Литмир - Электронная Библиотека

L’elevatore tossicchiò, con un grande stridore di ingranaggi, e la cassa oscillò sul sostegno. Mentre l’elevatore si ritraeva, la cassa scivolò di lato, spostandosi sempre di più verso il bordo trascinata dalla forza di gravità.

Claire la guardò affascinata mentre si rovesciò e cadde dall’apertura. Si spinse in avanti: lo schianto della cassa che colpiva il cemento fece tremare le pareti del magazzino, seguito subito dopo da un boato infernale, il suono più forte che Claire avesse mai sentito. La cassa aveva trascinato con sé l’elevatore che ora giaceva su di un fianco, con le ruote che giravano a vuoto.

La forza di gravità era impressionante. La cassa si aprì, spargendo intorno il contenuto. Centinaia di copriruote di metallo schizzarono fuori, tintinnando come cembali impazziti. Una dozzina rotolarono lungo il corridoio, in entrambe le direzioni, come se stessero cercando di fuggire, e andarono a sbattere contro le pareti coricandosi su di un fianco, continuando a roteare con un suono pulsante che diminuiva a poco a poco. Nel silenzio stupefatto che seguì, Claire ne avvertì l’eco ancora per qualche istante.

— Oh, Claire! — Tony rientrò come un folle nella cella e la circondò con tutte le braccia, tenendo Andy nel mezzo, come se non volesse lasciarla andare mai più. — Oh, Claire… — e la sua voce si spense mentre affondava il viso nei soffici capelli della sua compagna.

Sbirciando al di sopra della spalla di Tony, Claire osservò il disastro che si era creato sotto di loro. L’elevatore rovesciato aveva di nuovo ripreso ad emettere dei suoni, come un animale ferito. — Tony, credo che faremmo meglio ad uscire di qui — suggerì con voce concitata.

— Pensavo che tu mi stessi seguendo sulla scala, che fossi proprio dietro di me.

— Dovevo prendere Andy.

— Certo. Lo hai salvato, mentre io… ho salvato me stesso. Oh, Claire! Non avevo intenzione di abbandonarvi lì…

— Lo so che non volevi.

— Ma sono saltato…

— Non farlo sarebbe stato molto stupido. Ascolta, non possiamo parlarne dopo? Credo che dovremmo davvero andarcene da qui.

— Sì, sì. Oh, il sacco?… — Tony scrutò in fondo alla cella avvolta nella penombra.

Secondo Claire, in quel momento non avevano certo il tempo di preoccuparsi anche del sacco… eppure non sarebbero andati molto lontano senza. In gran fretta aiutò Tony a trascinarlo verso il bordo.

— Se ti appoggi là mentre io mi afferro alla scala, possiamo abbassarlo… — cominciò Tony.

Senza troppe cerimonie, Claire spinse il sacco oltre il bordo e questo cadde nella confusione sottostante, rimbalzando sul cemento. — Non credo che abbia più molto senso preoccuparsi perché si può rompere qualcosa. Andiamo - lo incitò.

Tony annuì, deglutendo, e si affrettò sulla scala, usando una delle mani superiori per aiutare a sostenere Andy, che Claire stava reggendo in quelle inferiori, mentre con le altre scendeva la scala. Poi si ritrovarono sul pavimento e ricominciarono il lento e frustrante movimento da granchi per attraversarlo. Claire stava cominciando a odiare l’odore freddo e polveroso del cemento.

Avevano percorso solo pochi metri del corridoio, quando Claire udì di nuovo il rumore sordo delle scarpe di un terricolo che si muovevano in fretta, fermandosi ogni tanto come per accertarsi della direzione. Non più di una o due file di distanza… tra breve quei passi sarebbero arrivati alla loro fila. Poi un’eco dei passi… no, erano di un’altra persona.

Quello che avvenne in seguito parve capitare tutto insieme nel medesimo istante, tra un respiro e l’altro. Davanti a loro, un terricolo in uniforme grigia sbucò da un corridoio laterale lanciando un grido inarticolato. Teneva le gambe divaricate e lievemente piegate, e, con entrambe le mani tese a mezzo metro dal viso, stringeva uno strano attrezzo. Il suo viso era bianco per il terrore come quello di Claire.

Davanti a lei, Tony lasciò cadere il sacco e indietreggiò sulle mani posteriori, agitando spasmodicamente quelle superiori in aria e gridando: — Nooo!

Il terricolo si ritrasse, con gli occhi spalancati e la bocca aperta per la sorpresa. Due o tre lampi luminosi scaturirono dall’attrezzo, accompagnati da colpi secchi e crepitanti che riecheggiarono nell’enorme magazzino. Poi le mani del terricolo balzarono verso l’alto e l’oggetto volò via. Aveva per caso funzionato male o si era prodotto un corto circuito per cui l’uomo si era bruciato? Il suo viso cambiò ancora colore, passando dal bianco al verdastro.

Poi Tony gridò, accasciato a terra, con tutte le braccia strette attorno al corpo in uno spasmo di agonia.

— Tony? Tony! — Claire si trascinò versp di lui, con Andy aggrappato strettamente che gridava e piangeva di paura, mentre le sue urla si mescolavano con quelle di Tony in una terrificante cacofonia. — Tony, cosa c’è? — Non vide la macchia rossa sulla sua maglietta finché alcune gocce di sangue non caddero sul pavimento. Il bicipite del braccio inferiore sinistro era un ammasso purpureo e pulsante. — Tony!

L’uomo della Sicurezza si era precipitato in avanti, il viso ridotto ad una maschera di orrore, le mani ora vuote che armeggiavano frenetiche con una trasmittente agganciata alla cintura. Gli ci vollero tre tentativi per staccarla. — Nelson! Nelson! — gridò nell’apparecchio. — Nelson, per l’amor di Dio chiama una squadra medica, presto! Sono solo dei ragazzi! Ho appena sparato ad un ragazzo! — Gli tremò la voce. — Sono solo dei ragazzi storpi!

Lo stomaco di Leo si contrasse alla vista delle luci gialle intermittenti che si riflettevano sulle pareti del magazzino: squadra medica della compagnia; sì, quello era il loro veicolo elettrico, con le sirene che lampeggiavano, parcheggiato in mezzo al largo corridoio centrale. Le parole pronunciate senza fiato dal funzionario che li aveva attesi all’arrivo della navetta gli riecheggiarono nel cervello: … trovati nel magazzino… c’è stato un incidente… un ferito… Leo affrettò il passo.

— Rallenti, Leo, mi gira la testa — si lamentò Van Atta dietro di lui, in tono irritato. — Non tutti sono in grado di passare da gravità zero a gravità uno senza effetti, come lei.

— Hanno detto che uno dei ragazzi è rimasto ferito…

— E che cosa può fare lei più di un medico? Personalmente crocifiggerò quell’idiota della squadra di sicurezza per questo…

— Ci vediamo là — sbottò Leo, e si mise a correre.

Il corridoio 29 sembrava zona di guerra. Attrezzature rotte, oggetti sparsi dappertutto… Leo quasi inciampò in un paio di dischi di metallo e se ne liberò con un calcio. Due medici e un uomo della Sicurezza erano radunati intorno a una barella adagiata sul pavimento mentre un sacchetto da flebochsi appeso al suo supporto svettava accanto a loro come una bandiera.

Una casacca rossa: Tony, era Tony che era stato ferito. Claire era accucciata sul pavimento un po’ più lontano, stretta ad Andy, con le lacrime che scendevano silenziose rigandole il volto trasformato in una maschera bianca. Sulla barella, Tony si agitò emettendo un rauco gemito.

— Non può almeno dargli qualcosa per il dolore? — chiese la guardia al medico.

— Non lo so. - Il medico era chiaramente confuso. — Non so che cosa abbiano fatto al loro metabolismo. Lo choc non è da sottovalutare e con la flebo, la sinergina e una bella coperta è a posto, ma quanto al resto:…

— Richieda un collegamento di emergenza con il dottor Minchenko — consigliò Leo, inginocchiandosi accanto a loro. — È l’ufficiale medico capo per l’Habitat Cay e in questo momento si trova qui per la sua licenza mensile sul pianeta. Gli chieda di trovarsi all’infermeria: si occuperà lui di questo caso.

La guardia della Sicurezza staccò la trasmittente dalla cintura e cominciò a digitare i codici.

— Oh, grazie a Dio — disse il medico rivolgendosi a Leo. — Finalmente qualcuno che sa che cosa stanno facendo. Sa se posso somministrargli qualcosa per il dolore, signore?

22
{"b":"119627","o":1}