Il lavoro dei genetisti, gli spiegò Terrence Cee, era stato basato su una mutazione della glandola pineale. Come quella donna di razza mista, povera e deforme, un’emigrante senza radici che si faceva passare per strega e chiromante, fosse giunta all’attenzione del Dr. Faz Jahar, Cee non l’aveva mai saputo. Ad ogni modo la sedicente strega era stata tolta dalla misera baraccopoli in cui viveva, e portata nel laboratorio universitario di quel giovane medico dalle insolite ambizioni. Jahar conosceva qualcuno che conosceva qualcuno che aveva rapporti con un Ghem-lord d’alto rango dell’esercito, e così era riuscito a farsi ascoltare da un personaggio potente disposto ad assistere a una dimostrazione delle strane facoltà da lui scoperte nella donna. Si trattava di poteri allo stadio molto larvale, e tuttavia la dimostrazione aveva avuto successo. Il Dr. Jahar era così riuscito ad ottenere il finanziamento dei militari per le sue ricerche. La strega-chiromante era svanita nei meandri di qualche installazione segreta, e nessuno dei parenti che vivevano in quel misero sobborgo l’aveva mai più rivista, né viva né morta.
Il racconto di Cee s’era fatto freddo e distaccato, ordinato, come se avesse fatto pratica raccontandolo a chissà quanti altri fino alla noia. Ethan non sapeva se quell’eccessiva dimostrazione di autocontrollo fosse più snervante dell’atteggiamento emotivo e passionale di poco prima, ma cercò di ascoltare con attenzione.
Il complesso genetico della donna dai poteri telepatici era stato isolato e fatto riprodurre in vitro, venti generazioni in cinque anni di lavoro per raffinare e potenziare queir insieme. I primi tre esseri umani ad averlo inserito nei loro cromosomi erano morti prima d’essere estratti dai replicatori uterini, e quei cromosomi ulteriormente selezionati erano stati introdotti in altre cellule-uovo fecondate. Altri quattro erano morti durante la prima infanzia, uccisi da un tumore cerebrale non operabile, ed i cinque successivi, pur sopportando in qualche modo l’organo estraneo al resto del loro tessuto cerebrale, erano stati soppressi da Jahar dopo aver sviluppato orripilanti deformità fisiche collegate a quella presenza anomala nel cranio.
— La sto mettendo a disagio? — domandò Cee, interrompendosi per scrutare la sua espressione.
Seduto su un angolo del letto gonfiabile, Ethan era per la verità un po’ pallido. Si schiarì la voce. — No… no, vada avanti.
I prodotti di quella matrice genetica — Ethan li avrebbe chiamati bambini, ma evidentemente per qualcuno non erano stati tali — mostravano tuttavia grandi progressi dal punto di vista che interessava a Jahar. Il medico aveva continuato gli esperimenti in vitro e messo in crescita altri feti nei replicatori uterini. Le imperfezioni fisiche erano state eliminate. Il feto L-X-10 Terran-C era stato il primo della nuova serie a sopravvivere all’infanzia, anche se diverse caratteristiche ritenute importanti erano state eliminate a favore della perfezione fisica. I militari, che stavano perdendo la pazienza, avevano infatti chiarito che esseri grotteschi dalla testa deforme non erano molto utili come agenti segreti. I risultati dei test preliminari effettuati sul bambino erano stati ambigui, deludenti. Le sovvenzioni al laboratorio erano state tagliate. Ma Jahar, dopo tutti quegli anni di lavori e di sacrifici (di sacrifici umani, lo corresse Ethan, disgustato) aveva rifiutato di arrendersi.
— Quando ripenso alla mia infanzia — disse Cee. — posso dire che Jahar fu una specie di padre per me, a suo modo. Lui credeva in me… o meglio, credeva nel suo lavoro, personificato in me. Quando non ebbe più le sovvenzioni dell’esercito per le governanti e i tecnici e tutto il resto, dovette cedere una parte del laboratorio a dei ricercatori che si occupavano di guerra batteriologica. Ma gli restavano ancora abbastanza soldi per continuare a occuparsi di me e di Janine, e proseguì i suoi studi e i test mentali.
— Chi è Janine? — domandò Ethan dopo un momento, vedendo che Cee taceva.
— J-9-X Ceta-G era… mia sorella, si potrebbe anche dire — rispose Cee sottovoce. Il suo sguardo non cercava quello di Ethan. — Lei e io condividevano molti geni, oltre a quelli dell’organo ricevitore derivato dalla glandola pineale. Dei venti neonati che uscirono dai replicatori uterini in quella generazione, Janine fu l’unica superstite oltre a me. O forse era mia moglie. Non so se Jahar intendesse farci accoppiare per avere una prima coppia umana, anche se le fertilizzazioni in vitro gli andavano benissimo… comunque incoraggiava il sesso fra noi già quando avevamo sette od otto anni di età. Vivevamo tuttavia in una base dell’esercito, ed eravamo sempre sottoposti all’autorità dei militari. Però, a differenza di me, Janine non frequentava la scuola per gli agenti dei servizi segreti. Millisor pensava a lei come a una specie di potenziale ape regina in un futuro alveare di spie. Inoltre aveva delle fantasie sessuali su loro due… in realtà abusava di lei, con la complicità di Jahar, a cui occorreva il suo appoggio. Anche in età pre-puberale Janine era molto femminile e provocante. — Cee tacque, con sollievo di Ethan, a cui non interessava un resoconto dettagliato delle predilezioni sessuali di Millisor.
Le fortune del Dr. Faz Jahar avevano avuto una brusca impennata verso l’alto quando Terrence Cee era giunto alla pubertà. Il completarsi della crescita dell’encefalo e i cambiamenti nel suo equilibrio ormonale avevano infine attivato l’organo, fin’allora chiuso in un frustrante silenzio. Le capacità telepatiche di Cee erano divenute dimostrabili con test precisi, ripetibili, affidabili.
C’erano delle limitazioni. L’organo poteva essere portato in condizioni di ricettività elettrica soltanto con l’ingestione di grosse dosi di un aminoacido chiamato tyramina. La ricettività diminuiva man mano che l’organismo di Cee metabolizzava l’eccesso della sostanza e tornava al suo originale equilibrio biochimico. Il raggio della telepatia era al massimo poche centinaia di metri, in condizioni ottimali. La ricezione veniva bloccata da qualsiasi barriera che interferisse con il campo elettrico del cervello il cui segnale si volesse intercettare.
Alcune menti potevano essere ricevute e comprese con più chiarezza di altre; il 10 o 12% dei soggetti erano invece ricevibili a stento e indecifrabili, anche se Cee si avvicinava a loro fino al contatto fisico. Questo sembrava essere un problema di compatibilità fra l’emittente e il ricevente, perché alcune menti che per Cee erano informi e muschiose nel loro contenuto (l’input sensoriale, la subvocalizzazione, la normale corrente di pensiero) risultavano perfettamente leggibili a Janine, e viceversa.
La presenza di troppi individui fra l’emittente e il ricevente creava un’interferenza dovuta al sovrapporsi dei segnali. — È come essere a una riunione in cui tutti parlano a voce alta — disse Cee, — e sforzarsi di isolare una conversazione singola.
Il Dr. Jahar aveva catechizzato Terrence Cee fin da bambino sui suoi doveri patriottici, sulla vita onorata che lo attendeva al servizio di Cetaganda, e dapprima lui era stato felice, perfino orgoglioso di essere un’arma segreta dell’esercito. La stessa cosa valeva anche per Janine, soprattutto perché quando era diventata preziosa per i militari Millisor aveva dovuto smetterla di abusare di lei. Le prime incrinature nelle certezze di Cee erano apparse quando aveva cominciato a conoscere meglio la mentalità degli ufficiali e del personale della Sicurezza che li circondava. Era una conoscenza inevitabile quanto compieta, date le sue facoltà. — Il loro aspetto esterno era diverso da quello interno — spiegò Cee. — Ma i peggiori erano così corrotti che credevano sinceramente d’essere bravi patrioti, persone oneste e pulite. Solo chi ha un fondo di bontà capisce grazie ad esso d’essere malvagio, e si tormenta. In quei giorni ho appreso che dietro il caldo sorriso di un padre che torna a casa ad abbracciare la moglie e i figli può esserci un carnefice, o un uomo che assiste impassibile ad ogni crudeltà.