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Questo non ha senso. Erano pensieri che lo innervosivano più di quello di Gregor a tavola con l'astuta Cavilo, o dell'interrogatorio chimico che gli era stato promesso. Non riesco a vederci chiaro. È una situazione che non ha senso.

Il Mozzo Hegen continuò a ruotargli nella mente, in tutta la sua complessità strategica, durante le ore a illuminazione ridotta del ciclo notturno. Il Mozzo, e l'immagine di Gregor. Che Cavilo gli avesse propinato droghe per alterare la personalità? O una cenetta intima a base di ostriche e champagne? L'Imperatore rischiava di essere torturato? Di essere sedotto? La visione del corpo flessuoso di Cavilo/Livia Nu in una delle sue scollatissime tute da pilota scivolò davanti agli occhi di Miles. Che Gregor se la stesse spassando con lei? Miles era ancora convinto che le esperienze di Gregor con l'altro sesso non fossero superiori alle sue, ma negli ultimi anni non era stato molto in contatto col giovane Imperatore; per quel che ne sapeva lui, magari Gregor aveva un harem privato. No, non era certo così, altrimenti Ivan se ne sarebbe accorto e ne avrebbe parlato. Di conseguenza, fino a che punto Gregor poteva essere influenzato dalla più antica ed efficace forma di controllo della mente?

Il ciclo diurno ebbe inizio, e Miles cominciò ad aspettarsi che da un momento all'altro venissero a prenderlo per la sua prima esperienza con il penta-rapido, dalla parte sbagliata dell'ipospray. La verità poteva essere perfino meno credibile della menzogna; cos'avrebbero pensato Cavilo e Metzov della bizzarra odissea che aveva condotto lì lui e Gregor? Tre razioni di cibo per cani pressato arrivarono a intervalli interminabili, poi la luce tornò ad abbassarsi e ci fu un altro ciclo notturno. Cosa li tratteneva dall'occuparsi di lui? Nessun rumore o vibrazione gravitazionale gli aveva fatto supporre che la nave stesse decollando, perciò dovevano essere ancora ormeggiati alla Stazione Vervain. Miles cercò di fare un po' di moto e prese a camminare avanti e indietro: due passi e un dietrofront, due passi e un dietrofront… ma quella ginnastica non serviva a molto, e alla lunga gli faceva girare la testa.

Trascorse un'altra giornata, e ad essa seguì un'altra notte di bordo a illuminazione ridotta. Altre razioni scivolarono dentro dallo sportelletto a campo d'energia. Che stessero dilatando o comprimendo artificialmente il suo senso del tempo, per debilitarlo e renderlo più malleabile all'interrogatorio? Comunque, perché lui avrebbe dovuto preoccuparsene?

Si mangiò le unghie delle mani. Si lavò alla meglio quelle dei piedi. Strappò via un robusto filo di seta dalla camicia e cercò di pulirsi i denti. Poi scoprì che su quei fili si potevano fare file di nodi quasi invisibili, e pensò che il vecchio Alfabeto Morse era rappresentabile anche con serie di nodi; sarebbe riuscito a scrivere correttamente «Aiuto — sono prigioniero»… ed a piazzare il filo sulla giacca di qualcuno, che involontariamente l'avrebbe portato da qualche parte? Con la fantasia vide un mercenario transitare davanti al consolato di Barrayar e il filo fluttuare al suolo. Vide alcuni impiegati uscire e passare oltre senza notare quell'importante indizio, e li detestò per la loro indifferenza. Vide il console uscire a passi sussiegosi e proseguire… no, gli era caduto il fazzoletto! Vide il console chinarsi, il suo sguardo acuto spostarsi sul filo e cogliere qualcosa di strano… Persona intelligente, quel console. Volonterosamente Miles si impegnò a fare microscopici nodi sul delicato filo di seta, e riuscì a costruire le lettere A I e U. Ma con la T ebbe dei problemi e dovette buttare via tutto. Si passò una mano sulla barba non rasata, sospirò, strappò un altro filo dal bordo della camicia e ricominciò daccapo.

La serratura della porta canterellò i suoi bip-bip. Miles rialzò la testa di scatto, rendendosi conto che l'isolamento l'aveva gettato in un circolo chiuso di pensieri irreali quasi ipnotici. Quanto tempo era trascorso?

La sua visitatrice era Cavilo, elegante e pratica nella sua versione sofisticata di una tuta da fatica dei Rangers. Una guardia si mise bene in evidenza fuori dalla porta, che però fu chiusa dietro di lei. Un altro colloquio privato, dunque. Miles si sforzò di fare il punto della situazione e tornare alla realtà in cui si trovava.

Cavilo sedette sulla branda di fronte e accavallò le gambe, all'incirca nella stessa posizione assunta da Metzov ma con un effetto estetico assai diverso. Poi intrecciò le dita delle mani intorno a un ginocchio e s'inclinò in avanti, con aria attenta e stranamente confidenziale. Miles reagì inclinandosi all'indietro e poggiò le spalle alla parete, sentendosi per qualche motivo a disagio e in netto svantaggio.

— Lord Vorkosigan, mi dica… — Cavilo s'interruppe e piegò la testa di lato. — Non si sente bene? Ha un aspetto stanco.

— La reclusione non mi si addice molto. — Dopo quel lungo silenzio la sua voce era rauca. Dovette schiarirsi energicamente la gola. — Forse un visore per libri… o meglio, la possibilità di fare una breve passeggiata sotto sorveglianza… — Che gli avrebbe dato modo di contattare, almeno con lo sguardo, qualcuno disposto ad accettare denaro per portare un messaggio. — I miei problemi fisici mi costringono a un'autodisciplina rigorosa, e si aggravano in fretta se devo restare confinato. Ho bisogno assoluto di esercizio fisico, o finirò per ammalarmi davvero.

— Mmh. Vedremo. — La bionda si passò delicatamente la punta di un dito lungo l'arco dorato di un sopracciglio. Poi la sua espressione tornò a focalizzarsi. — Lord Vorkosigan, vorrei che lei mi parlasse un momento di sua madre.

— Cosa? — Una tattica inaspettata. Per sconcertarlo, in attesa di passare a un interrogatorio militaresco? — Perché?

Lei sorrise candidamente. — Alcune cose che Greg ha raccontato mi hanno incuriosita.

Cose raccontate da Greg? L'Imperatore era stato sottoposto al penta-rapido? — Che… uh, cosa vorrebbe sapere?

— Be', a quanto ho saputo la Contessa Vorkosigan è una straniera. Una betana, sposata a un membro della vostra aristocrazia.

— I Vor sono una casta militare. Comunque, sì, è così.

— E com'è stata accolta fra questi aristocratici d'alta casta, o comunque vogliano farsi chiamare? Io ero convinta che i barrayarani fossero molto provinciali in questo, pieni di pregiudizi contro gli stranieri.

— Lo siamo — ammise lui con noncuranza. — Il primo contatto che i barrayarani, di ogni classe sociale, ebbero con gli stranieri alla fine dell'Epoca dell'Isolamento fu con le forze d'invasione cetagandane. Questo ha lasciato una cattiva impressione che perdura ancor oggi, quattro generazioni dopo esserci liberati di loro.

— E malgrado ciò nessuno ha discusso la scelta di suo padre?

Miles allargò le mani con un sorrisetto. — A quel tempo lui aveva appena passato i quaranta… ed era Lord Vorkosigan. — Come lo sono io. Perché le cose per me non funzionano nello stesso modo?

— La sua provenienza non creò difficoltà?

— Lei era betana. Prima nella Sorveglianza Astronomica, poi ufficiale e combattente. Colonia Beta aveva collaborato a darci una stangata, nel nostro stupido tentativo di invadere Escobar.

— Così, benché fosse straniera e nemica, il suo passato militare le fece ottenere il rispetto dei Vor?

— Suppongo di sì. Inoltre incrementò la sua reputazione militare durante la guerra contro il Pretendente Vordariano, in varie azioni belliche, l'anno prima della mia nascita. Guidò le nostre truppe più di una volta, quando mio padre non poteva essere in due posti allo stesso tempo. — Ed era stata responsabile della sicurezza personale dell'Imperatore, che allora aveva cinque anni… con più successo di quanto lui, il figlio, stesse facendo ora che Gregor ne aveva venticinque. «Fallimento totale» era la definizione a cui Miles fu costretto a pensare. — Nessuno avrebbe osato dire qualcosa su di lei, da quel tempo.

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