abbraccio. A differenza dei nipoti di Alice dotati di una salute perfetta, Drew non aveva mai provato repulsione per il lato sinistro immobilizzato del volto di Alice, la bava nell’angolo sinistro della bocca, il parlare un po’ biascicato. Alice lo strinse forte.

Leisha appoggiò la mela, non sapeva comunque di nulla; qualsiasi cosa avessero fatto gli agronomi quella volta rappresentava un passo indietro. Si irrigidì sulle punte dei piedi, aspettando. Quando Drew, alla fine, si rivolse verso di lei, gli disse: — Sei stato sbattuto fuori da un’altra scuola.

Drew esibì il suo solito sorriso ingraziante, si avvicinò ulteriormente al volto di Leisha e smise di sorridere. — Sì.

— Per quale motivo, questa volta?

— Non i voti, Leisha. Questa volta avevo studiato.

— Bene, e allora?

— Una rissa.

— Chi è rimasto ferito?

Lui rispose con espressione truce: — Un figlio di puttana che si chiama Lou Bergin.

— E immagino che avrò notizie dall’avvocato del signor Bergin.

— È stato lui a cominciare, Leisha. Io ho solamente finito.

Leisha esaminò Drew. Aveva sedici anni, e a dispetto della carrozzella, o forse proprio per quello, si allenava freneticamente, mantenendo la parte superiore del corpo in condizione superba. Non aveva alcuna difficoltà a credere che fosse un combattente letale. I suoi lineamenti da adolescente non erano ancora ben amalgamati: naso troppo grosso, mento troppo piccolo, pelle macchiata di acne nei punti in cui non era più arrotondata dal grasso infantile. Solamente i suoi occhi erano belli, di un verde vivido e circondati da folte ciglia nere, con uno sguardo concentrato che riusciva ancora a far pensare a tutti che Drew si trovasse completamente affascinante. Leisha costituiva un’eccezione. Durante gli ultimi due anni era cresciuto dell’antagonismo fra loro, mitigato periodicamente da goffi tentativi da parte di lui di ricordare quanto le dovesse e da parte di lei di ricordare che bambino accattivante fosse stato.

69
{"b":"120880","o":1}