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La cosa più strana di tutte era il Gruppo dei gemelli di Alice. Leisha era apparsa dapprima scioccata, quindi triste e poi infuriata quando aveva sentito parlare del Gruppo dei gemelli. Alice vi operava in qualità di volontaria tre volte alla settimana. Il Gruppo raccoglieva documentazioni su gemelli che potevano comunicare a vicenda attraverso grandi distanze, che sapevano quello che l’altro stava pensando, che provavano dolore quando l’altro era nei guai. Studiavano anche coppie di gemelli ancora all’asilo per vedere come imparassero a differenziare se stessi in qualità di esseri separati. Questo guazzabuglio di ESP, parapsicologia e metodo scientifico aveva sconcertato Jordan, allora diciassettenne. — La zia Leisha dice che le statistiche riguardanti le coincidenze possono fornire spiegazioni per la maggior parte dei tuoi casi di ESP. Io pensavo che tu e lei non foste nemmeno gemelle monozigote!

— Non lo siamo — aveva risposto Alice.

Negli ultimi due anni Jordan aveva visto sua zia molto spesso, senza dirlo a sua madre. Leisha era un’Insonne, il nemico economico. Era anche gentile, generosa e idealista. La cosa lo turbava.

C’erano così tante cose che lo turbavano.

Per completare la visita all’impianto occorse circa un’ora. Jordan cercò di vedere lo stabilimento con gli occhi di Leisha: persone al posto di robot a basso costo, discussioni gridate sulle catene di montaggio, musica rock che rimbombava. Parti scartate al controllo qualità, parzialmente reimballate in cartoni sporchi. Il panino sbocconcellato da qualcuno calciato in un angolo.

Quando alla fine Jordan condusse Leisha nell’ufficio di Hawke, Hawke si alzò da dietro la scrivania massiccia di pino grezzo della Georgia. — Signorina Camden, è un onore.

— Signor Hawke.

Leisha porse la mano. Hawke la strinse, e Jordan notò che lei indietreggiò leggermente. La gente che incontrava Calvin Hawke per la prima volta generalmente indietreggiava: non prima di quel momento, Jordan si rese conto di quanto intensamente si fosse chiesto se anche Leisha l’avrebbe fatto. Non si trattava dell’immensa stazza di Hawke, quanto piuttosto della sua sconcertante spigolosità fisica: naso adunco, zigomi simili a scalpelli, trafiggenti occhi neri; sfoggiava perfino la collana di aguzzi denti di lupo che era appartenuta al suo bis-bis-bisnonno, una montagna d’uomo che aveva sposato tre donne indiane e ucciso trecento guerrieri pellirosse. Quanto meno, era ciò che Hawke diceva. Potevano dei denti di lupo vecchi quasi duecento anni essere ancora così aguzzi?

Quelli di Hawke sì.

Leisha sorrise rivolta verso Hawke, quasi trenta centimetri più alto di lei nonostante la notevole altezza della donna, e disse: — Grazie per avermi concesso di venire. — Quando Hawke non rispose, lei aggiunse in modo diretto: — Perché lo ha fatto?

Hawke fece finta che gli avesse posto una domanda differente. — Lei è al sicuro qui. Anche senza i suoi scagnozzi. Non esiste odio infondato nei miei impianti.

Jordan pensò a Mayleen, ma non disse nulla. Non si contraddiceva Hawke in pubblico.

Leisha ribatté freddamente: — Un interessante uso di "infondato", signor Hawke. Nel linguaggio giuridico definiamo un simile uso insinuante. Adesso che sono qui, però, mi piacerebbe porgerle qualche domanda, se posso.

— Ovviamente — rispose Hawke. Incrociò le enormi braccia sul petto e si appoggiò indietro contro la scrivania, apparentemente tutto cordialità e disponibilità. Sulla scrivania erano appoggiati un videotelefono, un boccale da caffè con il motto di Harvard e una bambolina cerimoniale Cherokee. Nulla di tutto ciò era stato li quella mattina. Jordan comprese che Hawke aveva allestito il palcoscenico. Al giovanotto cominciò a formicolare il collo.

Leisha cominciò: — I suoi scooter sono ridotti all’osso: dotati dei coni-Y più semplici possibili e con meno optional di qualsiasi altro modello sul mercato.

— È vero — rispose Hawke garbatamente.

— La loro affidabilità è inferiore a quella di qualsiasi altro modello: necessitano di un maggior numero di parti di ricambio e prima. In effetti nulla, a parte lo scudo deflettore a cono-Y, è corredato di alcun tipo di garanzia e, ovviamente, i deflettori sono brevettati e non sono ceduti in subappalto.

— Si è ben documentata — commentò Hawke.

— Gli scooter possono raggiungere un massimo di soli quaranta chilometri orari.

— Vero.

— Costano il dieci per cento in più rispetto a uno Schwinn, un Ford o un Sony dello stesso livello.

— Vero anche questo.

— Tuttavia, lei ha catturato il trentadue per cento del mercato interno, ha aperto tre nuovi stabilimenti nell’anno precedente e ha dichiarato un ritorno societario in attivo del ventotto per cento, anche se la media industriale è a mala pena dell’undici per cento.

Hawke sorrise.

Leisha avanzò di un passo verso di lui. Disse quindi con grande decisione: — Non vada avanti così, signor Hawke. È un terribile errore. Non per noi, per voi.

Hawke rispose giovialmente: — Sta minacciando il mio stabilimento, signorina Camden?

Jordan sentì serrarsi lo stomaco. Hawke stava equivocando intenzionalmente quello che Leisha aveva detto, trasformando le parole da una preghiera in una minaccia, in modo da poter sostenere una lite invece che una discussione. Ecco perché le aveva concesso di visitare uno stabilimento Noi-Dormiamo: voleva godere del futile brivido di un confronto faccia a faccia. Il capo mal in arnese di un movimento politico nazionale sul tappeto con la famosissima avvocato Insonne, Jordan si sentì pervadere dal disappunto: Hawke era migliore di così.

Lui aveva bisogno che Hawke fosse migliore di così.

Leisha continuò: — Ovviamente non la sto minacciando, signor Hawke, e lei lo sa. Sto solamente cercando di sottolineare che il suo movimento Noi-Dormiamo è pericoloso per il paese e per voi stessi. Non sia così ipocrita da far finta di non capire.

Hawke continuò a sorridere gaiamente, ma Jordan notò un muscoletto sul suo collo, appena al di sopra di un ingiallito dente di lupo, che cominciava a pulsare ritmicamente.

— Sarebbe ben difficile non capire, signorina Camden. Ha martellato su questo punto ormai da anni sulla stampa.

— E continuerò a martellare. Tutto ciò che spinge Dormienti e Insonni ad allontanarsi è fondamentalmente inutile per entrambi. Ci sono persone che acquistano i suoi scooter non perché siano buoni, non perché siano economici, non perché siano belli ma soltanto perché sono fatti da Dormienti, con profitti che vanno solamente ai Dormienti. Lei, e tutti i suoi seguaci nelle altre industrie, sta spaccando il paese in due a livello economico, signor Hawke, creando una doppia economia basata sull’odio. Questo è pericoloso per tutti!

— Ma specialmente per gli interessi economici degli Insonni? — chiese Hawke, apparentemente tutto interesse disinteressato. Jordan si accorse che l’uomo pensava di avere acquistato terreno per l’improvvisa risposta emotiva di Leisha.

— No — rispose Leisha stancamente. — Forza, signor Hawke, sa che non è così. Gli interessi economici degli Insonni si basano sull’economia globale, specialmente sulla finanza e le tecnologie sofisticate. Lei potrebbe fabbricare qualsiasi veicolo, edificio e aggeggio in America e non fare loro alcun danno.

"Loro", pensò Jordan. "Non noi". Cercò di capire se Hawke l’avesse notato.

Hawke chiese in modo suadente: — E allora perché si trova qui, signorina Camden?

— Per lo stesso motivo per cui mi reco al Rifugio. Per inveire contro la stupidità.

Il muscoletto nel collo di Hawke prese a pulsare più velocemente: Jordan si accorse che l’uomo non si era aspettato che Leisha lo paragonasse al Rifugio, al nemico. Hawke allungò una mano sulla scrivania e premette un campanello. Le guardie del corpo di Leisha si tesero. Hawke lanciò loro un’occhiata di disgusto: traditori della loro stessa parte biologica. La porta dell’ufficio si aprì ed entrò una giovane donna negra, mostrando un’espressione sconcertata.

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