Calapine, rilevando dagli strumenti del Globo un’unica domanda posta da tutti gli Optimati, programmò gli analizzatori per la risposta. Quasi subito essa fu a disposizione, sotto forma di ologramma, per gli osservatori. «Questo processo potrebbe allungare la durata media di una vita da ottomila a dodicimila anni, e questo vale anche per la Gente.»
«Anche per la Gente,» sussurrò Calapine. Sapeva che l’avrebbero scoperto. Ora non avrebbe più potuto esistere un organismo come la Sicurezza. Anche il Globo di Controllo aveva dimostrato di non essere esente da difetti e limiti. Glisson l’aveva sempre saputo. Calapine lo capiva dal suo silenzio. Anche Svengaard se ne sarebbe sicuramente accorto. Forse l’avevano fatto perfino i Durant.
Calapine fissò Svengaard; adesso sapeva cosa doveva fare. In quel momento, sarebbe stato facilissimo perdere totalmente la fiducia della Gente.
«Se decideremo in senso affermativo,» annunciò, «tutti potranno beneficiare del processo — Optimati e membri della Gente.»
Questa è politica, pensò poi. La Tuyere si sarebbe comportata in questo modo… anche Schruille sarebbe stato d’accordo. Specialmente Schruille. Schruille, che era così intelligente. Schruille, che è morto. Ebbe quasi l’impressione di sentirlo ridacchiare.
«Può davvero essere fatto anche per la Gente?» chiese Harvey.
«È possibile farlo per tutti,» rispose Calapine. Rivolse un sorriso a Glisson, facendogli capire che era stata lei a vincere. «Ora penso che possiamo mettere la questione ai voti.»
Ancora una volta, Calapine sollevò lo sguardo verso i sensori video, chiedendosi se avesse previsto correttamente ciò che avrebbe deciso la sua gente. Ovviamente, molti di loro l’avrebbero seguita nel suo tentativo. Alcuni avrebbero sperato di ristabilire un equilibrio completo dei propri enzimi. Lei sapeva che non era possibile; lo sapeva anche il suo corpo. Tuttavia, qualcuno avrebbe potuto decidere di tentare di ripercorrere quella via pericolosa che portava alla noia, all’apatia.
«Il verde significherà che accettate la proposta del Dottor Svengaard,» annunciò Calapine. «Il colore dorato, che siete contrari.»
Lentamente, ma poi con sempre maggiore rapidità, il circolo di videosensori divenne verde… verde… un mare di verde con qualche isolata pagliuzza dorata. Calapine non si era aspettata una vittoria così netta, e questo la rese sospettosa. Lei si fidava del suo istinto. Una vittoria schiacciante. Consultò gli strumenti del Globo, lesse i dati: «Il Cyborg può essere manipolato facendo leva sulla sua fiducia assoluta nell’onnipotenza della logica.»
Calapine annuì tra sé, pensando alla sua follia. E la Vita non può essere manovrata contro gli interessi degli esseri viventi, rifletté.
«La proposta è stata accettata,» annunciò.
E scoprì che non le piaceva l’improvvisa espressione di soddisfazione che era apparsa sul volto del Cyborg. Abbiamo trascurato qualche particolare. Oh, be’, ce ne occuperemo… quando saremo tutti più tranquilli.
Svengaard si girò a guardare Harvey Durant, permise ai muscoli del suo volto di atteggiarsi in un ampio sorriso. Era stato come intervenire su di un embrione: una piccolissima modifica, da cui sarebbe scaturito l’intera schema di sviluppo. E si poteva agire in questo modo anche nella realtà.
Harvey rifletté sul sorriso di Svengaard, intuì dal volto dell’uomo i suoi pensieri. Istantaneamente, fu in grado di leggere tutti i volti di coloro che lo circondavano, grazie al proprio addestramento di Corriere. Si era creata una situazione di stallo tra i potenti. La Gente avrebbe avuto una possibiltà — per migliaia di anni, se si doveva credere a Calapine, e lei di sicuro ci credeva. Comprese che l’ambiente genetico era mutato, aveva assunto un nuovo schema: indefinito, indeterminato. A Heisenberg sarebbe piaciuto. Coloro che muovevano le pedine erano stati mossi a loro volta… e cambiati da quella mossa.
«Quand’è che Lizbeth e io potremo andarcene?» chiese allora.
FINE