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Miles si volse a guardare i sei uomini che aveva con sé, chiusi nei loro scafandri da combattimento, e infilò il casco anche lui. Non che il numero fosse determinante. Un selvaggio nudo e armato di clava poteva fermare un intero esercito, se fra le sue mani c'era un ostaggio inerme. Ridurre la situazione a termini quantitativi più modesti, rifletté Miles con rammarico, non faceva una differenza qualitativa. Avrebbe potuto visualizzarla in entrambi i modi. Ma un elemento a suo favore c'era: il cannone a plasma che aveva fatto piazzare nel corridoio. Fece un cenno col capo a Elena, che s'era messa alla manovra della grossa arma. Non era consigliabile usarla in luoghi chiusi e ristretti, anche se avrebbe potuto distruggere uno scafandro corazzato e aprire un foro largo un metro nella paratia d'acciaio dietro di esso… se avesse sparato. Ma non era questa l'eventualità prevista. Miles calcolava che gettandosi avanti avrebbero potuto uccidere almeno uno dei cinque uomini di Cavilo, prima di trovarsi a combattere faccia a faccia, o meglio guanto a guanto.

— Ora apro — avvertì, via radio. — Ognuno ricordi le sue istruzioni. — Premette un altro pulsante sulla scatola di comandi che aveva in mano. Il portello anti-esplosione fra il suo gruppo e quello di Cavilo cominciò ad aprirsi lentamente. Centimetro per centimetro, non all'improvviso, a un ritmo calcolato per ispirare timore senza far scattare il panico.

La sua radio era sintonizzata su tutte le lunghezze d'onda e con l'altoparlante esterno al massimo volume. Al piano di Miles era essenziale che fosse lui ad avere la prima parola.

— Cavilo! — gridò. — Spegnete le armi e non un gesto, o farò esplodere in atomi Gregor Vorbarra!

Il linguaggio corporale era una strana cosa; sorprendente quanto poteva esprimere anche attraverso la lucida superficie corazzata di uno scafandro spaziale. La più piccola delle figure in armatura restò con le mani sollevate a mezzo, sbalordita. Senza dir niente e, per alcuni preziosi secondi, senza reagire. Parlando sul loro canale lui le aveva rubato la parola. E adesso, bellezza, cosa rispondi a questo? Era un bluff giocato sul filo del rasoio. Miles aveva dato per certo che il problema dell'ostaggio fosse insolubile; di conseguenza l'unica speranza era di far credere a Cavilo che quello fosse un suo problema.

Be', con la parte «non un gesto» del suo ordine aveva ottenuto qualcosa, per intanto. Ma non osava permettere che quella situazione di stallo durasse troppo. — Giù le armi, Cavilo! Basta solo il fremito di un dito nervoso per trasformarti da fidanzata imperiale in fidanzata di una nuvola d'atomi, prima che io faccia sposare quegli atomi coi tuoi. E ora mi stai rendendo molto nervoso!

— Avevi detto che di lui c'era da fidarsi — sibilò Cavilo a Gregor.

— Forse ha smesso del tutto di prendere i suoi tranquillanti — rispose lui, respirando affannosamente. — No, ascoltami… non oserà. Sta bluffando. Ora te lo dimostro: chiamerò il suo bluff.

Con le mani allargate e bene in vista Gregor s'incamminò dritto verso il cannone a plasma. Dietro il cristallo del suo casco gli occhi di Miles si spalancarono sorpresi. Gregor. Gregor… oh, Gregor!

L'Imperatore tenne lo sguardo fisso sul visore di Elena. I passi con cui avanzava restarono fermi e decisi, e si fermò soltanto quando il suo addome fu a contatto della bocca del cannone a plasma. Il gesto di sfida era stato drammatico, e drammatico fu il momento d'immobilità che Gregor offrì a tutti. Miles ne fu così ammirato che soltanto allora il suo dito si mosse di pochi centimetri, premendo il pulsante che fece chiudere il portello anti-esplosione.

Il meccanismo non era programmato per un ritorno lento come l'apertura: si chiuse con un tonfo violento, più veloce dello sguardo. Dall'altra parte si udirono alcuni rumori, il sibilo del plasma e grida sulla frequenza radio dei Rangers. Cavilo urlò un ordine appena in tempo per impedire a uno dei suoi di sparare a una mina applicata al muro del corridoio dov'erano rinchiusi. Poi, il silenzio.

Miles abbassò il fucile a plasma e si tolse il casco. — Possente Iddio, non mi aspettavo questo. Gregor, sei stato geniale.

Lui alzò una mano e con gesto accurato spinse da parte la canna del cannone a plasma.

— Non preoccuparti — disse Miles. — Nessuna delle nostre armi è carica. Non volevo rischiare incidenti.

— Avrei giurato che le cose stavano così — mormorò Gregor. Gettò uno sguardo al portello chiuso dietro di lui. — Cos'avresti fatto se io fossi rimasto lì a dormire in piedi?

— Una chiacchierata. Avrei proposto qualche compromesso. Avevo due o tre espedienti… sulla destra di quel corridoio c'è una squadra pronta con le armi cariche. Se la tua cara fidanzata non avesse ceduto ero perfino preparato ad arrendermi.

— Proprio come temevo — annuì Gregor.

Da oltre il portello provennero alcuni rumori.

— Elena, a te il comando — disse Miles. — Pensaci tu. Se possibile prendi Cavilo viva, ma non voglio che uno solo dei Dendarii si giochi la pelle nel tentativo. Niente rischi. E non fidarti di una sola delle sue parole.

— Afferro il concetto. — Elena li salutò con un gesto e si occupò dei suoi uomini, che stavano caricando le armi. Poi si mise in contatto radio con l'ufficiale al comando dell'altra squadra, e con la plancia per farsi riferire da Thorne la situazione all'esterno della Ariel.

Miles accompagnò subito Gregor in fondo al corridoio, per farlo allontanare il più possibile dalla zona dove la parola stava per passare alle armi. — Andiamo in sala tattica. Devo aggiornarti. E ci sono alcune decisioni che tu dovrai prendere.

Entrarono in un ascensore. Miles sospirava di sollievo per ogni metro in più che stava mettendo fra Gregor e Cavilo.

— La mia più grossa preoccupazione, fino al momento in cui ho potuto parlarti — disse, — era che Cavilo fosse davvero riuscita a ottenebrarti il cervello come si vantava. Era impossibile che il suo piano funzionasse, se non grazie a te. E in questo caso non so proprio cos'avrei potuto fare, se non darti l'indirizzo del migliore psichiatra di Barrayar. Sempre che ne fossi uscito vivo. Non sapevo quanto tu ci avresti messo a leggerle nella testa.

— Oh, quella era un libro aperto fin dall'inizio. — Gregor scrollò le spalle. — Cavilo mi accarezzava con lo stesso dolce sorriso di Lord Vordrozda, e di un'altra dozzina di cannibali dello stesso genere. Ormai il mio radar individua i cacciatori di potere anche su distanze interstellari.

— Appena potrò togliermi lo scafandro m'inchinerò a un maestro della strategia — disse Miles. — Be', allora avresti potuto salvarti da solo. Lei ti avrebbe portato dritto fino a casa.

— Sarebbe stato facile — annuì lui, accigliato. — Non avrei dovuto far altro che comportarmi come un serpente viscido, privo del senso dell'onore. — Nello sguardo di Gregor, notò Miles, c'era un'ombra che sembrava la completa assenza di ogni emozione.

— Non credo che tu potresti raggirare una donna onesta — disse, incerto. — Cos'avresti fatto, se ti avesse riportato in patria?

— Dipende. — Gregor evitò i suoi occhi. — Visto che ha complottato per assassinarti, suppongo che l'avrei fatta impiccare. — Uscendo dall'ascensore si volse a guardarlo. — Così è meglio, però. Forse… forse c'è il modo di darle l'occasione di redimersi.

Miles sbatté le palpebre. — Io ci andrei molto cauto prima di dare a Cavilo qualunque genere e specie di occasione, se fossi in te. Credi che la meriti? Ti rendi conto di quanta gente ha tradito e di quanto sangue c'è sulle sue mani?

— Più o meno. Però…

— Però cosa?

La voce di Gregor fu quasi inudibile quando mormorò: — Vorrei che fosse stata sincera, in tutto questo.

— … di conseguenza, quando si sono resi conto che Cavilo non aveva preparato loro la strada con l'incursione preliminare ai danni dei vervani, hanno deciso di tentare ugualmente un'azione di forza. Questa è l'attuale situazione strategica nel Mozzo e nello spazio territoriale di Vervain, per quanto posso stabilire con i dati di cui dispongo — concluse Miles, distogliendo lo sguardo dallo schermo su cui l'aveva illustrata a Gregor. Avevano la sala riunioni della Ariel tutta per loro. Arde Mayhew era di guardia in corridoio. Poco prima Elena aveva riferito che tutti gli elementi ostili saliti a bordo erano stati catturati senza troppi danni. Miles aveva interrotto il suo resoconto solo per togliersi lo scafandro da combattimento, che era stato subito rimandato alla mercenaria da cui se l'era fatto prestare, la stessa che gli aveva fornito gli stivali e che forse cominciava ad averne abbastanza di lui.

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