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Ethan strinse più forte il braccio di Cee. — Sono quelle? — sussurrò. — È possibile?

— Posso vedere lo stemma di Casa Bharaputra su un paio di scatole — ansimò Cee. — Ero presente quando le hanno sigillate.

— Helda deve averle portate qui lei stessa — mormorò Ethan. — Per non lasciare nessuna registrazione nei computer inserendo quella massa extra nel sistema di riciclaggio… e le ha buttate via. Intendeva proprio questo, letteralmente, quando lo ha detto. Ma la gravità della stazione non le ha lasciate allontanare molto.

— È possibile che le colture ovariche siano intatte? — domandò Cee.

— Congelate quasi allo zero assoluto… perché no?

I due si guardarono, ciascuno conscio di ciò che stava passando per la mente dell’altro.

— Dobbiamo avvertire Quinn — disse Ethan.

Le mani di Cee lo afferrarono con forza per le spalle. — No! — sibilò. — Lei ha già la coltura coi miei geni. Le ovaie di Janine… quelle appartengono soltanto a me.

— O ad Athos.

— No. — Cee stava tremando, pallido in faccia. I suoi occhi azzurri erano lame di ghiaccio. — Sono mie.

— Ognuna delle due soluzioni — disse Ethan, pesando con cura le parole, — non esclude necessariamente l’altra.

Nel teso silenzio che seguì, il volto di Cee cominciò a illuminarsi di speranza.

CAPITOLO QUINDICESIMO

Casa. Gli occhi di Ethan erano umidi mentre guardava con ansia fuori dall’oblò della navetta. Riusciva già a distinguere il reticolo dei territori coltivati, e a intravedere le piccole città, le strade e i fiumi? Cumuli di nuvole bianche erano sparsi sopra le insenature e le isole al largo della costa della Provincia Meridionale, screziando la vivida luce del mattino con chiazze d’ombra che rendevano incerto ogni suo riconoscimento. Ma sì. laggiù c’era un’isola a forma di mezzaluna, e nel punto in cui la linea costiera s’incurvava si scorgeva la treccia d’argento di un fiume.

— Terrence, guarda. L’allevamento di pesci di mio padre è in quella piccola baia sulla destra — disse a Cee, seduto accanto a lui. — Proprio sotto quell’isola ricurva come una falce.

La testa bionda di Cee si piegò verso l’oblò. — Sì, la vedo. Ethan.

— Sevarin è più a settentrione, nell’entroterra. Lo spazioporto dove atterreremo e alla periferia della capitale, nel distretto immediatamente a nord di quello. Da qui non si può ancora vedere.

Cee si appoggiò allo schienale, con aria pensierosa. I primi veli d’aria nella stratosfera cominciavano a portare il rombo dei motori nella carlinga. Un inno gioioso, agli orecchi di Ethan.

— Ci sarà un comitato di ricevimento per te, come per gli eroi di guerra? — gli domandò Cee.

— Oh, ne dubito. La mia era una missione segreta, dopotutto. Non segreta nel senso che voi cetagandani potreste dare a questa parola, ma c’era la necessità di non innescare prematuramente il panico e soprattutto di non creare una crisi di sfiducia verso i Centri di Riproduzione. Immagino però che allo spazioporto ci sarà un membro del Consiglio della Popolazione. Vorrei farti conoscere il Dr. Desroches, e anche qualcuno della mia famiglia… Sulla stazione orbitale, mentre tu ti occupavi dei bagagli, ho telefonato a mio padre e lui ha detto che sarebbe venuto. L’ho informato che con me c’è un amico, e lui ha subito chiesto che sia nostro ospite. — aggiunse Ethan, nel tentativo di metterlo a suo agio. Cee sembrava piuttosto nervoso.

Neppure lui era del tutto tranquillo. Come avrebbe potuto spiegare a Janos la presenza di Cee? Durante i due mesi di viaggio da Stazione Kline ad Athos aveva pensato a un centinaio di modi di presentarlo, finché s’era stancato di preoccuparsi. Se Janos fosse stato geloso, o se avesse storto il naso, che si mettesse al lavoro e cominciasse a guadagnarsi il suo stato di coniuge alternativo designato. Questo poteva essere lo stimolo capace di spingerlo a diventare finalmente adulto. Considerato il comportamento di Janos, era difficile che lui vedesse in qualcun altro (e specialmente in un bel ragazzo come Cee) un candidato all’iscrizione nella Fratellanza della Castità. Ethan fece un sospiro.

Cee smise di osservarsi distrattamente le unghie e alzò lo sguardo verso Ethan. — Ma alla fine, quando sapranno tutto, tu sarai giudicato un bravo cittadino di Athos oppure un traditore?

Ethan si girò a controllare il retro del compartimento. Il suo prezioso carico, nove grossi scatoloni bianchi refrigerati, non era stato lasciato agli scossoni della stiva ma assicurato ai sedili con solide cinture di sicurezza. I soli altri passeggeri, l’esperto in statistica, il suo assistente, e tre membri dell’equipaggio della nave del censimento galattico diretti in superficie per una licenza, si erano sistemati sul fondo e parlavano fra loro, fuori portata di udito.

— Vorrei saperlo — disse Ethan. — Ogni giorno prego che vada tutto bene. Non mi mettevo a pregare in ginocchio neppure da bambino, al catechismo, ma ora lo faccio. Non so se servirà a qualcosa.

— Non vorrai cambiare idea e tirarti indietro all’ultimo momento, vero, Ethan? Bada che l’ultimo momento è vicino.

Si avvicinava con la stessa velocità del suolo sotto di loro. Ora stavano attraversando lo strato di nuvole più basso, veli di nebbia che roteavano fuori dall’oblò, scompigliati dal vento del loro passaggio. Ethan pensò all’altro carico, quello che viaggiava insieme al suo bagaglio personale, compresso e nascosto: le 450 colture ovariche da lui acquistate su Colonia Beta allo scopo di poter dimostrare sia ai Cetagandani (se costoro avessero tentato qualcosa nel prossimo futuro) sia al Consiglio della Popolazione, che le originali colture ovariche fornite da Casa Bharaputra non erano state mai più ritrovate.

Cee lo aveva aiutato a fare quello scambio di materiale biologico: ore e ore trascorse nella stiva dell’astronave del censimento a scambiare etichette, a falsificare documenti di carico. O forse era stato lui ad aiutare Cee. Ormai c’erano dentro tutti e due, comunque, insieme e fino al collo.

Ethan scosse il capo. — Era una decisione che qualcuno doveva prendere. Se non io, il Consiglio della Popolazione. Alla lunga ci sono due sole scelte che non comportino il rischio della guerra razziale o del genocidio: o tutto, o niente. Io sono convinto che lei abbia ragione su questo punto. E il comitato… be’, io temo che sarebbero costituzionalmente incapaci di arrivare a un accordo su una decisione così difficile. Tu hai intuito l’inevitabile, e io tremo al pensiero del nostro futuro. Ma anche se mi fa tremare e mi spaventa è un futuro che io devo cercare di raggiungere. Potrebbe perfino essere… interessante.

Se Ethan provava un senso di colpa era per la 451a coltura, la EQ-1, il cui contenitore era sulle sue ginocchia. Se lui non fosse riuscito a portare a termine ciò che aveva progettato, di tutti i bambini che sarebbero nati su Athos la prossima generazione soltanto i suoi figli non avrebbero avuto i geni nascosti, la bomba a orologeria recessiva della telepatia. Ma i suoi nipoti li avrebbero avuti, si ripromise per tranquillizzarsi la coscienza. Alla lunga tutto sarebbe rientrato nella media. Forse lui avrebbe vissuto abbastanza da vederlo succedere; forse avrebbe potuto alimentare e aiutare quel processo.

— Ma ti sei riservato una possibilità di cambiare idea — osservò Cee. Il suo cenno del capo verso il bagaglio di Ethan e la stiva della navetta indicò l’origine del suo disagio.

— Temo d’essere inguaribilmente portato all’economia — si scusò Ethan. — A volte mi viene da pensare che avrei dovuto essere un casalingo. Le colture ovariche betane erano troppo invitanti per rinunciare a procurarmele quand’ero già a metà strada. Ma se riavrò il mio vecchio lavoro, o meglio, se otterrò la direzione di un Centro di Riproduzione, potrà esserci una possibilità… cioè, mi piacerebbe mettere alla prova le mie capacità di ingegnere genetico trasferendo il complesso telepatico nelle culture betane, per poi distribuire queste ultime nei Centri di Riproduzione di Athos. Se riuscissi a farlo in segreto. Ad ogni modo intendo distribuire subito questa coltura, appena avrò la possibilità di farla riprodurre. — Sollevò la scatola contenente la EQ-1 e dopo aver controllato il termostato se la rimise con cura sulle ginocchia. — Ho promesso alla comandante Quinn un migliaio di figli. E come direttore di un Centro di Riproduzione mi spetterà un seggio nel Consiglio. Forse potrò perfino concorrere alla presidenza, un giorno o l’altro.

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