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— Be’… — disse Ethan. — No, non necessariamente. In molti casi i CAD sono fratelli, cugini, o addirittura padri o nonni… chiunque sia qualificato per essere un genitore. Benché le coppie di coniugi designati che hanno rapporti sessuali siano la maggioranza. Ma qui tu sei su Athos, dopotutto, e hai davanti a te l’intera vita. Io credo che col tempo ti adatterai alle nostre usanze. In questo caso, non per metterti fretta, ma quando ti sembrerà d’esserti abbastanza adattato vorrei che, uh… me lo facessi sapere. — Ethan preferì non dire altro.

— Per Dio il Padre. — La voce di Terrence era divertita, senza dubbio, ma Ethan aveva davvero creduto di sorprendere il telepate? — Sai una cosa? Penso che potrei adattarmi.

Davanti allo specchio della stanza da bagno Ethan si fermò, prima di spegnere la luce, e studiò la sua faccia. Pensò a Elli Quinn, e alla EQ-1. In una donna, sugli altri mondi, uno non vedeva cifre e grafici bensì i geni dei suoi figli personificati e fatti carne. Così in ogni coltura ovarica di Athos c’era l’impronta di una donna, forse non riconoscibile, certo non riconosciuta, ma innegabilmente radicata lì.

E che aspetto aveva avuto la Dr. Cinthya Jane Baruch, ormai morta da 200 anni, e fino a che punto aveva plasmato Athos, all’insaputa dei Padri Fondatori da cui era stata pagata per creare le loro colture ovariche? Era noto che aveva messo molto di se stessa in quel lavoro. Molte facce di Athos erano modellate sul bagaglio genetico di quella donna. Ethan guardò nella profondità dei suoi occhi, nello specchio. – Salve, madre – sussurrò, e uscì per andare a letto. L’indomani sarebbe cominciato un nuovo lavoro, e un nuovo mondo.

FINE
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