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— Tutto bene, figliolo?

— Tutto bene. E voi? Siete arrivati qui senza problemi?

— Nessun problema — lo tranquillizzò lui. — O meglio, ci sono stati momenti in cui lo stato maggiore avrebbe voluto farti fucilare. E ci sono stati momenti in cui gli avrei dato ragione.

Il tenente Yegorov, interrotto al preambolo della sua formale presentazione (Miles non ricordava di averlo sentito aprir bocca, e dubitava che anche suo padre ci avesse fatto caso) s'era pietrificato poco oltre la soglia, con una vitrea luce di stupore nello sguardo. Il biondo tenente Jole, sopprimendo a fatica un sogghigno, si alzò dalla consolle delle comunicazioni e prese dolcemente Yegorov per un gomito, scortandolo di nuovo alla porta. — Grazie, tenente. L'ammiraglio apprezza i suoi servizi. Per ora non c'è altro… — Si volse, considerò pensosamente il da farsi e poi seguì il collega fuori dall'ufficio. Prima che la porta si chiudesse Miles lo vide sedersi in anticamera, con l'atteggiamento rilassato e paziente di chi prevede una lunga attesa. Jole sapeva avere un tatto supernaturale, a volte.

— Elena! — Il Conte Vorkosigan lasciò Miles e prese fra le sue mani quelle della giovane donna, con affettuosa fermezza. — Stai bene?

— Sì, signore.

— Mi fa piacere rivederti… più di quel che io possa dire. Cordelia ti manda un abbraccio, e tutti i suoi auguri. Mi incarica di ricordarti… ah, devo ripetere le sue parole esatte. Come dicono i betani: «La tua casa è dove hai scelto di vivere. Fatti voler bene da chi ti è amico, e chi non lo è vada al diavolo».

— Mi sembra quasi di sentire la sua voce. — Elena sorrise, senza sbilanciarsi troppo. — Le dica che la ringrazio. E che… lo terrò a mente.

— Bene. — Il Conte Vorkosigan non volle farle altra pressione. — Mettetevi comodi, ragazzi. — Indicò loro le poltroncine davanti alla consolle, e ne girò una su cui sedette. Per un momento, rilassandosi, la sua espressione cambiò del tutto; ma subito si fece di nuovo tesa e attenta. Dio, sembra sfinito, si rese conto Miles. Pensò a quel che aveva dovuto passare in patria e sospirò. Gregor, dannazione, hai molti peccati di cui rispondere.

— Quali sono le ultime novità dal fronte? Il cessate-il-fuoco sta reggendo?

— Visto che siamo noi a deciderlo, sì. Le sole navi cetagandane che non hanno ancora fatto il balzo sono quelle con danni a bordo. Lasceremo che riparino le avarie e seguano le altre, compresa l'ammiraglia, alla estremità del loro corridoio di transito. Penso che sulla rotta Cetaganda-Vervain i voli commerciali potranno riprendere fra sei settimane, benché a certe condizioni.

Miles scosse il capo. — Così finisce la Guerra dei Cinque Giorni. Senza che nessuno di noi abbia visto un cetagandano faccia a faccia. Tutte queste manovre e questo sangue, solo perché le cose restino quelle di prima.

— Non per tutti. Diversi alti ufficiali e Lord cetagandani saranno richiamati a corte per rispondere di «un'iniziativa non autorizzata» al loro Imperatore. Alcuni avranno il buon gusto di suicidarsi prima del processo-farsa che concluderà l'attuale imbarazzo.

Miles sbuffò. — I soliti capri espiatori. Iniziativa non autorizzata. S'illudono davvero che la gente ci creda? Ma già, perché dovrebbero preoccuparsene?

— Diplomazia, figliolo. A un nemico che si ritira bisogna concedere di portarsi via il suo cosiddetto onore. Purché non si porti via nient'altro.

— Mi sembra di capire che hai dovuto fare il diplomatico con i polani, piuttosto. A dir la verità avrei detto che sarebbe stato Simon Illyan a mettersi in giro, per riportare a casa la sua pecorella smarrita.

— Voleva occuparsi lui di questa parte, sì. Ma non potevamo lasciare il pollaio incustodito tutti e due. L'espediente con cui abbiamo nascosto l'assenza di Gregor non dava molte garanzie di durare a lungo.

— A proposito, come ci siete riusciti?

— Ci siamo serviti di un giovane sottufficiale molto somigliante a Gregor. Gli abbiamo detto che c'era un complotto per assassinare l'Imperatore, e che lui doveva fungere da esca. Il bravo ragazzo si è subito offerto di recitare la parte. Lui e la sua scorta (alla quale abbiamo raccontato la stessa bugia) sono andati in vacanza a Vorkosigan Surleau, dove hanno approfittato al meglio della nostra cucina… e anche della cantina, purtroppo. Poi li abbiamo mandati in campeggio sulle montagne, a contatto con la natura, perché alla capitale certe pressioni stavano aumentando. I deputati e i senatori dell'opposizione hanno annusato qualcosa di strano, o qualcuno ha parlato ma non aveva le prove. Comunque, ora che abbiamo di nuovo Gregor, l'Imperatore potrà appianare la situazione nel modo che noi preferiamo. O che lui preferisce. — Sul volto del Conte apparve uno strano cipiglio. Strano, forse, perché quel pensiero gli dispiaceva del tutto.

— Mi ha molto sorpreso — disse Miles, — anche se ne ringrazio Iddio, che le tue astronavi siano passate così presto attraverso lo spazio di Pol. Temevo che i polani avrebbero fatto opposizione finché non avessero visto i cetagandani nel Mozzo. E allora sarebbe stato troppo tardi.

— Sì. Be', questa è l'altra ragione per cui hai visto arrivare me e non Illyan. Come primo ministro ed ex reggente, era bene che fossi io ad andare su Pol in visita di stato. Abbiamo accettato di discutere i cinque principali argomenti su cui Pol vuole garanzie politiche da anni, e ci siamo accordati per una conferenza al vertice.

«Visto che il Principe Serg attendeva la crociera d'inaugurazione, era logico che io la abbinassi alla missione diplomatica. Mentre eravamo in orbita attorno a Pol, e io andavo su e giù fra una cena ufficiale e l'altra — si poggiò una mano sull'addome, con una smorfia — cercando disperatamente di passare nel Mozzo senza dover sparare a nessuno, è arrivata la notizia dell'attacco a sorpresa dei cetagandani. A quel punto gli accordi sono diventati molto più facili. E ci trovavamo a pochi giorni, non a settimane, di viaggio dal teatro dell'azione. Prevedevo che portare gli aslundiani sulla stessa linea dei polani sarebbe stato più complicato, ma devo dire che Gregor, districando questo problema, mi ha stupito. Coi vervani ovviamente non c'è stata discussione: volevano aiuto, e ci hanno accolto a braccia aperte.

— Ho sentito dire che Gregor è già alquanto popolare su Vervain.

— Stanno facendo di tutto per trattenerlo là, alla capitale. Feste, belle donne e ricevimenti ufficiali. Ne ha uno giusto in questo momento. — Il Conte guardò l'orologio. — Trasmettere le immagini di Gregor nella sala tattica del Principe Serg, durante l'attacco, non è stata una cattiva idea. Almeno, dal punto di vista diplomatico. — Si passò una mano sul mento, con aria pensosa.

— Mi ha… sorpreso che tu gli abbia permesso di fare il balzo con voi in zona di combattimento. Non me lo sarei aspettato.

— Be', in fin dei conti la sala tattica di questa nave è uno dei punti meglio difesi dello spazio territoriale di Vervain. Qui era… era…

Miles attese, chiedendosi perché suo padre non terminasse la frase con le parole «perfettamente al sicuro». E ad un tratto capì per quale motivo non gli uscivano di bocca. — Non è stata una tua idea, è così? Lo ha ordinato Gregor!

— Diciamo che aveva alcuni buoni argomenti per voler partecipare all'azione — disse il Conte. — Quello della pubblicità che gliene sarebbe derivata, ad esempio, sta dando i suoi frutti.

— Avrei giurato che tu fossi troppo… prudente per lasciargli correre questo rischio.

Il Conte Vorkosigan studiò le sue mani robuste. — L'idea non mi rendeva entusiasta, certo. Ma un giorno ho giurato di servire un Imperatore. Il momento più pericoloso per un uomo di potere è quando la possibilità di esercitare anche il potere a cui non ha diritto diventa razionale, quasi inevitabile. E io ho sempre saputo che questa tentazione mi… no. Non l'ho mai avuta. Sentivo che se l'avessi avuta avrei infranto quel giuramento e offeso prima di tutto me stesso. — Fece una pausa. — Ma è sempre uno shock per il sistema. La rinuncia al potere, intendo.

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