— Stella — rispose Leisha — devo farlo.
— Perché?
— Perché lei ha torto. E perché…
— Non è sbagliato prendersi cura nei nostri, anche se questo significa infrangere la legge! Sei stata tu quella che me lo ha insegnato… tu e Alice!
— Non è la stessa cosa — disse Leisha, nel modo più pacato possibile. Dietro la testa di Stella, sul video, si notavano palme californiane modificate geneticamente, con lunghe fronde azzurre separate da una scriminatura d’argento. Come mai Stella si trovava in California? Nessuna linea esterna era adeguatamente schermata. — Jennifer ci sta facendo del male. A tutti noi, Insonni e Dormienti…
— A me no. Non mi sta facendo del male: tu me ne stai facendo, frantumando l’unica famiglia che è rimasta ad alcuni di noi. Non siamo tutti fortunati come te, Leisha!
— Io… — cominciò a dire Leisha, ma Stella aveva già interrotto la comunicazione, e Leisha si trovò a fissare uno schermo vuoto.
Adam Walcott si trovava nella biblioteca dell’attico di Leisha e Kevin, e stava guardando distrattamente le file di libri di legge, l’ologramma incorniciato di Kenzo Yagai, la scultura sbozzata da vergine roccia di Luna da Mondi Rastell. La scultura rappresentava una figura umana androgina in una posa eroica e slanciata, con le braccia estese verso l’alto, il volto illuminato dall’intelligenza. Leisha osservò Walcott stare su un solo piede, passarsi la mano sinistra fra i capelli, passarsi la mano destra fra i capelli, inarcare le spallucce inconsistenti e abbassare il piede. Inquietante, non esisteva altro termine per lui. Walcott era il cliente più inquietante che avesse mai avuto. Lei non sapeva nemmeno se lui avesse capito che cosa lei avesse intenzione di spiegargli, avendolo convocato lì.
— Dottor Walcott, lei comprende di potere ancora portare avanti la causa per il brevetto, sia contro la Samplice sia contro il Rifugio, simultaneamente con il caso d’omicidio Sharifi. — La sua voce fu stabile sulle parole. A volte, nel forzato isolamento del suo appartamento, lei si esercitava a pronunciarle a voce alta: "il caso d’omicidio Sharifi".
— Ma lei non sarà il mio legale — rispose lui in modo irritante. — Sta semplicemente lasciando cadere tutta la storia.
Pazientemente, Leisha ricominciò da capo. Lui non sembrava davvero comprendere. — Io sono sotto custodia protettiva fino al processo, dottor Walcott. Ci sono state serie minacce alla mia vita. Le guardie del corpo davanti alle quali è passato, che si trovano nell’atrio, nell’ascensore e sul tetto, non sono mie: sono ufficiali federali. Io sono sotto sorveglianza qui, invece che in un qualsiasi altro luogo, perché la sicurezza qui è migliore che in qualsiasi altro luogo. Quasi. Ma non posso rappresentarla in tribunale nella causa per il brevetto e non ritengo che sia consigliabile per lei aspettare finché io non potrò farlo. Nel suo interesse, dovrebbe cercare un altro avvocato, e io le ho preparato una lista di nomi da prendere in considerazione.
Gli allungò un foglio di carta: Walcott non fece segno di prenderlo. Si pose sull’altro piede, e la forza intermittente ritornò nella sua voce: — Non è giusto!
— Non è…
— Giusto. Per un uomo che lavora a una rivoluzione genetica, che sputa sangue per una maledetta e ridicola compagnia che non sarebbe in grado di distinguere un genio se ci sbattesse contro il naso. Mi è stato promesso, signorina Camden! Sono state fatte promesse!
Lei adesso lo stava ad ascoltare con attenzione, a dispetto di se stessa. La grande intensità dell’ometto era in qualche modo paurosa. — Che genere di promesse, dottore?
— Riconoscimenti! Fama!! L’attenzione che merito, che nessuno a parte gli Insonni ottiene, ora come ora! — Allargò le braccia e si sollevò sulla punta dei piedi, mentre la voce si alzava in uno stridio. — Mi è stato promesso!
Improvvisamente sembrò rendersi conto del fatto che Leisha lo stava studiando. Fece ricadere le braccia lungo i fianchi e le sorrise, un sorriso di tale ovvia, untuosa falsità che lei si sentì la pelle d’oca. Era difficile immaginare il direttore Lee della Samplice, un uomo troppo pieno di sé e insicuro per poter riconoscere i sogni degli altri, che facesse simili promesse. Lì c’era qualcosa di storto. — Chi le ha promesso queste cose, dottor Walcott?
— Oh, be’ — fece lui distrattamente, senza incrociare lo sguardo di Leisha — sa come vanno queste cose. Si hanno sogni di gioventù. La vita non fa altro che promettere, e le promesse sfuggono via.
Lei ribatté, in modo più duro di quanto non fosse stato nelle sue intenzioni: — È una scoperta comune a tutti, dottor Walcott. E per sogni ben più importanti della fama e dell’attenzione.
Lui non sembrò nemmeno averla udita. Rimase fermo a fissare il ritratto di Yagai, e il braccio sinistro gli si sollevò dietro la testa per andare a sfregare pensosamente l’orecchio destro.
Leisha disse: — Si trovi un altro avvocato, dottor Walcott.
— Sì — rispose lui in tono quasi assente — lo farò. Grazie. Addio. Conosco la strada.
Leisha restò seduta a lungo sul divano della biblioteca, chiedendosi come mai Walcott la disturbasse tanto. Non aveva nulla a che fare con quel caso in particolare: c’era di più, sotto. Era forse perché lei si aspettava che la competenza fosse razionale? Ecco il mito americano: l’uomo competente, carico sia di individualismo sia di buon senso, con il controllo di se stesso e del mondo materiale. La storia non avvalorava quel mito: gli uomini competenti erano spesso incontrollati o irrazionali. La depressione di Lincoln, il caratteraccio di Michelangelo, la megalomania di Newton. Il suo modello era stato Kenzo Yagai, ma perché non era possibile che fosse lui l’anomalia? Perché lei si doveva aspettare lo stesso comportamento logico e disciplinato da Walcott? O da Richard, in grado di recuperare la forza morale per fermare il comportamento immorale e distruttivo di sua moglie, ma che ormai passava le giornate sotto custodia cautelare accasciato in un angolo, privo della forza di volontà per mangiare, lavarsi o parlare, a meno che non venisse costretto a fare tali cose? O da Jennifer che aveva utilizzato una brillante mente strategica al servizio di un ossessivo bisogno di comando?
Oppure era lei, Leisha, a non essere razionale, aspettandosi che tutte quelle persone non facessero quelle cose?
Scese dal divano e si mise a vagare per l’appartamento. Tutti i terminali erano spenti: c’era stato un momento, due giorni prima, in cui non era più riuscita a sopportare l’isteria delle testate giornalistiche. Le finestre erano state scurite per eludere l’intermittente tafferuglio a tre fra la polizia e i due semi-permanenti gruppi di dimostranti in lotta sotto la sua finestra. UCCIDIAMO GLI INSONNI PRIMA CHE UCCIDANO NOI! stridevano i cartelloni elettronici da una parte, a cui veniva risposto con COSTRINGETE IL RIFUGIO A CONDIVIDERE I BREVETTI! NON SONO DEI! Occasionalmente i due gruppi, stanchi di combattere contro la polizia, combattevano l’uno contro l’altro. Le ultime due sere Kevin, rientrando a casa per cena, aveva dovuto correre nell’edificio fra due cordoni di polizia, guardie del corpo, esagitati urlanti e olocamere dei robot della stampa che si erano mosse rapidamente fino ad arrivare a pochi centimetri dal suo volto per ottenere primi piani.
Questa sera era in ritardo. Leisha si trovò a guardare l’orologio, odiando quell’atteggiamento ma senza riuscire a evitarlo. Era la prima volta in vita sua che le risultava difficile essere sola. Ma lo era davvero? Era veramente mai stata sola prima di quel momento? Inizialmente c’erano stati Papà e Alice, quindi Richard, Carol, Jeanine e Tony. Successivamente, poi, Stewart, ancora una volta Richard e quindi Kevin. E sempre, sempre, c’era stata la legge. Da studiare, da interrogare, da applicare. La legge rendeva possibile per persone di credo, abilità e mete profondamente diversi vivere fianco a fianco in un qualcosa che superava la barbarie. Kevin aveva creduto nella propria versione di quella fede: un sistema sociale non era costruito sui limiti campanilistici della cultura comune, né su quelli romantici della "famiglia" e neppure sull’evidente destino contemporaneo dell’illimitato progresso tecnologico per tutti, ma sulle doppie fondamenta dei sistemi consensuali della legge e dell’economia. Solo alla presenza di entrambi poteva esistere una qualsiasi sicurezza personale o sociale. Soldi e legge. Kevin lo capiva, mentre Richard non ci era mai riuscito. Era quello il legame fra loro due.