Литмир - Электронная Библиотека

Per un attimo fu troppo stordito per piangere. Poi la sua piccola bocca arrotondata si allargò a dismisura, emettendo un vibrante grido di dolore. Quel suono trapassò ogni nervo del corpo di Claire come una lama.

Tony sobbalzò udendo quel rumore, si allontanò dalla finestra e strisciò verso di loro. — Perché l’hai fatto cadere? Che cosa pensi di fare? Svelta, fallo stare zitto!

Claire si girò di nuovo sulla schiena, appoggiando Andy sul proprio addome morbido ed elastico, baciandolo e accarezzandolo freneticamente. Le grida cambiarono di tono, passando da un terrificante e acuto pianto di dolore a gemiti di indignazione meno penetranti, ma il volume era comunque lo stesso.

— Finiranno per sentirlo anche nella cabina di pilotaggio! — sibilò Tony angosciato. — Fai qualcosa!

— Sto provando! — sibilò Claire di rimando. Le tremavano le mani. Cercò di stringere Andy al seno, procedura standard di conforto, ma il marmocchio voltò la testa, gridando più forte. Per loro fortuna, il rumore prodotto dall’atmosfera che sfrecciava attorno al rivestimento della navetta si era fatto assordante. Quando il suono rombante, dopo aver raggiunto il suo massimo, si ridusse fino a spegnersi del tutto, il pianto di Andy si era trasformato in una serie di singhiozzi tremanti. Il bimbo sfregò la faccia bagnata e sporca di muco sulla maglietta di Claire. Il peso di Andy che le premeva sullo stomaco e sul diaframma quasi le impediva di respirare, ma lei non osava spostarlo.

Un’altra serie di colpi fece tremare la navetta. Le vibrazioni dei motori cambiarono, e Claire venne sballottata da una parte all’altra dai vettori di accelerazione, anche se la loro spinta non era paragonabile a quella che veniva dal pavimento. Liberò due delle mani con cui stava confortando Andy e le usò per aggrapparsi alle casse di plastica.

Tony era sdraiato accanto a loro e si mordeva le labbra, impotente. — Stiamo probabilmente per atterrare sulla superficie.

Claire annuì. — In uno dei porti per le navette. Ci sarà gente, terricoli, ma potremo sempre dire che siamo rimasti intrappolati a bordo di questa navetta per errore. E forse — aggiunse speranzosa, — ci rimanderanno subito a casa.

Tony strinse a pugno la mano superiore destra. — No! Non possiamo arrenderci proprio adesso! Non avremo mai più un’altra occasione!

— Ma che altro possiamo fare?

— Usciremo da qui senza farci vedere e ci nasconderemo, finché non riusciremo a salire su di un’altra nave, diretta alla Stazione di Trasferimento. — Claire si lasciò sfuggire un gemito di costernazione e Tony continuò in tono implorante. — L’abbiamo fatto una volta, possiamo farlo ancora.

Lei scosse il capo dubbiosa. Ma la discussione venne interrotta da una serie di tonfi che li colse di sorpresa e che scosse tutta la nave, trasformandosi in un rombo sommesso e continuo. Il raggio di luce che entrava dalla finestra dardeggiò sulle pareti della stiva quando la nave, atterrando, cominciò a rullare e a voltarsi su un fianco. Dopo un lampo improvviso la stiva cadde nella penombra, e con un gemito i motori si spensero lasciando un silenzio sconvolgente.

Con grande cautela, Claire lasciò gli appigli. Fra i vettori di accelerazione ne era rimasto uno solo: isolato dagli altri, diventava opprimente.

La gravità. Silenziosa, implacabile, le premeva contro la schiena: lottò contro la terrificante illusione che potesse improvvisamente cessare, e la spinta potesse mandarla a sbattere sul soffitto, schiacciando Andy nel mezzo. Quel pensiero venne accompagnato da un’illusione ottica e tutta la stiva sembrò mettersi a girare lentamente intorno a lei. Chiuse gli occhi per allontanare quella visione.

La mano di Tony le strinse il polso inferiore sinistro in un gesto di avvertimento. Claire aprì gli occhi e si irrigidì: la porta esterna della stiva all’altra estremità del compartimento stava aprendosi.

Entrarono due terricoli addetti alla manutenzione. La porta che dava accesso alla parte centrale della fusoliera della navetta scivolò di lato e Ti, il secondo pilota, infilò dentro la testa.

— Salve, ragazzi. Cos’è tutta questa fretta?

— Dobbiamo scaricare e ricaricare questo uccellino in un’ora, ecco tutto — rispose uno degli addetti. — Tu hai giusto il tempo di mangiare qualcosa e di fare pipì.

— In che cosa consiste il carico? Non vedevo tanta agitazione dall’ultima emergenza medica.

— Equipaggiamento e forniture per uno spettacolo che deve andare in scena sul vostro Habitat per il Vice Presidente delle Operazioni.

— Sarà solo la settimana prossima.

L’uomo della manutenzione sbuffò. — Così credevano tutti. Il Vice Presidente però ha preso il suo mezzo privato ed è arrivata con una settimana di anticipo, insieme ad un intero commando di ragionieri. Sembra che le piacciano le ispezioni a sorpresa. L’amministrazione, naturalmente, non sta più nella pelle dalla gioia.

— Aspetta a ridere — lo ammonì Ti. — L’amministrazione a volte si diletta a dividere la sua gioia con tutti noi.

— Come se non lo sapessi — gemette l’uomo. — Forza, levati, stai bloccando la porta… — I tre se ne andarono.

— Adesso - sussurrò Tony.

Claire rotolò su di un fianco e con delicatezza posò Andy a terra. Il viso del bimbo si contrasse, pronto a scoppiare in un pianto dirotto. Rapidamente, Claire si appoggiò sulle mani, cercando di mettersi in equilibrio. Con una mano raccolse Andy e lo tenne in braccio.

Schiacciata dalla tremenda gravità contro la parete della stiva rivolta verso il pianeta, iniziò a strisciare su tre mani verso la porta. Il peso di Andy le premeva sul braccio come se una gigantesca molla lo stesse spingendo verso il basso, e la testa del bimbo ballonzolava con un’angolazione allarmante. Claire spostò la mano sotto la nuca del bimbo, per poterla reggere meglio, operazione che risultò dolorosa per il suo braccio.

Accanto a lei, anche Tony procedeva a tre mani, mentre con quella libera stringeva la corda del sacco che conteneva tutto il necessario. Il sacco, inchiodato alla superficie come se questa lo stesse risucchiando, non si mosse di un millimetro.

— Merda — imprecò Tony sottovoce. Tornò verso il fagotto, lo afferrò e cercò di sollevarlo, ma era troppo ingombrante per portarlo sotto la pancia. — Merda.

— Perché non lasciamo perdere? — chiese Claire con voce implorante, pur conoscendo già la risposta.

— No! - Sollevò il pacco all’indietro sopra le spalle, afferrandolo con entrambe le mani superiori e barcollò violentemente in avanti. Riuscì a metterlo in precario equilibrio sulla schiena. Utilizzò la mano superiore sinistra per tenerlo fermo, ballonzolò in avanti reggendosi sull’altra e trascinando quelle inferiori. — Ce l’ho fatta! Andiamo, andiamo.

La navetta era parcheggiata in un enorme hangar, un immenso spazio con il soffitto sostenuto da travi di metallo. Le travi che erano disposte sopra l’impianto di illuminazione sarebbero state un eccellente nascondiglio, se solo fossero riusciti ad arrivarci con un balzo. Ma tutto quello che non veniva rigidamente ancorato, era condannato a rimanere sul pavimento finché non veniva rimosso di proposito. C’era un certo fascino asimmetrico, nella cosa…

— Oh… — Claire esitò. Dal portello della navetta al pavimento vi era una specie di rampa ondulata. Chiaramente era disegnata per suddividere l’eterna lotta contro l’onnipresente gravità in piccoli tentativi abbordabili. Scalini. Claire si fermò, rimanendo a testa china, e il sangue sembrò affluire tutto quanto al viso. Deglutì.

— Non fermarti - ansimò implorante Tony alle sue spalle, poi anche lui si trovò a deglutire.

— Oh… oh… — con un’ispirazione improvvisa, Claire si voltò di schiena e cominciò a scendere a saltelli, con le mani inferiori libere che battevano sul metallo ad ogni salto. Era scomodo, ma almeno fattibile. Tony la seguì.

15
{"b":"119627","o":1}