Nia emise un grugnito.
Inzara disse: — Conoscevo la madre della donna. Aveva occhi come aghi e una lingua simile a un coltello. Niente era mai abbastanza buono per lei. Credo che la donna abbia imparato a scusarsi per tutto ciò che faceva. Uh! Che brutta abitudine!
Raggiunsero la sponda orientale del fiume. Inzara l’aiutò a tirare sulla riva la zattera. Si tolse la collana d’oro e ambra e gliela porse. Nia stava per dire che era troppo come dono in cambio della traversata del fiume. Ma Inzara sembrava nervoso, e non voleva discutere con lui. Accettò la collana.
Lui montò in sella al suo animale e raccolse le redini, poi guardò Nia. — Ero solito pensare che niente mi facesse paura, a parte la vecchiaia. Ma quel villaggio laggiù mi ha spaventato. — Fece un cenno della mano verso sud e ovest. — Sono adirato con me stesso e inquieto. È meglio che me ne vada. — Diede uno strappo alle redini. L’animale si voltò. Inzara si volse indietro. — Forse verrò di nuovo in primavera. O forse verrà Ara. Il villaggio non lo spaventerà. E Tzoon è come una roccia. Non c’è mai niente che lo preoccupi.
Si allontanò. Nia si mise la collana. Era una splendida fattura. L’ambra aveva la forma di perline rotonde e il pesce era fatto di minuscoli pezzi d’oro legati insieme. Si dimenava come un pesce vero.
Nia tornò all’accampamento.
Il giorno seguente cadde la neve: grandi fiocchi soffici che si scioglievano non appena toccavano il suolo. Nia impacchettò le proprie cose e pulì la casa. Lasciò un sacco di cibo essiccato appeso al palo del tetto. Potevano venire delle persone. Potevano essere affamate. Lasciò anche una pentola per cucinare, una brocca per l’acqua e un coltello.
Dopo di che controllò bene i cornacurve. I loro zoccoli erano sani. Non avevano piaghe sulla schiena. Camminavano senza usare di più una zampa o uno zoccolo. Gli occhi erano puliti, e così le narici. Non trovò tracce di vermi o insetti scavatori.
Nia fece il gesto della soddisfazione.
Non era completamente a mani vuote. Aveva tre animali, cibo, e gli utensili per lavorare il metallo che le aveva lasciato Tanajin. Era più di quanto avesse portato con sé dal Villaggio del Popolo del Rame. Più di quanto avesse portato con sé dal proprio villaggio quando l’aveva lasciato la prima volta o la seconda o la terza.
Il giorno seguente attraversò il fiume. Doveva fare due viaggi. Il primo fu facile. L’aria era ferma. Il cielo era basso e grigio, ma non scendeva niente. Portò due dei cornacurve e li legò sulla sponda occidentale, poi tornò indietro.
Caricò il resto delle sue cose e condusse il terzo cornacurve sulla zattera. L’animale sbuffò e pestò uno zoccolo.
— Sii paziente! Tranquillo! Gli altri non mi hanno causato problemi.
Spinse la zattera verso il largo. Cominciava a cadere la neve. I fiocchi erano grandi e soffici e scendevano lenti. Quando arrivò alla prima isola, la riva orientale era sparita, nascosta dal biancore. Nia attraversò l’isola e caricò tutto sulla seconda zattera.
Questa volta la neve attecchiva, fermandosi sui rami spogli, sull’attrezzatura caricata sul cornacurve: le sacche e le coperte. C’era neve sulle spalle di Nia e neve sulla ruvida corteccia dei tronchi che formavano la zattera. Tutt’attorno i fiocchi sfioravano la grigia superficie dell’acqua e svanivano.
Aiya! Quel biancore! Nascondeva l’isola che aveva appena lasciato e le impediva di vedere quella dov’era diretta. Nia azionava il remo e grugniva.
Approdarono sull’estremità meridionale dell’isola. Nia tirò a riva la zattera, poi la guardò. Avrebbe dovuto portarla più a monte dov’era il punto giusto per l’approdo, ma ciò avrebbe richiesto tempo e la bufera stava peggiorando.
— Che siano altri a occuparsi di questo problema — disse.
Condusse il suo animale attraverso l’isola fino all’ultima zattera.
L’ultima traversata fu più facile. Il letto del fiume in quel punto era stretto, ma la neve si faceva più fitta. Copriva la zattera, il cornacurve e Nia. Perfino il remo era coperto di neve. Quando lo sollevava e lo muoveva, cadevano pezzi di neve. Facevano dei rumori quando toccavano l’acqua.
A Nia venne in mente una poesia. Non sapeva se l’avesse imparata da bambina o l’avesse composta proprio lì in mezzo al fiume.
Perché vieni,
oh, perché vieni adesso,
o popolo della neve?
Popolo dalle scarpe bianche,
perché mi infastidisci?
Nia raggiunse la riva occidentale e condusse a terra il cornacurve, lodandolo per le sue buone maniere. L’animale sbuffò e agitò le orecchie.
— Lo so. Lo so. Volevi causare guai. Ma ti sei trattenuto. Questo merita una lode. Ora è tutto finito. — Guardò il fiume: l’acqua grigia e la neve che cadeva. — Tireremo a riva la zattera e poi andremo a cercare i tuoi compagni. E domattina ci metteremo in viaggio per il sud.
APPENDICE A
NOTE SULLA PRONUNCIA
In questo romanzo ho usato il sistema Pinyin di traslitterazione del cinese benché la mia formazione sia avvenuta nel sistema Wade-Giles.
La "x" di Lixia si pronuncia come "sc".
La "q" di Yunqi si pronuncia "c".
La "zh" di Zhuang Zi (Chuang-tzu nel vecchio sistema) si pronuncia "g".
Yohai si dice Yohei.
Il suono scritto "kh" nella lingua del Popolo del Rame si pronuncia come la "ch" di "Bach".
Tutti i nativi parlano il linguaggio dei doni, ma la pronuncia varia.
Nia sa dire "g" ma non "k". Per questo motivo la sua versione del nome di Derek è "Deragu". Non c’è il suono "se" nella sua lingua. Lixia diventa "Li-sa". L’oracolo sa pronunciare "k" e "sc", ma non "p". L’animale indigeno che Nia chiama "osupa" per lui diventa "osuba".
Tutte le lingue native sono accentate. Di norma l’accento cade sulla prima sillaba.
Ci sono tre gesti nativi che si possono tradurre come "sì".
Uno è il gesto dell’affermazione che significa "sì, è così".
Un altro è il gesto dell’approvazione che significa "sì, sono d’accordo con te".
Il terzo è il gesto dell’assenso che significa "sì, dovrebbe essere, può essere, o sarà fatto".
APPENDICE B
PROGETTO DI NAVE STELLARE
DEL DOTTOR ALBERT W. KHUFELD
Per una propulsione a reazione che spinga una nave quasi alla velocità della luce, la massa di reazione stessa deve viaggiare a velocità relativistiche in un getto così caldo che nessuna sostanza materiale potrebbe sopportarlo. Soltanto un campo di forza può servire allo scopo.
I campi magnetici sono i campi di forza più sperimentati che conosciamo: essi vengono utilizzati ovunque nei laboratori per controllare le traiettorie di particelle caricate. La fusione nucleare è il metodo naturale per creare ioni caldi. Un reattore a fusione a specchio magnetico, con uno specchio a dispersione a poppa, creerebbe uno scarico nucleare tipo razzo.
La reazione Li7 + H1 = 2 He4 rilascia 17,3 MeV, senza particelle neutre per condurre energia in direzioni casuali e incontrollabili. È una delle reazioni più entusiastiche di nascita di una stella e qualunque tecnologia con potenza di fusione dovrebbe poterla governare.
L’idruro di litio ha un peso specifico di 0,78 e un punto di fusione di 689 °Celsius. Alloggiamenti costruiti all’interno di un grosso pezzo di questo carburante solido vengono protetti contro la maggior parte di gas e pulviscolo interstellari dalla massa pura e semplice. Gli atomi di idrogeno costituiscono un eccellente riparo contro i neutroni, mentre i campi magnetici deviano gli ioni interstellari.
17,3 MeVe, equamente diviso fra i due nuclei di prodotto, ammonta a circa il 22% della velocità della luce. L’equazione (non relativistica) per la velocità della nave è m dV + ve dm = 0 che dà un totale di V = ve ln(me/m).