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Raccolse una scatola di germinazione in plastica, aprì il pacchetto e introdusse i pallidi semini nel contenitore, dove questi rimbalzarono allegramente. Toccava adesso iniziare il processo di idratazione. Introdusse il tubo dell’acqua nell’apertura a sfintere posta su di un lato della scatola di germinazione, ne fece schizzare dentro la dose giusta, poi scrollò ancora la scatola per dissolvere il luccicante globulo di liquido che si era formato. Dopo aver introdotto la scatola di germinazione nella fessura dell’incubatrice, la regolò per la temperatura ottimale per peperoni, campanule, clone 297-X-P ibrido fototropico a differenziazione assiale non gravitazionale, e infine sospirò.

La luce che filtrava dalle finestre attirava insistentemente la sua attenzione, e per la quarta o la quinta volta durante quel turno, si interruppe e passò tra i cespugli per andare a vedere quella parte di Rodeo che la posizione del laboratorio le permetteva di osservare. Da qualche parte, laggiù sulla superficie, Claire e Tony strisciavano… sempre che non si fossero già arresi, o chissà, forse erano riusciti a salire su di un’altra navetta, oppure erano andati incontro a qualche terribile catastrofe… e suo malgrado l’immaginazione le fornì una vivida serie di possibili catastrofi.

Lei cercò di allontanarli dalla mente, con un quadro deciso di Claire, Tony e Andy che riuscivano a salire non visti su di una navetta diretta alla Stazione di Trasferimento, ma quel quadro si trasformò nell’immagine di Claire che cercava di saltare nel vuoto per infilarsi nel portello stagno di una navetta (quale vuoto? da dove, per amor del cielo?), dimenticando che tutte quelle tangenti venivano trasformate in parabole dalla forza di gravità… e mancando così il bersaglio. Silver pensò alla maniera molto particolare in cui le cose si muovevano in un campo gravitazionale denso. Il grido, coperto dal rumore del corpo che si sfracellava sul cemento sottostante, anzi dal duplice rumore di corpi che si sfracellavano, perché di certo Claire avrebbe avuto Andy in braccio… Silver si premette sulla fronte le nocche delle mani superiori, come se, così facendo, potesse fisicamente scacciare quella terrificante visione radicata nel suo cervello. Claire aveva visto i suoi stessi olovideo a proposito della vita sui pianeti, e certo se ne sarebbe ricordata.

Il sibilo delle porte stagne che si aprivano la strappò da quei pensieri. Era meglio che si fingesse affacendata: di che cosa avrebbe dovuto occuparsi, ora? Ah, sì, la pulizia dei tubi di crescita usati, preparandoli per la dimostrazione del loro funzionamento a beneficio del Vice Presidente delle Operazioni, che avrebbe avuto luogo tra due giorni. Al diavolo anche il Vice Presidente delle Operazioni. A lei interessava solo che non si notasse l’assenza di Tony e Claire per altri due o tre turni. Ora…

Il cuore ebbe un sussulto quando vide chi era entrato nel laboratorio di idroponica. Di tutte le persone…

In una situazione normale, Silver sarebbe stata contenta di vedere Leo. Aveva l’aspetto di un uomo forte, pulito… no, non massiccio, ma in qualche modo solido, pieno di una calma prosaica suggerita anche dal particolare odore che lui emanava, e che le ricordava oggetti di origine terrestre che lei aveva avuto la possibilità di tenere in mano, come legno, cuoio ed erbe essicate. Di fronte al suo timido sorriso, le immagini spaventose si confondevano nella nebbia. Forse, dopotutto, era contenta di poter parlare con Leo.

Ma lui non stava sorridendo in quel momento. — Silver? Sei qui?

Per un attimo, Silver pensò freneticamente di nascondersi in mezzo ai tubi di crescita, ma il fruscio del fogliame mentre si voltava la tradì. Fece capolino tra le foglie. — Oh, salve, Leo.

— Hai per caso visto Tony o Claire, ultimamente? — Leo era abituato ad andare subito al punto. Chiamami Leo, aveva detto la prima volta che lei lo aveva chiamato «signor Graf». È più spiccio. Lui galleggiò fino ai tubi di crescita e si trovarono a guardarsi divisi da una barriera di foglie di fagiolini.

— Non ho visto altri che il mio supervisore per tutta la durata del turno — disse Silver, sollevata di poter dare una risposta del tutto onesta.

— Quand’è stata l’ultima volta che hai visto uno di loro?

— Oh… il turno scorso, credo. — Silver mosse il capo con noncuranza.

— Dove?

— Uh… in giro. — Fece una risatina vaga. A quel punto il signor Van Atta avrebbe alzato le braccia al cielo disgustato, rinunciando a ottenere una risposta sensata da una testa vuota come la sua.

Leo la guardò corrucciato. — Sai, una delle cose affascinanti di voi ragazzi è la precisione con cui rispondete ad ogni domanda.

Quel commento restò sospeso in aria, quasi fosse in attesa, come del resto era lo stesso Leo. L’immagine di Tony, Claire e Andy che scivolavano attraverso la stiva di carico della navetta lampeggiò nella mente di Silver con sbalorditiva chiarezza. Frugò tra i ricordi del loro ultimo incontro, quando erano stati messi a punto gli ultimi piani, per riuscire a trovare una mezza verità. — Abbiamo consumato insieme il pasto di metà turno alla Stazione Alimentare Sette.

Leo torse la bocca. — Capisco — Piegò il capo di lato, studiandola attentamente come se fosse una specie di enigma, per esempio come se dovesse trovare il modo di unire due superfici metallurgicamente incompatibili.

— Sai, ho appena saputo del nuovo, ehm, incarico riproduttivo di Claire. Mi domando cosa preoccupasse Tony nelle ultime settimane. La cosa lo ha un po’ disturbato. Era piuttosto… sconvolto.

— Loro avevano dei progetti — cominciò Silver, poi si interruppe e scrollò le spalle con aria casuale. — Non so. Io sarei felicissima di ricevere qualunque incarico di riproduzione. Ma non c’è modo di accontentare certa gente.

Il viso di Leo si fece severo. — Silver… fino a che punto erano sconvolti? I ragazzi spesso scambiano un problema temporaneo con la fine del mondo, non hanno il senso della pienezza del tempo. Si lasciano prendere dall’eccitazione. Pensi che fossero abbastanza sconvolti da tentare un gesto… disperato?

— Disperato? — Lo stesso sorriso di Silver fu disperato.

— Come un patto suicida o qualcosa del genere?

— Oh, no! — rispose Silver sconvolta. — Non farebbero mai una cosa simile.

Era forse un lampo di sollievo quello che per un attimo balenò negli occhi castani di Leo? No, il suo viso si era fatto ancor più preoccupato.

— È proprio quello che temo possano aver fatto. Tony non si è presentato per il suo turno di lavoro, e questo non era mai capitato prima; anche Andy è scomparso. Non si riesce a trovarli. Se si sentivano tanto disperati, senza via di scampo, che cosa ci sarebbe stato di più facile che scivolare fuori da un portello? Una morsa di gelo, un attimo di dolore e poi… fuggiti per sempre. — Intrecciò convulsamente il suo unico paio di mani. — Ed è colpa mia: avrei dovuto essere più perspicace, dire qualcosa… — si interruppe, guardandola speranzoso.

— Oh no! Nulla di simile! — Inorridita, Silver si affrettò a rassicurarlo. — Che cosa terribile vai a pensare. Senti… — gettò un’occhiata al laboratorio idroponico e abbassò la voce. — Ascolta, non dovrei dirtelo, ma non posso permettere che tu continui a pensare… quelle cose terribili. — Lui la ascoltava attentissimo, con espressione grave e compunta. Poteva davvero arrischiarsi a dirgli qualcosa? Forse qualche rassicurazione appositamente formulata… — Tony e Claire…

— Silver! — gridò la voce della dottoressa Yei mentre si apriva la porta stagna. E subito le fece eco il ruggito di Van Atta. — Silver, cosa sai di tutta questa faccenda?

— Oh, merda — imprecò Leo sottovoce, e le mani che erano congiunte in un gesto implorante, si strinsero a pugno.

Indignata e ferita, Silver si ritrasse. — Tu…! — Quasi si mise a ridere: possibile che Leo fosse così sottile e subdolo? L’aveva sottovalutato. Allora, entrambi portavano una maschera, di fronte al mondo? Se era così, quali territori sconosciuti si celavano dietro quel viso neutro?

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