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Illyan si appoggiò allo schienale e lasciò che le mani, unite, gli ricadessero in grembo; un gesto rilassato. — Molto bene. Capitano Ungari, questo signore è tutto suo. Ne faccia ciò che ritiene opportuno. Lo scopo della missione è di raccogliere informazioni sull'attuale crisi al Mozzo Hegen. Secondariamente, se possibile, usi l'alfiere Vorkosigan per togliere di scena i Mercenari Dendarii. Se occorresse un acconto, nel caso che decida di prenderli sotto contratto per spedirli lontano con qualche scusa, attinga la cifra dal nostro fondo segreto. Lei sa quale risultato desidero. Non posso essere più specifico, quindi toccherà a lei stabilire i passi da fare. O da non fare.

— Cercherò di non camminare sulla corda, signore — disse Ungari.

— E quando dovrà farlo tenga a mente che la rete non c'è. Nel suo lavoro si cade una volta sola. — Illyan cercò di dirlo con gravità, ma la metafora lo fece sogghignare. Finché non guardò Miles. — Alfiere Vorkosigan, lei viaggerà come «ammiraglio Naismith», il quale a sua volta viaggerà in incognito, facendo il possibile per unirsi alla flotta dei Dendarii. Se il capitano Ungari deciderà che lei deve passare scopertamente al ruolo di «ammiraglio Naismith», lui fungerà da sua guardia del corpo, per essere sempre dove potrà avere il controllo della situazione. Ma sarebbe troppo chiedere al capitano d'essere responsabile sia della missione che della sua sicurezza, perciò lei avrà anche una vera guardia del corpo. Questa sistemazione darà al capitano Ungari un'inconsueta libertà di movimento. Lei sarà il proprietario di un'astronave privata, un corriere veloce con un pilota esperto nei balzi che abbiamo avuto da… non importa chi, comunque non da cittadini barrayarani. Al momento è iscritta nel registro navale del Gruppo Jackson, il che ben si adatta al misterioso sfondo su cui si muove l'ammiraglio Naismith. Sembrerà tutto così ovviamente contraffatto che nessuno cercherà un secondo strato di, uh, contraffazione. — Illyan fece una pausa. — Lei ubbidirà agli ordini del capitano Ungari, naturalmente. Questo suppongo che sia chiaro. — Lo sguardo con cui Illyan sottolineò il concetto fu freddo come la notte dell'isola Kyril.

Miles sorrise doverosamente per mostrare che aveva afferrato il messaggio. Per me va bene, signore… fuori, nello spazio! Da non-persona a esca luccicante: era da considerarsi una promozione?

CAPITOLO OTTAVO

Victor Rotha, agente commerciale. Sembrava il titolo che un venditore ambulante avrebbe scelto per i suoi biglietti da visita. Miles contemplò dubbiosamente il suo nuovo aspetto nel videospecchio della sua cabina: immagine reale, non speculare. Che diavolo c'era di sbagliato in un semplice onesto specchio all'antica? E dove diavolo Illyan s'era procurato quella nave? Betana di costruzione, era satura di piccoli irritanti esempi di ciò che per i betani era il lusso. Miles era disposto a pulirsi i denti con uno spazzolino sonico programmabile computerizzato, ma non con uno che trasmettesse anche un sottofondo musicale al suo palato. Gli dava l'impressione di tenere una radio fra i denti.

In armonia con le sue origini, Rotha era vestito in stile alquanto impreciso. Miles aveva provato e scartato un sarong betano; la stazione di balzo Pol Sei non era abbastanza calda per quel tessuto. S'era messo i suoi pantaloni verdi, sostituendo la cintura con una treccia metallizzata betana, e sandali anch'essi confezionati su quel pianeta. La camicia, verde pisello, era in sintoseta pelosa di Escobar, e la giacca svasata a strisce bianche e ocra un costoso esempio di ciò che un burocrate cetagandano avrebbe indossato per una gita in campagna con l'amante. Era l'eclettico guardaroba di qualcuno originario di Colonia Beta che avesse girato qua e là per i sistemi solari più raggiungibili. — Bene. Ottimo — borbottò fra sé, rinfrescando la sua arrugginita imitazione di accento betano mentre attraversava la Cabina del Proprietario.

Erano attraccati a Pol Sei il giorno prima, senza incidenti. Le tre settimane di viaggio da Barrayar a lì erano andate lisce. Ungari sembrava pensare che tanto gli era dovuto dal Cosmo, quando il suo lavoro non tollerava distrazioni. Il capitano della Sicurezza Imperiale aveva trascorso l'ultima parte del viaggio contando cose varie, contando e fotografando: astronavi, attrezzature, guardie addette al traffico civile e militari di truppa. S'era lambiccato il cervello in cerca di scuse valide per fermarsi su quattro delle sei stazioni di balzo sulla rotta fra Pol e il Mozzo Hegen, continuando a prendere dati e a inserirli nel computer per farseli estrapolare e avere suggerimenti su altri dati da prendere. Adesso erano arrivati all'ultima (o alla prima, a seconda da che parte si arrivava) delle stazioni di Pol, il suo aggancio più diretto al Mozzo stesso.

Un tempo la stazione Pol Sei era stata solo un punto di riferimento fra un balzo e l'altro, per le soste d'emergenza e il trasbordo di registrazioni postali. Nessuno aveva ancora scoperto il modo di trasmettere messaggi attraverso un corridoio di transito, cosicché non restava che spedirli fisicamente via nave. Nelle zone più progredite della distorsione c'erano astronavi che effettuavano il balzo ogni ora o più spesso, emettendo un raggio di comunicazione che alla velocità della luce raggiungeva il più vicino punto di balzo in quella regione di spazio, dove i messaggi venivano raccolti e ritrasmessi più avanti. Nelle zone meno sviluppate si doveva aspettare, a volte per settimane o mesi, che un'astronave passasse da lì, sperando che il capitano avesse avuto la premura di fermarsi a prelevare la posta.

Ora Pol Sei più che segnare un punto di balzo gli faceva la guardia. Ungari aveva avuto un fremito d'eccitazione nell'accorgersi che c'erano navi della Marina da Guerra di Pol raggruppate sul retro della stazione, dov'erano in corso grossi lavori di ampliamento. L'ufficiale era riuscito a fingere una manovra erronea per avere la scusa di rallentare a spirale intorno ai moli, prendendo visione delle navi ormeggiate o in movimento.

— Il suo primo compito qui — aveva detto a Miles, — è di dare a chi si interessa dei fatti altrui qualcosa di interessante da guardare, in modo che non guardino me. Vada in giro. Presumo che mettersi in evidenza non debba costarle uno sforzo particolare. Esibisca la sua identità di copertura… con un po' di fortuna potrebbe perfino farsi dei contatti fra persone che varrà la pena di conoscere meglio, anche se dubito che lei possa sfiorare certi ambienti. La gente a cui alludo sta maledettamente sulle sue.

Miles depose sul letto la sua valigia e ne passò in rassegna il contenuto. Un venditore ambulante, ecco quello che sono. Inserite nei loro incavi c'erano dodici armi portatili, prive della batteria, con un visore e pacchetto di videodischi che descrivevano sistemi d'arma di maggiori dimensioni. Altre cose che costavano assai più care — e potevano costar care a lui, se l'avessero perquisito — erano registrate su minuscoli dischi nascosti nella sua giacca. Morte, e ve la posso vendere a prezzi stracciati.

La guardia del corpo di Miles lo attendeva al portello d'uscita. Perché mai, dannazione, Illyan aveva voluto assegnargli proprio il sergente Killer? Probabilmente per lo stesso motivo della sua precedente missione all'isola Kyril. L'uomo era affidabile, Miles non ne dubitava, ma era imbarazzante lavorare con uno che l'aveva arrestato. Che ne pensava ora Keller di lui? Per fortuna il grosso individuo era del tipo silenzioso.

Keller era vestito in modo eclettico e sgargiante come lui, anche se non aveva saputo né voluto rinunciare ai suoi stivali. Aveva esattamente l'aspetto di una guardia del corpo che sta fingendo di essere un turista. Proprio il tipo di gorilla che un contrabbandiere d'armi come Victor Rotha si sarebbe portato dietro. Funzionale e decorativo. Bisogna dire che siamo una coppia fornita di un senso logico e compiuto. Da soli, sia lui che Keller sarebbero parsi fuori posto oltreché evidenti. Insieme… sì, Ungari aveva ragione. Insieme dicevano già troppe cose per destare altri sospetti.

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