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— Avanti — dissi. — Salite.

La barca della Ivanova si staccò dalla banchina e virò, allontanandosi dalla riva con un ampio cerchio. Tatiana avviò il motore della nostra barca. Agopian mollò gli ormeggi. Mi appoggiai al parapetto e per la prima volta da giorni mi sentii rilassata. Ero di nuovo in movimento. Non c’era niente che mi piacesse più che viaggiare.

Seguimmo la prima imbarcazione verso il centro del lago, virando a sud, poi a est, poi a nord. Di fronte a noi c’era la scura valle del fiume.

Angai

Soffiava un po’ di vento. Il lago era screziato di spuma. Davanti a noi e un po’ di lato la barca della Ivanova sobbalzava sulle onde. Ballavamo anche noi. Nia e l’oracolo si tenevano aggrappati al parapetto.

— Questa cosa va veloce — osservò l’oracolo.

— Che cosa la fa muovere? — domandò Nia.

Come spiegare il motore a combustione interna?

— Dentro c’è un fuoco — dissi alla fine.

Lei aggrottò la fronte. — Questo non ha senso. Il fuoco può muoversi, ma non fa muovere altre cose, a meno che non siano vive.

L’oracolo fece il gesto dell’assenso.

Nia guardava l’acqua. — Ho visto la pianura in fiamme con tutto che correva davanti al fuoco. Cornacurve e osupai. Ogni specie di uccello e di insetto, quelli che volano e quelli che saltano, tutti che fuggivano davanti al fuoco. Perfino gli assassini scappavano e anche i piccoli animaletti che scavano gallerie sottoterra.

"Ma erano vivi. Il fuoco cambia, non trasporta."

— Forse Derek potrà spiegarlo.

Raggiungemmo l’estremità settentrionale del lago all’incirca a metà mattina. Il vento calò non appena arrivammo fra le piccole isole coperte di foreste. Il cielo si manteneva parzialmente nuvoloso. C’erano chiazze di luce del sole sul fiume e sugli alberi verdi e verdeazzurri.

La barca si muoveva lenta. Tatiana disse: — Sta’ attenta a eventuali detriti.

Dopo un po’ vidi una lucertola. Era in mezzo al fiume e nuotava in modo regolare, la testa fuori dall’acqua. Si riuscivano a vedere gli aculei lungo la schiena, ma nient’altro, e non era facile valutare le dimensioni dell’animale. Doveva essere lunga circa dieci metri.

— Aiya! - esclamò l’oracolo. — Sono contento di non trovarmi nella barca di Ulzai.

— Sta andando a sud — osservò Agopian in inglese. — Mi chiedo se sia vero ciò che dicono sulla migrazione.

Entro mezzogiorno avevamo visto cinque lucertole. Erano tutte grosse, e tutte dirette a sud. Soltanto una era fuori dall’acqua e trascinava la sua enorme mole su un argine di fango, diretta a sud come tutte le altre.

La radio crepitò e parlò in russo.

Tatiana disse: — La Ivanova ha avvertito il campo. Se quegli animali decidono di uscire dall’acqua, potranno esserci dei problemi.

Facemmo colazione nella cabina: sandwich e tè. I nativi avevano un quarto di bipede.

— Sacrificato da Marina — disse Agopian. — E cucinato senza niente. Dovrebbe essere innocuo.

— Che gusto ha? — chiesi nel linguaggio dei doni.

L’oracolo fece il gesto che significava "potrebbe essere peggiore".

— Avrebbe bisogno di sale — disse Nia. — E di altre cose. Sarò lieta di trovarmi di nuovo in un villaggio.

Portai fuori del cibo per Tatiana. Lei rimase al timone, guidando la barca con una mano mentre mangiava un sandwich di pesce affumicato.

— Siamo quasi all’affluente. Se le immagini del satellite non mentono, dovremmo poterlo risalire.

Feci il gesto dell’intesa.

Gli altri uscirono sul ponte.

— È frustrante — disse Agopian. — Sono seduto insieme a individui di un altro sistema solare. Ho la mente piena di domande e tutto ciò che posso fare è puntare il dito e fare smorfie.

— Quello continua a fare gesti scorretti — protestò l’oracolo. — E a mostrare i denti.

— Abbiamo deciso che è ignorante, come la maggior parte della tua gente — disse Nia.

All’circa in quel momento notai gli insetti. Avevano ali di un giallo vivace. Ne vidi due svolazzare sopra l’acqua. Altri due erano appoggiati su un tronco che passò galleggiando accanto alla nostra barca.

Agopian indicò col dito un’isola. Gli alberi erano punteggiati di giallo. Altri insetti, posati sul fogliame.

— Sembra di essere in autunno — disse Tatiana. — A casa quando i pioppi incominciano a cambiare colore.

Passammo accanto ad altre isole dove il fogliame era parzialmente giallo. Nugoli di insetti si spostavano sul fiume come foglie al vento. Ma non c’era vento, almeno non sufficiente a spiegare tutto quel turbinare e danzare.

Alcuni insetti si posarono sul tetto della nostra imbarcazione, sul ponte e sul parapetto.

— Che cosa fanno? — chiesi.

— Vanno a sud come le lucertole — rispose Nia. Sembrava contenta. — Li vediamo sulla pianura. Portano fortuna.

Gli insetti si alzarono in volo uno dopo l’altro, riunendosi alla migrazione. Ormai eravamo quasi alla fine. Alcuni ritardatari danzavano nell’aria e la superficie del fiume era punteggiata di insetti, come un fiume sulla Terra cosparso di foglie di pioppi.

La barca della Ivanova virò verso la riva occidentale. La seguimmo, entrando in un nuovo alveo.

— Questo è l’affluente — disse Tatiana.

L’acqua cambiò colore, diventando di un bruno intenso e limpido. Scorreva veloce fra rive scoscese coperte di foreste. Al di sopra degli alberi c’erano scogliere calcaree, che incombevano su entrambi i lati. Stavamo viaggiando quasi in direzione ovest.

All’incirca a metà pomeriggio arrivammo alle rapide. Non erano niente di speciale: una serie di graduali dislivelli. Non si vedevano rocce, soltanto un po’ di schiuma. Ma sbarravano il fiume. Non potevamo proseguire. Sopra di noi una scia di fumo bianco si sollevava a spirale dalla sommità della parete della valle.

L’altra barca virò verso la riva. La seguimmo, avvicinandoci lentamente all’argine. Agopian avanzò carponi e legò la nostra prua a un albero che si sporgeva sul fiume. Avvolsi una seconda cima da ormeggio attorno a un alberello vicino alla poppa. Il motore si arrestò. Sentii lo stormire delle foglie, le grida degli uccelli. I muscoli del mio collo si rilassarono.

— Hai notato — dissi — come il rumore delle macchine sia irritante?

Lui parve sorpreso. — Se è così, siamo nei guai nello spazio.

Aveva ragione. Ogni nave e ogni stazione erano piene del rumore delle macchine.

Nia disse: — Stavo pensando.

Feci il gesto che significava "continua".

— Non è una buona idea mostrare a chiunque troppe cose strane tutte insieme. Tu vieni nel villaggio con me. Se c’è Angai, e dovrebbe esserci, le spiegheremo del tuo popolo. Lei è in grado di decidere che cosa fare. Forse permetterà agli uomini di entrare.

— Okay.

Scendemmo dalla barca.

Eddie venne verso di noi lungo la riva. — Ho parlato con la Ivanova e il signor Fang. Pensiamo che dovresti andare tu su al villaggio, da sola o con Nia. — Sorrise. — La Ivanova è preoccupata per Nia, visto che ha avuto un difficile rapporto con la sua gente. Ma io voglio che vada. Il signor Fang pensa che dovremmo lasciar decidere a te e a Nia.

Diedi un’occhiata a Nia. — Le persone sull’altra barca hanno avuto la stessa idea. Vogliono che andiamo noi due.

— È difficile capire la tua gente, Li-sa. Quando incomincio a pensare che siete normali, fate qualcosa di assolutamente insensato. Quando decido che siete davvero pazzi, prendete una decisione come questa, che è normale e giusta. Non so mai che cosa aspettarmi.

Feci il gesto che significava "forse è così".

Ci facemmo strada fra gli arbusti sull’argine del fiume. Al di là c’era una pista. Nia la prese e io la seguii su per la scogliera del fiume.

In cima c’era una pianura, quasi piatta in quel punto. Era spazzata da un vento irregolare che cambiava spesso direzione. La vegetazione mutava colore con il movimento delle foglie. Marrone chiaro. Giallo. Grigioverde. Grigio argento. I colori si muovevano per la pianura, attraverso luce e ombra, illuminandosi e offuscandosi.

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