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Quei dubbi s’erano aggravati negli anni successivi, ad ogni incarico che il controspionaggio assegnava a Terrence ed a Janine.

— L’errore di Millisor, quello decisivo — disse Cee pensosamente, — fu di farci presenziare all’interrogatorio di intellettuali cetagandani dissidenti, sospetti di aver complottato contro il regime. Io non avevo mai conosciuto persone simili.

Cee aveva cominciato l’addestramento militare con insegnanti molto qualificati. Si era parlato di utilizzarlo come agente sul campo, in missioni non pericolose oppure in altre abbastanza importanti da giustificare che la sua preziosa persona fosse messa a repentaglio. Nessuno aveva mai accennato alla possibilità di ammetterlo fra i Ghem-lord, la ristretta classe nobiliare che controllava le forze armate e governava in pratica Cetaganda, i pianeti conquistati e le basi militari nei sistemi solari più o meno sottomessi.

La telepatia di Cee non gli apriva un’analoga finestra anche verso il subconscio dei soggetti esaminati. Gli unici ricordi che lui poteva leggere e "vedere" erano quelli che una persona portava alla superficie della sua mente per esaminarli lei stessa. Questo aveva fatto decidere i superiori di Cee che usarlo nei compiti di spionaggio attivo (monitorando la mente di soggetti inconsapevoli della sua presenza) era uno spreco del suo prezioso tempo. Gli interrogatori organizzati erano assai più efficienti. Cee e Janine erano così diventati assidui frequentatori delle prigioni, in specie quelle dov’erano alloggiati i detenuti politici.

— È sorprendente quante cose si imparano sulla patria che ami quando cominci a conoscere i suoi nemici — disse Cee. — Finche si trattava di criminali, o di stranieri, era facile. Ma quando senti la presenza di una mente libera, istruita, saggia… ed entrando in una stanza vedi un povero essere nudo e coperto di piaghe disteso su un tavolo, cominci a chiederti perché i tuoi compagni di lavoro l’hanno ridotto così.

— La capisco benissimo — annuì Ethan, con un brivido.

Era stata Janine, probabilmente, la prima a vedere i loro creatori come loro padroni e carcerieri. Il desiderio di fuggire, ancora mai espresso a voce, aveva cominciato ad andare avanti e indietro fra Terrence e Janine quando i loro poteri mentali erano attivi nello stesso tempo. Entrambi avevano preso a mettere da parte pasticche di tyramina, sottraendole al laboratorio. La loro risoluzione di fuggire era stata alimentata e infine perfezionata in un piano concreto, nel più assoluto silenzio.

La morte del Dr. Faz Jahar era stata un incidente. Cee tornò ad accalorarsi nel tentativo di convincerne Ethan, che gli aveva fatto qualche domanda in merito. Forse la loro fuga sarebbe stata più facile se non avessero cercato di distruggere il laboratorio, per mettere fine alle ricerche, e di portare via con loro i quattro bambini dell’ultima generazione di esperimenti. Cee era sicuro che questo avrebbe complicato le cose. Ma Janine (sapendo che Jahar aveva poca memoria e quindi molte registrazioni) era stata molto decisa sul fatto che non dovevano lasciare niente di utilizzabile. Quando lui e la ragazza erano stati assegnati in pianta stabile agli interrogatori dei prigionieri politici. Cee aveva smesso di discutere con lei su quella parte del piano.

Se solo Jahar non avesse cercato di salvare i suoi appunti e le colture genetiche, non sarebbe morto quando il laboratorio era saltato in aria. Se solo uno dei bambini non si fosse messo a piangere, l’uomo di guardia al cancello di servizio non si sarebbe accorto di loro.

Se solo non avessero cominciato a correre verso il furgone, forse lui non avrebbe sparato. E in seguito, benché fossero riusciti a fuggire con una piccola astronave, tutto sarebbe andato diversamente se avessero scelto un altro corridoio di balzo, un altro pianeta, un’altra società, e altre false identità sotto cui vivere.

La freddezza della narrazione di Cee tornò a farsi glaciale e la sua voce piatta, vuota di emozioni come se quei fatti riguardassero qualcun altro. Era come se cercasse di filtrare via il contenuto di sofferenza dai suoi ricordi appiattendoli in un resoconto lineare, salvo che a tratti, inconsciamente, qualche piccolo gesto anomalo rivelava la tensione. Ethan si accorse che si stava mangiucchiando le unghie, un vizio che credeva di aver sconfitto da anni, e incrociò le braccia sul petto.

Se solo quel giorno Cee non avesse lasciato l’appartamento per andare a lavorare allo spazioporto, dove assumevano scaricatori a giornata. Se solo non fosse tornato dieci minuti prima, per trovare aperte le botteghe dove la paga ricevuta gli avrebbe permesso di fare un po’ di spesa. Se solo il capitano Rau fosse arrivato dieci minuti più tardi. Se solo Janine non fosse uscita di corsa in strada per avvertirlo, gettandosi fra lui e il distruttore neuronico del cetagandano… Se solo. Se solo. Se solo.

Cee aveva scoperto in sé la gelida follia del combattente votato alla morte durante la lotta per riconquistare il corpo di lei, per impedire che le preziosissime cellule umane in cui era racchiuso il segreto della telepatia cadessero nelle mani di Millisor. Era poi trascorsa una giornata intera prima che Cee riuscisse a congelare il cadavere di Janine in un contenitore criogenico, troppo tardi per impedire la completa morte cerebrale anche se il distruttore neuronico avesse lasciato qualcosa di lei.

Ma lui non aveva smesso di sperare. Tutta la sua forza di volontà s’era concentrata su un solo ossessionante scopo: fare soldi il più in fretta possibile per riportare in vita Janine. Terrence Cee, a cui non era importato nulla del denaro finché la ragazza viveva, e che aveva soltanto desiderato vivere una vita onesta insieme a lei, s’era messo a usare nel modo più criminoso e sottile i suoi poteri mentali per ammassare il denaro che adesso gli serviva. Abbastanza denaro per condurre un uomo ed un contenitore criogenico sul Gruppo Jackson, dove c’erano laboratori biologici assai evoluti, e dove si diceva che il denaro potesse comprare tutto.

Ma non c’era denaro che potesse riportare in vita una persona uccisa da un distruttore neuronico. Gli erano state gentilmente suggerite delle valide alternative: l’onorevole cliente desiderava un perfetto clone della sua defunta sposa? Pagandola, era possibile produrre una copia così identica che nessuno l’avrebbe mai distinta dalla Janine originale. Non avrebbe dovuto neppure aspettare diciassette anni perché il clone arrivasse alla maturità; in vasca, la crescita poteva essere molto accelerata.

Anche la personalità della copia poteva essere ricreata con un sorprendente grado di somiglianza, affidandola a ben pagati esperti… magari la si poteva perfino migliorare, se c’erano aspetti dell’originale che non avevano molto soddisfatto i gusti dell’onorevole cliente. Il clone non si sarebbe certo lamentato della differenza.

— Tutto ciò che mi occorreva per riaverla fra le mie braccia — disse Cee, — era una montagna di soldi, e la capacità di persuadere me stesso che la menzogna era verità. — Fece una pausa. — La montagna di soldi ce l’avevo.

Cee tacque e restò in silenzio, a lungo. Dopo qualche minuto Ethan si agitò, a disagio come un estraneo ad una veglia funebre.

— Non vorrei che pensasse che le sto facendo pressione — disse alla fine, — ma credo che lei sia sul punto di spiegarmi il nesso fra questi fatti e le 450 colture ovariche vive che Athos ordinò ai laboratori di Casa Bharaputra. È così? — E rivolse a Cee un sorriso conciliante, sperando che non decidesse di cambiare discorso per nascondergli le sue responsabilità nella faccenda, dopo avergliele ormai fatte sospettare.

Cee gli gettò un’occhiata penetrante, poi si passò le mani sulle tempie in un gesto stanco e frustrato. Alla fine disse: — L’ordinazione di Athos arrivò al reparto genetico dei laboratori di Casa Bharaputra mentre io mi trovavo là, a discutere con loro sulle possibilità di riportare in vita Janine. Teoricamente questo era possibile. La difficoltà stava nei danni subiti dal cervello, ma purtroppo la loro diagnosi sul corpo di lei mi tolse ogni illusione. Ero presente per caso quando li sentii parlare di Athos… non avevo mai sentito nominare quel pianeta. Ne trassi l’impressione che fosse un posto isolato e lontano, tranquillo, e pensai che se fossi andato laggiù forse avrei potuto lasciarmi alle spalle per sempre il mio passato e la gente come Millisor. Così, dopo che i resti mortali di Janine furono cremati… — deglutì, con espressione sofferente, evitando lo sguardo di Ethan, — lasciai il Gruppo Jackson e mi imbarcai su una rotta destinata a far sparire le mie tracce. Mi sono perfino procurato un lavoro qui su Stazione Kline. per mascherare la mia identità intanto che aspettavo un’astronave diretta su Athos.

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