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Con la coda dell’occhio, colse quel movimento furtivo nell’area di carico che aspettava da tempo. E tu che pensavi di correre dei rischi per qualche libro, rifletté Silver tra sé. Aspetta di vedere che cosa scatenerà questo.

— Grazie lo stesso — disse in fretta, e passò un braccio intorno al collo di Ti per stringerlo in un lungo bacio di ringraziamento. Lui chiuse gli occhi (splendido riflesso, quello), mentre Silver puntava i suoi fuori dalla finestra della stanza di controllo. Tony, Claire e Andy stavano scomparendo in quel momento nel tubo flessibile del portello della navetta.

Ecco, pensò Silver, ci siamo. Io ho fatto quello che potevo, il resto tocca a voi. Buona fortuna, anzi due volte buona fortuna. E poi, con rimpianto: Vorrei tanto venire con voi!

— Ehi! Guarda l’ora! — Ti interruppe l’abbraccio. — Devo completare quella lista di controlli prima che torni il capitano Durrance. Penso che tu abbia ragione a proposito della camicetta. — E la cacciò senza tante cerimonie nella borsa. — Che cosa vuoi che ti porti, la prossima volta?

— Siggy, della Manutenzione dei Sistemi di Aerazione, mi ha chiesto se c’erano altri olovideo della serie «I Ninja delle Stelle Gemelle» — fu pronta a rispondere Silver. — È arrivato al numero 7, ma gli mancano il 4 e il 5.

— Ah — disse Ti, — quello era uno spettacolo decente. Li hai visti anche tu?

— Sì — Silver arricciò il naso, — ma non sono sicura… i personaggi fanno delle cose tanto terribili. Sono inventati, hai detto?

— Be’, sì.

— È un sollievo.

— Sì, ma cosa vorresti per te? — insistette lui. — Non rischio una ramanzina per fare un piacere a Siggy, chiunque sia. Siggy non ha quei magnifici fianchi snodati che hai tu — terminò, rievocando con un sospiro quella sensazione di piacere.

Silver aprì a ventaglio i tre dischi che teneva nella mano inferiore destra e disse: — Ancora, prego, signore.

— Se sono queste sciocchezze che vuoi — rispose lui prendendo ognuna delle sue mani e baciandole i palmi, — sciocchezze avrai. Oh, oh, ecco che arriva il mio indomito capitano. — Rapidamente, Ti risistemò la sua uniforme da pilota, aumentò l’intensità della luce e si afferrò al pannello di trasmissione mentre una porta stagna all’altra estremità dell’area di carico si apriva con un sibilo. — Lui non vuole aver a che fare con piloti giovani, ci chiama ranocchi. Credo che si senta a disagio perché, sulla mia nave a balzo, gli sono superiore di grado. Comunque è meglio non dare al vecchio una ragione di arrabbiarsi…

Silver fece scomparire i libro-dischi nella sacca da lavoro e assunse la posa di chi si trovasse a passare di lì per caso, proprio nel momento in cui il capitano Durrance, il comandante della navetta, entrava fluttuando nella stanza di controllo.

— Scattare, Ti, c’è un cambiamento di itinerario — disse il capitano.

— Sissignore. Che succede?

— Ci vogliono sul pianeta.

— Per la miseria — imprecò Ti. — Che rabbia. Avevo un appuntamento importante… — il suo sguardo cadde su Silver, — dovevo incontrare un amico a pranzo questa sera alla Stazione di Trasferimento.

— Bene — disse il capitano Durrance, con ironica mancanza di comprensione. — Inoltra una lamentela al Servizio Personale, sostenendo che i tuoi orari di lavoro interferiscono con la tua vita amorosa. Forse potranno fare in modo che tu non abbia più un orario di lavoro.

Ti colse l’allusione e si diede da fare con gli ultimi controlli, mentre un tecnico dell’Habitat arrivava per sostituirlo, così che potesse andare alla navetta.

Paralizzata dall’orrore e dalla confusione, Silver si raggomitolò in un angolo. Alla Stazione di Trasferimento, Tony e Claire avevano progettato di nascondersi nella stiva di una nave a balzo diretta ad Orient IV, mettersi fuori dalla portata della GalacTech, e trovare un lavoro. Un piano tremendamente rischioso, secondo Silver, che dava la misura di quanto fossero disperati. Claire era terrorizzata, ma alla fine si era lasciata persuadere dal piano di Tony e da tutte le mosse attentamente progettate. Almeno, i primi passi erano stati attentamente studiati, tuttavia, a mano a mano che si allontanavano da Rodeo e da casa si erano fatti sempre più vaghi. E una deviazione sul pianeta non era stata affatto prevista.

Sicuramente, Tony e Claire si erano nascosti nel vano di carico della navetta. Silver non poteva avvertirli in alcun modo: doveva forse tradirli per salvarli? Il clamore che ne sarebbe seguito sarebbe stato tremendo: la disperazione le stringeva il petto come una fascia d’acciaio, togliendole il respiro, e impedendole persino di parlare.

Sullo schermo video della stanza di controllo assistette impotente al decollo della navetta dall’Habitat e alla sua discesa verso l’atmosfera turbinosa di Rodeo.

CAPITOLO QUARTO

La stiva di carico debolmente illuminata sembrava gemere intorno a Claire a causa della decelerazione a cui erano sottoposte le strutture. Le vibrazioni, unite a un sibilo acuto, facevano tremare il metallo della navetta.

— C’è qualcosa che non va — boccheggiò Claire. Tolse una delle mani che la ancoravano alla cassetta di plastica dietro cui si era nascosta e la passò intorno al corpo di Andy per tenerlo più stretto. — Abbiamo urtato qualcosa? Che cos’è questo strano rumore?

In fretta, Tony si leccò un dito e lo sollevò in alto. — Nessuna corrente. — Deglutì, per controllare le orecchie. — La cabina non si sta depressurizzando. — Eppure il sibilo aumentava.

Due schiocchi metallici, uno dopo l’altro, che non assomigliavano per nulla al rumore di un portello stagno che si chiudeva, fecero scorrere un brivido di terrore in Claire. La decelerazione continuò a un ritmo preoccupante, contrastata da una nuova strana spinta vettoriale che sembrava partire dal ventre della navetta. Quella parte della stiva a cui erano ancorate le casse sembrò venirle addosso: Claire si puntellò con la schiena e sistemò Andy davanti a sé, per ripararlo da eventuali urti.

Il bambino aveva gli occhi spalancati e la bocca aperta atteggiata a un’espressione di sbalordimento. No, ti prego, non cominciare a piangere! Lei stessa non osava emettere il grido che le serrava la gola, perché sapeva che così Andy sarebbe partito come una sirena. — Impasta la torta, impasta la torta, fornaio — canticchiò con voce strozzata. — Cuoci la torta a microonde più in fretta che puoi… — Gli accarezzò una guancia, rivolgendo uno sguardo implorante a Tony.

Il ragazzo era pallidissimo. — Claire… credo che questa navetta stia scendendo sul pianeta! Scommetto che quei colpi erano le superfici frenanti che si allargavano.

— Oh, no! Non può essere, Silver ha controllato gli orari…

— Sembra che Silver abbia fatto un grosso errore.

— Anch’io li ho controllati: questa navetta doveva andare alla Stazione di Trasferimento per prendere un carico e poi scendere sul pianeta.

— Allora avete sbagliato tutte e due — disse Tony con voce aspra e tremante, mascherando la paura con la rabbia.

Oh, ti prego, non urlare a quel modo; se non resto calma, anche Andy si agiterà… l’idea non è stata mia…

Tony si girò sullo stomaco, allontanando il corpo dalla superficie del… pavimento, così i terricoli chiamavano la direzione da cui proveniva il vettore di forza gravitazionale, e strisciò verso la finestra più vicina. La luce che da essa proveniva stava diminuendo e si faceva sempre più diffusa. — È tutto bianco: Claire, siamo proprio in mezzo a una nuvola!

Dalla stazione orbitante, Claire aveva passato ore ad osservare le nuvole che si gonfiavano nelle correnti convettive dell’atmosfera di Rodeo. Le erano sembrate massicce come lune e aveva sempre desiderato poterle vedere.

Andy si teneva saldamente afferrato alla sua maglietta azzurra. Lei si girò, come aveva fatto Tony, appoggiando il palmo delle mani sulla superficie e spingendo con forza. Andy, girando la testa verso il padre, sollevò le mani superiori e cercò di staccarsi da Claire con quelle inferiori. Il pavimento sembrò venirgli incontro.

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