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Miles guardò Elena. — Ne ho sentito parlare, sì.

— Col terzo contratto abbiamo avuto dei guai. Baz Jesek si dedicava sempre più all'equipaggiamento e alla manutenzione… è un buon ingegnere, bisogna riconoscerlo. Io detenevo il comando strategico, mentre Oser aveva chiesto di occuparsi del lato amministrativo dicendo che non gli restava di meglio, e fummo abbastanza ingenui da crederci. La cosa avrebbe anche potuto funzionare, se Oser avesse lavorato con noi e non contro di noi. Ma devo riconoscere che al suo posto io non mi sarei rassegnato facilmente, e che quella docilità era strana per un militare abituato a usare le tattiche di guerriglia più sporche e spietate.

«Con la terza operazione ci procurammo dei guai. Baz era preso fino agli occhi con le riparazioni, e tempo addietro io ero rimasto ferito e avevano dovuto ricoverarmi in ospedale. Quando potei alzarmi dal letto trovai che Oser aveva firmato uno dei suoi contratti «speciali» per un'operazione non militare: sorveglianza di un corridoio di transito, appostamenti, blocchi, le solite vecchie cose. Un contratto a lungo termine. All'epoca sembrò una buona idea. Ma questo gli diede l'opportunità di manovrare, perché io… voglio dire, senza nessuna vera azione armata… — Tung si schiarì la gola, — cominciai ad annoiarmi, smisi di prestare attenzione a certe cose, e prima che mi accorgessi delle conseguenze di alcune sue attività mi aveva già raggirato. Riuscì a obbligare i capitani-proprietari a una ristrutturazione finanziaria…

— Te l'avevo detto di non fidarti, sei mesi prima che lo facesse — disse Elena, accigliata. — Dopo che aveva cercato di sedurmi.

Tung si strinse nelle spalle, a disagio. — Mi sembrava che fosse una tentazione comprensibile, per un uomo.

— Fare il cascamorto con la moglie del comandante? — Elena ebbe un lampo negli occhi. — La sua doppiezza era già chiara. Se pensava che per me un giuramento di fedeltà non significasse niente, cosa poteva valere il suo per lui?

— Tu dicesti solo che non si accontentava di un no — si giustificò Tung. — Se ti avesse disturbata, sarei intervenuto. Ebbi l'impressione che tu ne fossi lusingata, anzi, e che poi avresti ignorato le sue galanterie.

— Opinioni di questo genere implicano un giudizio sul mio carattere che non mi lusinga affatto — lo rimbeccò Elena.

Miles strinse i denti e cercò di non rivelare niente, ma non aveva dimenticato quali fossero state le sue tentazioni. — Forse quella era una mossa preliminare nel suo gioco di potere — buttò lì. — Saggiare i punti deboli degli avversari. Nel tuo caso non ne ha trovati.

— Mmh. — Elena non parve troppo confortata da quel punto di vista. — Comunque, Ky non mi fu d'aiuto. E io mi stancai di gridare «al lupo». Con Baz preferivo tacere, naturalmente. Ma non possiamo dire che il doppio gioco di Oser sia stato una sorpresa per tutti.

Tung si accigliò, frustrato. — Il fatto è che nelle precedenti operazioni belliche c'erano state delle perdite, mentre restando con le mani in mano il costo in termini di uomini e materiali era sicuramente inferiore. Tutto quel che Oser doveva fare era di assicurarsi il voto di almeno metà dei capitani-proprietari. Auson votò per lui. Avrei potuto strangolarlo, quel bastardo.

— Sei stato tu a perdere Auson, con i tuoi discorsi sulla Triumph - gli ricordò duramente Elena. — Lo hai convinto che volevi privarlo del comando della nave.

Tung sbuffò. — Finché il comando strategico l'avevo io, durante le operazioni di combattimento, sapevo come impedirgli di danneggiare la mia nave. Anzi, ero contento di lasciare che la Triumph facesse il suo dovere come se appartenesse al consiglio di amministrazione della flotta. Avrei potuto aspettare… finché tu fossi tornato. — I suoi occhi neri saettarono su Miles. — Sì, finché tu non ci avessi chiarito le idee sulla situazione politica di questa e altre zone. Ma tu non tornasti.

— Il piccolo Imperatore se n'era andato, eh? — mormorò Gregor, che era rimasto ad ascoltare come affascinato. E inarcò un sopracciglio verso Miles.

— Che questo ti sia di lezione — sussurrò lui fra i denti. Il sorrisetto di Gregor sfumò in una smorfia.

Miles si rivolse a Tung. — Suppongo che Elena ti abbia spiegato perché non potevi aspettarti una cosa simile da parte mia.

— Ci ho provato — borbottò Elena. — Anche se… non nascondo che non potevo fare a meno di avere la sua stessa speranza. Forse tu… avresti accantonato gli altri progetti per tornare da noi.

Ti aspettavi che rinunciassi all'Accademia, è così. - Non erano progetti che avrei potuto abbandonare, se non con la morte.

— Sì, ora me ne rendo conto.

— Entro cinque minuti al massimo — intervenne Arde Mayhew, — dovrò contattare il controllo traffico della Stazione Aslund per farmi assegnare un ormeggio, oppure fare rotta verso la Ariel. Cosa decidiamo, gente?

— Con una sola parola — disse Tung, — posso mettere ai tuoi ordini un centinaio di bravi ufficiali e di tecnici non combattenti. E quattro navi.

— Ai miei ordini. Perché non ai tuoi?

— Se potessi, l'avrei già fatto. Ma non voglio spaccare in due la flotta se non ho la certezza di riuscire a rimetterla insieme. Al completo. Con te al comando, invece, e con la tua reputazione… che a forza di chiacchiere si è gonfiata in modo disgustoso…

— Al comando? O come bandiera che tu possa sventolare? — Miles non aveva difficoltà a immaginarsi la cosa.

Tung allargò le mani in un gesto non impegnativo. — Questo potrai anche deciderlo tu. La maggior parte degli ufficiali che restano si schiererà col vincente. Il che significa, se faremo la nostra mossa, che dovremo convincerli maledettamente in fretta di essere noi i vincenti. Oser ha anche lui un centinaio di ufficiali e tecnici che stanno dalla sua, e se deciderà di opporsi dovremo sopraffarli fisicamente… cosa che mi induce a pensare quante vite potrebbero essere salvate da un bravo sicario mandato ad appostarsi nel punto giusto e al momento giusto.

— Ahimè, Ky, credo che tu abbia lavorato troppo tempo con Oser. Stai cominciando a pensare come lui. Ma ricordati: io non sono venuto qui per comandare una flotta mercenaria. Ho altre priorità. — E cercò di non guardare dalla parte di Gregor.

— Ah, sì? E quali saranno mai, queste grandi priorità?

— Impedire una guerra civile planetaria, per dirne una. E se non ti sembra abbastanza, forse anche una guerra interstellare.

— Impedire le guerre altrui non è nel mio interesse, devo ammetterlo. — E non era del tutto una battuta di spirito.

In effetti, cos'erano per Tung le vicissitudini politiche o la stessa sopravvivenza di Barrayar? — Potrebbe esserlo, se ti trovassi dalla parte del più debole. È per vincere che tu ricevi una paga, mercenario, ma puoi spenderla soltanto se vinci.

Gli occhi di Tung si strinsero ancor di più. — Cosa sai tu che io non sappia? Siamo dalla parte del perdente?

Lo sarò io, se non riporto Gregor in patria. Miles scosse il capo. — Mi spiace, non posso parlarne. Quello che mi sono già tirato addosso… — Pol, una strada chiusa. La Stazione Confederata lo aveva schedato come criminale. E lo spazio di Aslund gli si rivelava ancor più pericoloso. — Vervain. — Guardò Elena. — Devi farci arrivare su Vervain.

— Stai lavorando per i vervani? — domandò Tung.

— No.

— Per chi, allora? — Una mano di Tung ebbe un moto verso di lui, così fremente che sembrava volerlo afferrare per spremergli fuori le informazioni a viva forza.

Anche Elena notò quel gesto inconscio. — Ky, lascia perdere — disse bruscamente. — Se Miles vuole Vervain, che vada su Vervain.

Tung guardò Elena, poi Mayhew. — Voi lo spalleggiate? O lavorate con me?

Elena alzò la testa. — Noi siamo entrambi legati a Miles per giuramento. Anche Baz.

— E hai il coraggio di chiedermi perché ho bisogno di te? — sbottò Tung esasperato, indicando a Miles gli altri due. — Qual è questo grande gioco, di cui tu sembri sapere tutto e io niente?

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