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Era stato un puro caso che, dopo essere ritornato nel suo alloggio a terra per una doccia e un meritato riposo, si fosse svegliato per andare in bagno e avesse chiamato il Porto Tre per avere notizie. Altrimenti non avrebbe neppure saputo dell’atterraggio della navetta! Anticipando la mossa seguente di Graf, si era vestito in gran fretta e si era precipitato all’ospedale; se fosse arrivato solo qualche istante prima avrebbe potuto intrappolare Minchenko.

Aveva già strapazzato a dovere il pilota dell’elijet, rivoltandolo come un calzino per la sua pavidità che gli aveva impedito di bloccare il decollo della navetta, e poi per essere arrivato in ritardo al lago. Il pilota, rosso in viso, aveva stretto la mascella e i pugni ma non aveva replicato, senza dubbio perché si vergognava profondamente di se stesso. Ma il vero fallimento era imputabile alle alte sfere… proprio dietro le porte di quell’ufficio. Picchiò sui comandi e le porte scivolarono di lato.

Chalopin, il capitano della Sicurezza Bannerji, e la dottoressa Yei erano chini sull’oloschermo del computer di Chalopin. Il capitano stava indicando qualcosa con un dito. — Possiamo entrare qui. Ma quanta resistenza incontreremo?

— Certo li spaventerete a morte — disse la dottoressa.

— Uhm. Non muoio dalla voglia di chiedere ai miei uomini di andare lassù armati di storditori e affrontare gente disperata munita di armi molto più letali. Qual è la situazione reale di quei cosiddetti ostaggi?

— Grazie a lei — ringhiò Van Atta, — il rapporto ostaggi è ora di cinque a zero. Sono riusciti a portarsi via Tony, maledizione a loro. Perché non ha predisposto una sorveglianza ventisette ore su ventisette a quel quad, come le avevo chiesto? Avremmo dovuto sorvegliare anche la signora Minchenko.

Chalopin sollevò la testa e gli rivolse uno sguardo privo di espressione. — Signor Van Atta, mi sembra che lei abbia le idee confuse sul numero delle mie forze di sicurezza, qui. Io ho solo dieci uomini per coprire tre turni, sette giorni la settimana.

— Più altri dieci provenienti da ciascuno degli altri due porti, che fanno trenta. Adeguatamente armati, sarebbero una consistente forza d’attacco.

— Ho già preso in prestito sei uomini dagli altri due porti per svolgere le nostre operazioni normali, mentre tutte le mie forze si dedicano a quest’operazione.

— Perché non li ha impiegati tutti?

— Signor Van Atta, la Rodeo Operazioni è una grossa compagnia, ma una città molto piccola. Ci sono non meno di diecimila impiegati della GalacTech più un ugual numero di impiegati che non sono alle dipendenze della GalacTech. La mia Sicurezza è una forza di polizia, ma non militare. Devono svolgere le loro normali funzioni, agire come squadre di emergenza, ricerca e salvataggio ed essere pronti ad assistere il Controllo Incendi.

— Maledizione… Con la faccenda di Tony vi avevo aperto uno spiraglio: perché non l’avete seguito attaccando subito l’Habitat?

— Avevo una forza di otto uomini pronta ad andare lassù — disse acida Chalopin, — dietro sua assicurazione che una parte dei suoi quad avrebbero collaborato. Ma non siamo stati in grado di aver conferma di questa collaborazione dall’Habitat. Sono immediatamente tornati al silenzio radio. Poi abbiamo individuato la nostra navetta trasporto che tornava, per cui abbiamo inviato una forza a catturarla… prima un veicolo e poi, come lei stesso ha chiesto a gran voce non più di due ore fa, un elijet.

— Bene, rimettetela insieme e speditela in orbita, maledizione!

— In primo luogo, lei ha lasciato tre di loro sul lago — fece notare Bannerji. — Il sergente Fors ha appena fatto rapporto, sostenendo che il loro veicolo era stato distrutto. Stanno tornando con il fuoristrada abbandonato della signora Minchenko. E in secondo luogo, come più volte ha fatto notare la dottoressa Yei, non abbiamo ancora ricevuto l’autorizzazione per un attacco armato.

— Avrete di certo qualche clausola riguardante la necessità di un inseguimento immediato — ribatté Van Atta. — Quello - e indicò verso l’alto, riferendosi agli avvenimenti in corso in orbita attorno a Rodeo, — è un furto su vasta scala, a dir poco. E non dimenticate che hanno già sparato a un dipendente della GalacTech!

— Non ho trascurato la cosa — mormorò Bannerji.

— Ma — intervenne la dottoressa Yei, — poiché abbiamo chiesto al Quartier Generale l’autorizzazione per usare la forza, ora siamo obbligati ad attendere una risposta. E se, dopo tutto, ci negassero l’autorizzazione?

Van Atta le rivolse uno sguardo infuriato, socchiudendo gli occhi. — Lo sapevo che non avremmo mai dovuto chiederla! È stata lei a raggirarci, maledizione! Avrebbero accettato il fatto compiuto, comunque avessimo agito, e ne sarebbero stati contenti. Adesso… — scosse il capo, frustrato. — Ma, in ogni caso, avete dimenticato altri rinforzi di personale. Lo stesso organico dell’Habitat può venir impiegato al seguito della forza di Sicurezza, una volta che questa è entrata nell’Habitat.

— A quest’ora saranno sparsi per tutto Rodeo — fece notare la dottoressa, — quasi tutti saranno tornati ai loro alloggi a terra.

Bannerji si agitò visibilmente. — Ha idea del tipo di responsabilità legale che una cosa del genere costituirebbe per la Sicurezza?

— E allora conferisca loro l’autorità…

Un trillo proveniente dalla consolle di Chalopin interruppe Van Atta: sul video apparve il viso di un operatore alle comunicazioni.

— Amministratore Chalopin? Qui il Centro Comunicazioni. Ci aveva chiesto di tenerla informata di ogni variazione relativa all’Habitat o al D-620. Sembra che… ehm, si stiano preparando a lasciare l’orbita.

— Me lo passi qui — ordinò Chalopin.

Ancora una volta l’operatore trasmise l’immagine presa dal satellite, la ingrandì, e la configurazione Habitat-D-620 riempì per metà il video. Ai due propulsori da spazio normale del D-620 erano state aggiunte quattro delle grandi unità che i quad usavano per portare fuori dall’orbita le capsule di carico. Mentre Van Atta guardava inorridito, quello spiegamento di motori si accese con una spaventosa fiammata. Lasciando un’abbagliante scia, il mostruoso veicolo cominciò a muoversi.

La dottoressa Yei lo fissò a bocca aperta, con le mani strette attorno al petto e una strana luce negli occhi. Van Atta era sul punto di piangere per la rabbia.

— Guardate… — disse indicando lo schermo mentre la voce gli si spezzava, — vedete dove ci hanno portato i vostri interminabili tentennamenti? Se ne stanno andando!

— Oh, no, non ancora — disse la dottoressa con voce suadente. — Ci vorranno almeno un paio di giorni prima che arrivino all’imbocco del corridoio. Non c’è ragione di farsi prendere dal panico. — Strizzò l’occhio a Van Atta e proseguì in tono quasi ipnotico. — Lei è troppo affaticato, certamente, come lo siamo tutti. E la fatica porta a commettere errori di giudizio. Dovrebbe riposare, dormire un po’…

Le mani di Van Atta ebbero un tremito e ardeva dal desiderio di strangolarla sul posto. L’amministratore e quell’idiota di Bannerji stavano annuendo, come a sostenere quel ragionevole parere. Un grido strozzato uscì dalla gola di Van Atta. — Ogni minuto che aspettiamo complicherà la nostra situazione logistica… la distanza aumenterà, aumenterà il rischio…

Sul viso di tutti e tre c’era la stessa espressione vacua. Van Atta non aveva bisogno di conferme, sapeva riconoscere perfettamente una non collaborazione concertata. Maledizione, maledizione, maledizione! Lanciò uno sguardo sospettoso e carico di fuoco alla dottoressa. Ma aveva le mani legate, la sua autorità era stata minata dai suoi cauti ragionamenti. Se la dottoressa Yei e tutti quelli come lei avessero avuto via libera, nessuno avrebbe mai sparato a nessuno, e sarebbe stato il caos a governare l’universo.

Emise un ringhio inarticolato, girò sui tacchi e uscì a grandi passi.

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