Литмир - Электронная Библиотека

— Ti sono grato — disse a bassa voce Miles.

Tung annuì, poi ebbe un sospiro. — Se solo tu fossi rimasto con noi… che mercenario avrei potuto fare di te, in questi quattro anni!

— Se lei dovesse trovarsi senza lavoro per averci aiutato — disse Gregor, — Elena saprà come metterla in contatto.

Tung sogghignò. — In contatto con cosa?

— Meglio non parlarne, ora — disse Elena, aiutando Miles a entrare coi piedi nella cassa.

— D'accordo — borbottò Tung. — Ma… be', lasciamo perdere.

Miles si trovò faccia a faccia con Elena, per l'ultima volta da lì a… a quando? La giovane donna lo abbracciò, ma come una sorella, e salutò Gregor con lo stesso abbraccio. — Di' a tua madre che le voglio bene — raccomandò a Miles. — Penso spesso a lei.

— Certo. Uh… salutami Baz. Digli che ha agito nel modo migliore. Per me viene prima di tutto la tua sicurezza, la tua e la sua. I Dendariinon sono… non sono… — Ma gli fu impossibile dire che non erano importanti, che erano stati soltanto un sogno ingenuo per lui, o un'illusione, anche se questo non era lontano dalla verità. — Non sono tutto — finì, in fretta.

Lo sguardo che lei gli rivolse fu freddo, aspro, indecifrabile. No… fin troppo decifrabile, fu costretto a dirsi. «Idiota», o una parola ancor più forte con la stessa motivazione. Sedette nella cassa, abbassò la testa sulle ginocchia e attese che Mayhew chiudesse il coperchio, sentendosi come un animale di scarso valore in procinto d'essere trasportato allo zoo.

Il trasferimento avvenne senza problemi. Miles e Gregor si trovarono installati in una piccola ma decente cabina che in origine era stata un ripostiglio per gli attrezzi, a lato della stiva. La nave mercantile si staccò dal molo, lasciandosi alle spalle la Stazione Aslund e il pericolo che essa rappresentava, circa tre ore dopo il loro arrivo a bordo. Non ci furono interventi da parte dei mercenari di Oser né della polizia doganale, neppure via radio. Tung, riconobbe Miles, sapeva fare le cose a dovere.

Con suo immenso sollievo scoprì che poteva godersi tranquillamente una doccia, mangiare pasti decenti, far lavare e stirare i suoi indumenti, e dormire quanto voleva e in tutta sicurezza. Il ridotto equipaggio sembrava allergico a quella zona dello scafo, e lui e Gregor furono lasciati soli. In pace per tre giorni, mentre attraversavano di nuovo il Mozzo Hegen a media velocità, senza uscire mai dallo spazio normale. Prossima tappa, il consolato di Barrayar su Stazione Vervain.

Oh, Dio, appena arrivati là gli sarebbe toccato fare un rapporto scritto su ogni sua mossa. Confessioni e giustificazioni nello stile burocratico preteso dalla Sicurezza Imperiale (conciso, ma senza tralasciare un solo particolare, a giudicare dagli esempi che aveva letto). Ungari, reduce da quelle stesse esperienze, avrebbe prodotto colonne di numeri e di nomi già pronti per essere analizzati in sei diversi modi. Lui cos'aveva contato ed elencato? Niente. Mi hanno portato dentro in una cassa. Aveva poco da offrire, salvo le vaghe impressioni basate sugli sguardi che aveva gettato qua e là, con le budella contratte dalla tensione, in posti dove il suo unico interesse era quello di andarsene alla svelta. Forse avrebbe potuto centrare il suo rapporto sulla situazione politica generale… o no? L'opinione di un alfiere. Chissà come ne sarebbero rimasti impressionati gli alti comandi.

Comunque qual era la sua opinione, al momento? Be', Pol non sembrava essere all'origine dei guai del Mozzo Hegen; i polani non stavano agendo, ma reagendo. I confederati erano supremamente disinteressati alle avventure militari, dato che l'unico pianeta di cui avrebbero potuto impossessarsi senza rischiare di uscire dalle spese previste era Aslund, e non era facile trarre profitti da un pianeta a malapena terraformato e sostanzialmente agricolo. Aslund era abbastanza paranoico da rivelarsi pericoloso, ma militarmente tutt'altro che preparato, e difeso da una flotta mercenaria che aspettava solo una scintilla per esplodere in almeno due fazioni avverse. Non poteva rappresentare una minaccia grave o durevole per nessuno. L'attività, l'energia per destabilizzare la situazione politica, poteva dunque venire soltanto da Vervain… o da un'altra direzione ma attraverso Vervain. Come si poteva scoprire chi… no. Lui aveva giurato di farla finita con quei giochetti. Vervain era un problema di qualcun altro.

Miles si chiese se Gregor non potesse dargli l'Esenzione Imperiale dalla necessità di scrivere un rapporto, e se Illyan l'avrebbe accettata. Probabilmente no.

Gregor era molto tranquillo. Disteso sulla sua cuccetta con le mani dietro la nuca, Miles sorrise nel guardare il giovane Imperatore che — con un certo rammarico, gli parve — si levava l'uniforme da mercenario per sostituirla con gli abiti civili avuti in regalo da Arde Mayhew. I pantaloni spiegazzati, la camicia e la blusa erano un po' troppo corti e larghi per la struttura snella di Gregor. Così vestito aveva l'aria di un disoccupato appena uscito da un centro di assistenza per gli indigenti.

Gregor notò il suo sorrisetto, ma non se la prese. — Sai una cosa? — disse. — Nei panni dell'ammiraglio Naismith mi facevi uno strano effetto. Come una persona del tutto diversa.

Miles si girò su un gomito e scrollò le spalle. — Suppongo che Naismith sia me stesso senza i supporti ortopedici. Nessun impaccio, nessun legame. Lui non deve essere un bravo piccolo Vor, né un alfiere ubbidiente. Non ha problemi coi superiori, perché non è subordinato a nessuno.

— L'ho notato. — Gregor piegò l'uniforme bianca e grigia con cura, nel modo barrayarano. — Non hai mai rimpianto di aver lasciato i Dendarii?

— Sì… no… non lo so. — Profondamente. Essere al comando aveva avuto il suo fascino. Ed era stato come una catena fra lui e gli altri. Una volta spezzata non spariva del tutto; restava addosso in parte, penzoloni. — Tu non rimpiangi il tuo contratto di lavoro su quella stazione, no?

— Be'… non era il meglio che avrei potuto desiderare. Ma è stato strano dover lottare per non essere buttato nello spazio. Dei completi sconosciuti che volevano uccidermi senza neppure sapere chi ero. Voglio dire, se degli sconosciuti cercassero di uccidere l'Imperatore di Barrayar, potrei capirlo. Questo fatto, invece… credo che dovrò pensarci sopra.

Miles si concesse un breve sogghigno. — È come essere amato per te stesso, invece che per i tuoi soldi. Solo, al contrario.

Gregor gli diede un'occhiata penetrante. — È stato strano anche rivedere Elena. La nobile e rispettosa figlia di Bothari… è cambiata.

— Era quello che speravo per lei — disse Miles.

— Sembra piuttosto attaccata al suo marito-disertore.

— Già — rispose seccamente lui.

— Anche questo avevi sperato per lei?

— Non sono stato io a deciderlo. È accaduto… inevitabilmente, visto il suo carattere così rigido. Avrei dovuto prevederlo. Ma visto che il suo concetto di lealtà ha appena salvato le nostre vite, non ho il diritto di… lamentarmene, no?

Gregor inarcò un sopracciglio, con aperto sarcasmo. Miles sbuffò, irritato. — In ogni modo, io le auguro ogni bene. Oser sembra ormai capace di tutto. Credo che lei e Baz siano protetti soltanto dai fedeli di Tung, che probabilmente diminuiscono sempre più.

— Mi ha sorpreso che tu abbia rifiutato l'offerta di Tung — disse Gregor. — Ammiraglio all'istante. Avresti potuto evitare tutti i noiosi decenni di servizio che occorrono su Barrayar.

— L'offerta di Tung? — Miles scosse il capo. — Ma non l'hai sentito? Credevo che avessi detto di aver visto le conferenze di mio padre sul potere. Tung non mi ha offerto il comando: mi ha offerto una battaglia, e con molto meno di cinquanta possibilità su cento di uscirne bene. Lui cercava un alleato, una bandiera, un motore per il suo veicolo, non un capo.

— Ah. Mmh. — Gregor si sdraiò sulla sua cuccetta. — Forse. Ma mi chiedo se tu avresti scelto questa prudenziale ritirata, se io non fossi stato con te. — Lo fissò a occhi socchiusi, intensamente.

54
{"b":"119910","o":1}