Литмир - Электронная Библиотека
A
A

Nia fece il gesto che significava "non è stato niente".

— È sufficiente — ripose Angai.

Hua le porse un paio di bisacce da sella. — Sono per te. — Vi ho messo dentro tutto quello che dovresti avere. Mia madre, l’amica della sciamana, non può andare sulla pianura senza niente.

Nia prese le bisacce e le legò al suo animale. Provava una strana sensazione nel petto.

Anasu si girò e slegò il mantello sistemato dietro la sua sella. — Anche questo è per te. Un dono di addio, anche se non ho mai sentito parlare di un ragazzo che faccia un dono alla propria madre.

— Il dono che offre il ragazzo è la propria vita sulla pianura — disse Angai. — Lui si prende cura della mandria. La guida e la sorveglia. È sufficiente. Compensa i doni che riceve dalle sue parenti.

Una vera sciamana! pensò Nia. Ha sempre avuto una risposta. È sempre stata pronta a offrire insegnamenti e spiegazioni.

Prese il mantello. Era fatto di lana grigia ornata di ciuffi di pelo su un lato così da sembrare la pelle di un animale. Portava attaccati due fermagli, grandi e fatti in argento. Uno aveva la forma di un cornacurve disteso, con le zampe piegate. L’altro aveva la forma di un assassino-delle-pianure. I due fermagli erano uniti da una catena d’argento.

Anasu disse: — È un buon mantello. Non dovrai preoccuparti per la pioggia finché l’avrai. E non soffrirai il freddo neppure in inverno.

Nia legò il mantello sopra le bisacce, poi montò in sella e rimase a guardare gli altri tre: il ragazzo sul suo cornacurve, Angai e Hua ritte al centro di una macchia di vegetazione. Si sentiva la mano intorpidita. Non riusciva a muoverla. Non c’erano parole nella sua gola e nella sua mente.

— Sempre la stessa! — le disse la sua amica. — Ci sono cose che non sei mai riuscita a dire.

— Non ho mai amato il momento della separazione. — Fece il gesto della gratitudine e il gesto dell’addio, poi voltò il suo animale e si allontanò.

Ormai l’intero villaggio era in movimento, diretto verso ovest. Nia guidò il proprio animale fra i carri, andando nella direzione opposta. L’aria era satura di polvere. Le donne sbraitavano, i bambini strillavano, i cornacurve facevano grugniti che significavano che stavano lavorando duramente e non gradivano la cosa.

"Uh-uuh! Uh-uuh!

Perché stiamo facendo questo?

Dovremmo correre

liberi per la pianura."

Nia arrivò alla fine del villaggio. Non c’era niente davanti a lei a parte la pista segnata da solchi e gli escrementi dei cornacurve. Gli escrementi erano freschi e di un nero lucente. Trattenne per un momento Macchia Bianca. C’era qualcos’altro che non aveva detto ad Angai. Quando gli addii erano terminati, quando le persone se ne erano andate, incominciava, sempre, a sentirsi felice. Aiya! Essere in viaggio! Aiya! Essere da sola!

Non stava seduta nel modo corretto. Aveva la schiena curva e le spalle ingobbite come se portasse un grosso peso. Si raddrizzò e spinse il petto in fuori. Così andava meglio. Ora i polmoni avevano spazio.

Una voce fece: — Ho qualcosa da dirti e non volevo che Angai sentisse.

Nia si voltò a guardare indietro. Era Anasu. Il suo animale respirava affannosamente con la bocca aperta.

Nia fece il gesto della domanda.

— Ho intenzione di far visita alla gente senza pelo. Quest’inverno, prima di subire il cambiamento.

— Perché?

— Non era mai accaduto niente di simile. Non ci sono individui senza pelo in nessuna delle antiche storie, né imbarcazioni come quella su cui sono stato, e certamente non ci sono uomini che vivono con le donne. È una cosa assolutamente nuova. Voglio vederla, Nia! Voglio capire.

"Se aspetterò, chissà che cosa accadrà? Forse mi trasformerò in uno di quegli uomini che non riescono a sopportare nessuno, neppure le donne nel periodo degli accoppiamenti. Forse impazzirò."

— Queste cose non succedono nella nostra famiglia — disse Nia.

Anasu fece il gesto del dubbio. — E se tutto andrà bene, se il cambiamento sarà assolutamente normale, finirò a sud. Ho sentito parlare di quel posto! Nessuna donna viene laggiù. Nessuno che porti notizie. Gli uomini grandi e grossi si prendono tutto, e i giovani stanno seduti a chiedersi che cosa succede nel resto del mondo.

Nia emise un brontolio e guardò il figlio. Alla luce del sole la sua pelliccia scura luccicava. Ora vedeva che aveva una sfumatura rossiccia. Come il rame, come suo zio Anasu.

— Sii prudente — gli disse.

— Certo. Non sono uno sciocco. Non farò niente per cacciarmi nei guai. Non intendo finire come Enshi o come te.

— Cerca di essere anche cortese.

Il ragazzo fece il gesto dell’assenso. — Se verrai al villaggio della gente senza pelo, durante l’inverno, non prima, ci sarò.

— È assai probabile che ci venga — rispose Nia.

Lui fece il gesto della soddisfazione e il gesto dell’addio, poi si allontanò sul suo animale.

Nia viaggiò verso nord per tutto il giorno, seguendo la pista del villaggio. Alla sera si accampò nei pressi di un torrente. Un rivolo d’acqua scorreva al centro di un ampio letto sabbioso. Era sufficiente. Nia abbeverò l’animale, poi raccolse legna fra gli arbusti lungo il torrente. Accese un fuoco. C’era del cibo nelle bisacce da sella: frutta secca e pane da viaggio, secco e duro.

Uh! Era confortevole starsene seduta a osservare le fiamme che danzavano, rosse e gialle. Macchia Bianca era lì vicino. Nia sentiva lo scricchiolio della vegetazione e il gorgoglio del fluido nello stomaco del cornacurve.

In lontananza, sulla pianura, un tulpa gridava: — Up-up. Up-up.

Nia restò per un po’ ad ascoltare, poi si addormentò.

Seguì la pista del villaggio per altri due giorni. La mattina del terzo giorno arrivò a un’altra pista, stretta e profonda. L’avevano fatta delle viaggiatrici. Loro non usavano mai i carri, ma conducevano file di cornacurve carichi di splendidi doni del Popolo dell’Ambra e del Popolo della Pelliccia e dello Stagno. Nia girò verso est, seguendo la nuova pista. Viaggiò per un altro giorno. Il tempo si manteneva lo stesso: molto caldo, sereno e radioso. Uh! Era noioso! Compose poesie. Si chiese che ne fosse stato dell’oracolo e di Li-sa e Deragu. Erano tornati al loro villaggio? E che ne era dei suoi figli? Stavano bene? Erano felici?

Angai aveva fatto un buon lavoro allevandoli. Perché non aveva lodato la sua amica? Perché non aveva detto a Hua e ad Anasu: "Siete dei bravi figli"?

Verso sera ci fu un rumore simile a un tuono: fragoroso e penetrante. Macchia Bianca si lanciò in una corsa.

Nia tirò le redini. L’animale non si fermò. Invece abbandonò la pista e si precipitò fra la vegetazione. Nia continuò a tirare, ma l’animale proseguì la sua corsa finché non arrivarono a un boschetto di foglie-lama che li sovrastava entrambi. L’animale s’impennò, poi atterrò di colpo sulle quattro zampe, tremando, sbuffando e sudando come una delle persone senza pelo.

— Non è questo il modo di comportarsi — lo rimproverò Nia. — Sta’ calmo! Contento! Non c’è niente che possa farti del male. — Nia accarezzò il collo dell’animale, poi si guardò attorno. Il cielo era sgombro. — L’ho già sentito prima — disse al cornacurve. — Significa che un’isola è caduta nel Lago Lungo.

L’animale agitò la testa e sbuffò di nuovo. Ma lo fece tornare sulla pista.

Al crepuscolo arrivò alla valle del fiume. Si accampò in cima a una scogliera e al mattino scese giù per una stretta gola. Le pareti erano ricoperte di piante rampicanti dalle foglie rosse come rame. L’aria odorava di polvere e vegetazione secca.

In fondo alla gola il terreno era piatto e ricoperto dalla foresta. Nia proseguì verso est. La pista era asciutta, ma si capiva che in primavera doveva essere in buona parte sommersa dalle acque. Nei punti più bassi erano stati posati dei tronchi sopra i quali era stato ammucchiato terriccio, in modo che la pista fosse rialzata. Aiya! Che costruzione! Non aveva mai visto niente di simile in precedenza. Chi poteva averla fatta? Tanajin? O qualcuna delle viaggiatrici? Era un eccellente dono. Molte persone l’avrebbero lodato.

126
{"b":"120967","o":1}